Francesca Dal Balcon Psicologa e Doula

Francesca Dal Balcon Psicologa e Doula Ti aiuto a cambiare lo sguardo con cui vedi le cose, per farle funzionare. www.francescadalbalcon.it

Conosci te stessa attraverso la relazione con i figli, il partner e le persone importanti della tua vita.

08/11/2025

Dai un ordine a tuo figlio/a.
Lui non obbedisce.
Urli e lo insulti.
Lui continua a non obbedire.
Passi alle mani.
Forse ottieni il risultato, forse no.
Di tutta questa vicenda è sbagliato il presupposto: ordinare.
Se questa è la tua modalità genitoriale, ti sei messo su un piedistallo che il figlio non riconoscerà mai, salvo che per paura.
Non si ordina ad un figlio.
Energeticamente gli stai passando il messaggio che lui deve essere un dipendente servitore e tu il capo.
E la comunicazione conseguente è tutta impostata su questa relazione di potere.
Ma la relazione genitori-figli non è una relazione di potere.
È un accompagnamento, è un indurre il figlio a comportarsi in modo funzionale e positivo per se stesso, è dargli strumenti per essere responsabile, capace di auto-gestirsi, di distinguere il bene dal male anche da solo.
Accompagnare significa farlo ragionare, rispettarlo come essere umano, amarlo nel suo sperimentare anche la disobbedienza, essere aperti al dialogo e al reciproco confronto.
Altrimenti sarà un braccio di ferro doloroso e frustrante per entrambi e ne uscirete perdenti tutti e due, perché avrete perso entrambi la vostra umanità: tu vivendo una genitorialità opprimente, lui poi diventando un oppresso a vita.

🅻🆄🅲🅸🅰 🅶🅾🅻🅳🅾🅽🅸

23/10/2025

Ballare può essere più potente di un antidepressivo.
Non è solo una metafora poetica, ma una conclusione sostenuta dalla scienza.
Secondo una meta-analisi pubblicata su The Arts in Psychotherapy che ha coinvolto oltre 14.000 persone, la danza è risultata una delle attività più efficaci nel ridurre i sintomi della depressione, più ancora della camminata, dello yoga, degli esercizi di forza o della meditazione.

Il motivo non è solo fisico, ma profondamente umano. Quando danzi, il corpo si muove ma è l’intero sistema nervoso a riorganizzarsi. La musica stimola il rilascio di dopamina, il cosiddetto “ormone della motivazione”, mentre il movimento libera endorfine, che riducono la percezione del dolore e favoriscono una sensazione di leggerezza. Se poi si danza in gruppo, entra in gioco anche l’ossitocina, l’ormone della connessione e dell’empatia, che rafforza il senso di appartenenza e di legame con gli altri.

Ma il potere terapeutico della danza va oltre la chimica cerebrale. Si tratta di una forma di linguaggio universale che permette di ricollegare corpo e mente, spesso separati dalle tensioni emotive, dallo stress o dall’apatia. Attraverso il movimento, il corpo racconta ciò che le parole non riescono a dire, scioglie rigidità interiori e restituisce presenza. Per questo la danza è oggi utilizzata anche come strumento terapeutico nelle cliniche e nei percorsi di psicoterapia, per migliorare il tono dell’umore, la consapevolezza corporea e la fiducia in sé stessi.

Ballare significa riconnettersi alla vita: respirare, sentire, lasciar fluire ciò che dentro di noi chiede solo di essere espresso. Non servono passi perfetti né coreografie complesse. Basta una canzone, un respiro profondo e il coraggio di muoversi.
Perché, come dimostra la scienza, il movimento è una delle medicine più potenti che abbiamo e danzare è il modo più naturale e antico che conosciamo per guarire, dentro e fuori.

🍎
Fonte: Koth et al, The art in Psychotherapy, 2014

12/10/2025

La relazione con nostra madre decide il nostro “dover essere”.
Noi ci adeguiamo (o ribelliamo ma è la stessa cosa) alle sue richieste esplicite e sottili.
È per lei che facciamo il patto di fedeltà, perché ci sentiamo in debito, diventiamo sue fedeli servitrici e protettrici, madri e tutrici, e assumiamo il suo lato oscuro, scendendo in terza dimensione per lei.
Prendiamo su di noi il suo corpo di dolore (karma).
Dobbiamo guardare i nostri sentimenti più profondi nei suoi confronti, quelli che abbiamo provato da bambine: di empatia, di pena, di dispiacere perché non era felice, conoscevamo la sua storia familiare triste, nostro padre non la trattava bene, e via dicendo.
Quei sentimenti hanno determinato in noi delle scelte sul piano sottile che ci coinvolgono ancora da adulte, facendoci reiterare il suo karma.
Tutto si è fermato lì, ai nostri primi 12 anni.
Tiratevi fuori da lì, dove vi siete fermate, e riprendete il cammino.
Le sofferenze di vostra madre non possono essere risolte da voi, ma fanno parte del percorso animico che vostra madre sta facendo su una linea dimensionale parallela.
Aiutatevi ad entrare nella vostra presenza vera, a vivere la vita attuale, di oggi, e a lasciar andare energeticamente la madre perché altrimenti la tenete legata alla linea karmica.
Entrambe restate bloccate dentro al karma.
Adesso dovete occuparvi di voi e della vostra vita, dovete riprendere a vivere per uscire dalla matrix artificiale.
Liberatevi da quegli obblighi di infelicità, è l’ora di vivere libere, di gioire, di giocare, di essere spensierate e leggere come non avete mai potuto fare.
Solo così scioglierete quelle catene che vi ha passato.
Ricollegatevi con la verità di voi.
Uscite da quel passato non passato, foriero solo di ombre e tenebre.
Cambiate dimensione.
Create una nuova linea spazio-temporale dove non c'è più il karma...
Con l'amore farete grandi trasformazioni...

ℒ𝓊𝒸𝒾𝒶 𝒢ℴ𝓁𝒹ℴ𝓃𝒾

23/08/2025

Quando dobbiamo ricorrere in continuazione ai castighi per farci obbedire dai nostri figli, qualcosa non sta funzionando in noi, né nella relazione.
In noi perché abusiamo del nostro potere e nella relazione perché facciamo sentire i figli impotenti e frustrati: noi abbiamo il coltello dalla parte del ma**co e possiamo applicare qualunque tipo di punizione per qualunque motivo e il figlio non ha la possibilità di difendersi.
Pensiamo a quanto potere abbiamo! E pensiamo a come a volte lo usiamo in eccesso perché ci dà il senso dell'autorità ed è l'unico modo per controllare i figli.
Avviene molto più frequentemente di quello che possiamo pensare che un genitore possa essere catturato dal senso di potere sul figlio e si faccia prendere la mano.
Magari esternamente è una bravissima e impeccabile persona, ma nelle relazioni famigliari diventa un aguzzino.
A livello di psiche tutto è possibile.
Ma a livello di cuore, a livello spirituale, a livello di anima dobbiamo lottare dentro di noi perché questo non succeda.
Noi genitori dobbiamo essere i tutori, gli angeli custodi dei nostri figli e non i persecutori.
Ci penserà già la vita a sottoporli a tante prove.
Noi dobbiamo essere una fonte di amore, dobbiamo vincere le forze psichiche del male dentro di noi e tutelare la crescita e lo sviluppo dei ragazzi.
Se, quindi, usiamo i castighi come forma ordinaria per imporci, stiamo sbagliando.
Abbiamo, cioè, creato una relazione di carceriere/carcerato che farà solo dei danni ai figli.
Dobbiamo avere il coraggio di pensare che siamo solo spaventati dalla spontaneità dei figli, dalla richiesta di verità di noi stessi davanti a cui ci mettono in continuazione.
Questo è il problema di fondo: i figli ci chiedono di essere veri, e noi abbiamo troppe maschere per riuscire a farlo.
E capita che reagiamo e rispondiamo violentemente, nascondendoci dietro ad un tipo di educazione prepotente e arbitraria.
I figli non hanno bisogno di essere educati in questa maniera: loro hanno già il senso del bene e del male, loro hanno già una bellissima scala di valori e l'idea di giusto e di sbagliato che però contrasta con la nostra adottata meccanicamente.
Ma genitorialità non significa dominio né dominio significa amore.

Ⓛⓤⓒⓘⓐ Ⓖⓞⓛⓓⓞⓝⓘ

20/08/2025

Far ridere i figli è rarissimo per noi genitori, praticamente ce lo neghiamo perché siamo in una posizione di educatore, soprattutto di giudice e quindi non ce lo possiamo permettere.
Pensiamo che sia incoerente con il dito puntato che abbiamo sempre su di loro, riteniamo che sia incompatibile con il tono di “Fai questo, fai quello” o peggio ancora con i rimproveri del tipo “Vedi? Lo sapevo che avresti sbagliato...” e via dicendo.
Perché questo è il nostro modo più frequente per rapportarci a loro: grugni, sgridate, rabbia, fastidio, rinfacciamenti.
Siamo veramente pesanti con loro, senza pensare che facendo ridere i figli, otterremmo tutto quello che il nostro attuale sistema educativo non riesce ad ottenere e anche molto ma molto di più.
Farli ridere, giocare, divertire li predispone alla positività, alla serenità e dà loro l'idea di essere amabili e non di essere sbagliati per definizione.
Ridere fa parte della vita e di noi, è indispensabile per il nostro benessere psicofisico ed è un vero medicamento nelle relazioni: escludendolo dal rapporto avranno l'idea che sia una cosa sciocca, se non negativa, e poi loro stessi copieranno il nostro modo di essere così “bacchettoni”.
Ma poi, ricordiamoci che il loro mondo è fatto di gioco e magia e quindi sarebbe un modo per parlare il loro linguaggio, per entrare nel loro mondo, senza pretendere anaffettivamente che obbediscano a ordini secchi perché “Si fa così e basta… Perché lo dico io e basta”.
Che idea passiamo della vita se non siamo capaci di ridere e di mantenere quella giocosità e leggerezza in cui loro vivono?
E comunque educare non significa mettere i musi o ricattare...

Luͧcͨiͥaͣ Goͦldͩoͦniͥ

16/08/2025

È impossibile rendere felice il partner.
Possiamo amarlo alla follia, rinunciare a tutto per lui, smuovere mari e monti per vederlo sorridere, per renderlo gioioso, ma se non riesce a combattere certi suoi draghi, la felicità non arriva dal nostro amore o da quello che facciamo per lui.
Quindi, non dimentichiamoci di noi nel rapporto di coppia, perché solo in questo modo diamo il permesso emotivo ed energetico anche all'altro di essere se stesso.
Altrimenti dovrà sforzarsi per essere come gli chiedete, dovrà ricambiarvi se fate le crocerossine, ma allora non c'è più verità, confronto, indipendenza, bensì una simbiosi oppressiva, con tutti i debiti che comporta.
Non accollatevi il compito di rendere felice il vostro partner, perché resterete deluse e frustrate.
Vi state comportando come con vostra madre, che avete cercato di rendere felice in tutti i modi (e continuate a farlo nel vostro campo morfico).
Dobbiamo prendere atto che noi non possiamo far felice nessuno.
Ognuno è responsabile di sé, che siano i genitori, il partner, gli amici.
Ognuno ha il suo cammino già scritto da percorrere e noi non dobbiamo interferire con il suo livello di consapevolezza e grado di risveglio e con la relazione che ha con se stesso nell’apprendimento delle lezioni che la sua anima sta imparando.
La felicità è una scelta molto personale, che non dipende dall'esterno ma dall'interno.
E allora non perdiamo tempo ed energie in cose che non ci spettano e ci portano fuori dal nostro sentiero.
É una presunzione dell’ego pensare di sapere cosa è meglio per gli altri.
Non riusciamo a conoscere i nostri demoni, figuriamoci quelli degli altri.
Occupiamoci di noi, diventiamo la nostra priorità: è una nostra responsabilità.
Dobbiamo occuparci di noi, perché lo scopo della vita è dare un senso alla nostra vita, non a quella degli altri.
Tutte le nostre energie devono andare nel cercare di rendere felici noi stessi, contro tutti i condizionamenti energetici e karmici che ce lo impediscono in questa dimensione dell’ombra.
Lo so che è difficile occuparci di noi stesse perché pensiamo di essere egoiste, ma è l'unica cosa che conta veramente nella vita, perché siamo il microcosmo che crea il macrocosmo, perché integriamo dentro e fuori di noi la lotta tra bene e male, perché siamo strumenti del disegno divino e il nostro significato esistenziale e spirituale è prioritario ai ruoli.
Questi servono per conoscerci e manifestarci, non per perderci.
E allora basta perdere tempo, inseguire falsi obiettivi.
Occupatevi di voi stesse, della relazione con voi e ogni giorno alla sera chiedetevi: “Oggi ho fatto abbastanza per me?” Ho creato armonia e pace nel mio regno interiore?
Solo così costruirete relazioni funzionali, pulite, sincere, vere anche con gli altri.
Da adulto ad adulto.

🄻🅄🄲🄸🄰 🄶🄾🄻🄳🄾🄽🄸

28/07/2025

La cosa più difficile è accettare di non essere state amate dai nostri genitori.
Li abbiamo idealizzati, abbiamo interpretato i loro comportamenti come gesti d'amore, abbiamo chiuso un occhio sui loro difetti, manie, maltrattamenti e li giustifichiamo in tutto, ci prendiamo persino le colpe, dicendo di essere state bambine difficili, impegnative.
Ma la verità è che loro non ci hanno nemmeno visto per quello che siamo.
Riconoscerlo fa parte del percorso di emancipazione e di evoluzione.
Loro non potevano farlo, per motivi energetici e spirituali.
Siamo su un pianeta-prigione dominato dal karma, qui non c'è amore incondizionato.
Riconoscere il vuoto che sentiamo in noi e dargli un nome fa malissimo.
Quel vuoto è l'incapacità dei nostri genitori di amarci.
Loro non conoscono il linguaggio dell'amore.
ma noi sì, noi siamo anime più evolute, noi siamo amore e se usciamo dal ruolo di figlie ferite e mancanti di amore, possiamo evolvere, possiamo procedere sul nostro cammino e darci il permesso di vivere perché siamo già complete, non ci manca niente.
Buttiamo via l'aspettativa e diventiamo noi i genitori di noi stesse che avremmo voluto.
Diamoci quell'amore che non abbiamo ricevuto.
Riconosciamo di non aver avuto quell'amore e quelle attenzioni che avrebbero alimentato la nostra anima.
Questo è il punto di arrivo e il punto di partenza.
Questo è legittimare la nostra felicità e scegliere l'amore contro ogni divieto.

ℒ𝓊𝒸𝒾𝒶 𝒢ℴ𝓁𝒹ℴ𝓃𝒾

Ci vuole coraggio.Cor-aggio: agio del cuore.È con la forza del cuore che invitiamo il nostro "disturbo" a tavola con noi...
28/07/2025

Ci vuole coraggio.
Cor-aggio: agio del cuore.
È con la forza del cuore che invitiamo il nostro "disturbo" a tavola con noi.

Cosa ci dice la Depressione ?
Roberto Cavaliere Psicoterapeuta

20/07/2025

Nietzsche mi ha insegnato una lezione di vita fondamentale: "amor fati", l'amore per il proprio destino. Ad un certo punto della sua vita, Nietzsche concepì questa idea potente: qualunque sia il tuo destino, qualunque cosa accada, devi dire a te stesso: "Questo è ciò di cui ho bisogno." Anche quando tutto sembra andare storto, affronta ogni situazione come un'opportunità, una sfida da affrontare con amore e non con scoraggiamento. Portando amore in quei momenti difficili, scoprirai che la forza per affrontarli è già dentro di te Ogni disastro che superi diventa un miglioramento nel tuo carattere, nella tua statura e nella tua vita. Che privilegio incredibile! Ripensando al tuo passato, ti renderai conto che quei momenti che sembravano grandi fallimenti, seguiti dal caos, sono stati in realtà quelli che hanno plasmato la tua vita oggi. E ti renderai conto che è proprio così: non ti può succedere nulla che non abbia un lato positivo. Anche quando tutto sembra una crisi negativa, in realtà non lo è. La crisi ti costringe a reagire e, in quel momento di bisogno, emerge la tua forza interiore. -

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Joseph Campbell

20/07/2025

Un figlio incarna determinate caratteristiche che attribuiamo al suo carattere ma la realtà più profonda è che quelle caratteristiche sono lo specchio dell'essere interiore dei genitori, appartengono ai genitori e il figlio gliele vuole far vedere.
Il compito spirituale dei figli, infatti, è proprio quello di farci vedere tutte le disarmonie energetiche che non abbiamo sanato, tutte le problematiche karmiche non risolte dentro di noi.
La vita è incredibile…
Noi genitori pensiamo di essere grandi e forti rispetto ad un figlio, che sembra bisognoso di tutto, ed invece lui ha una potenza energetica e spirituale inimmaginabili.
I figli ci fanno da specchio, ci fanno vedere il perché di tante nostre tristezze e malumori, il perché di comportamenti rigidi e meccanici, ci stimolano alla verità e all'essenzialità.
È il loro compito per i primi dodici anni. Poi nell'adolescenza cercano di riprendersi la vita in mano, cercano di “ribellarsi” a questo compito e di essere se stessi.
Ma il loro compito resta sempre di farci da specchio, perché noi genitori possiamo vederci, curarci, amarci.
Quindi loro ci amano non solo su un piano reale ma anche molto profondamente su un piano sottile e lottano per questo amore, lottano perché noi riusciamo ad aprire il nostro cuore, chiuso e nascosto dentro alla personalità della matrix.
I figli ci vogliono salvare da noi stessi, dal lato oscuro che ci opprime in questa terza/quarta dimensione...

𝑳𝒖𝒄𝒊𝒂 𝑮𝒐𝒍𝒅𝒐𝒏𝒊

Indirizzo

Thiene

Orario di apertura

Lunedì 08:30 - 17:00
Martedì 08:30 - 17:00
Mercoledì 08:30 - 17:00
Giovedì 08:30 - 17:00
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