14/10/2025
‼️Rappresentare è ascoltare: l’inclusione non si costruisce parlando di, ma parlando con.
Quando si parla di disabilità intellettiva, troppo spesso chi prende la parola sono educatori, genitori, professionisti. Ma la rappresentatività vera nasce quando sono le persone direttamente coinvolte a parlare per sé e a essere ascoltate.
Autorappresentanza: significa che le persone con disabilità intellettiva hanno il diritto di parlare per sé e per gli altri, di partecipare alle decisioni, di essere ascoltate anche dalle istituzioni e dalla politica. Non è un gesto simbolico: è riconoscere competenze, esperienze e punti di vista che nessun altro può sostituire.
Autodeterminazione: vuol dire che ognuno ha il diritto di scegliere: dove vivere, con chi vivere, che lavoro fare, come costruire la propria vita. Assumendosi responsabilità, proprio come fanno tutti. Non “quando sarà pronto”, non “quando qualcuno decide”: ma in quanto persona.
Durante il festival Giovani in Onda, a Terranuova il 13 e 14 settembre, Marco Sensini e Matteo Butini hanno portato sul palco un dialogo autentico su diversità e inclusione. Non un racconto dall’esterno, ma un incontro tra vite e sguardi che si rispettano.
Le parole del padre di Marco aiutano a capire un punto essenziale: includere non significa creare etichette o contenitori separati. La loro famiglia ha scelto di non partire dalla “spiegazione della disabilità”, ma dalla vita di Marco, dal suo modo di vedere il mondo, dalle domande che nascevano naturalmente nel crescere insieme. Non negare le differenze, ma nemmeno usarle come gabbie.
Come ha detto lui: “Per cambiare le cose bisogna smettere di dividere in categorie. Anche tra uomini e donne la discriminazione nasce quando non si vedono individui ma gruppi separati. Nella disabilità servono strumenti, certo, ma prima di tutto serve riconoscere le persone.”
E forse è proprio questo il cuore della questione: l’inclusione non si costruisce parlando di, ma parlando con. Non creando spazi protetti in cui gli altri decidono, ma aprendo spazi reali in cui ciascuno porta la propria voce.
Le persone con disabilità non devono essere interpretate: devono essere coinvolte, solo così la società smette di fare rappresentazione e inizia a fare cittadinanza.