27/11/2025
Ieri sera, mentre su La7 stavo guardando Una giornata particolare, con Aldo Cazzullo che la intervistava per l’ultima volta, Ornella Vanoni ha detto una cosa che mi è rimasta addosso.
In******si è completamente inutile. La gentilezza è meravigliosa, appiana tutto quanto.
Adesso, studiando psichiatria e psicopatologia, mi sono imbattuta in un’altra frase, questa volta dello psichiatra Carlo Maggini:
“È improprio considerare l’umore una somma o un insieme di emozioni o sentimenti, in quanto l’umore è qualcosa di più e di diverso, una sorta di neo-prodotto alchemico dei sentimenti. Se i sentimenti e le emozioni sono un’impressione puntiforme, il vissuto di un istante, l’umore è uno stato, una condizione duratura. Se i sentimenti e le emozioni sono molteplici, l’umore è unico.”
L’umore è il nostro modo di stare al mondo: la lente con cui leggiamo gli eventi, interni ed esterni.
Ognuno di noi ha un umore di fondo, quasi un’impronta - come i tratti del volto. Può variare, certo, può essere scosso da ciò che ci accade, ma tende sempre a tornare alla nostra base, al nostro temperamento.
E allora quella frase della Vanoni, all’improvviso, mi è sembrata meno “leggera” e molto più vera: perché quando l’umore è in tempesta, la gentilezza - verso gli altri e verso noi stessi - è spesso il primo passo che appiana, che calma, che riporta al centro.