01/10/2025
Qualcuno doveva pur dirlo
“𝐋’𝐡𝐨 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐬𝐮 𝐆𝐨𝐨𝐠𝐥𝐞, 𝐠𝐧𝐞̀ 𝐠𝐧𝐞̀”: 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐧𝐨𝐧 𝐛𝐚𝐬𝐭𝐚!
Internet è uno strumento formidabile per informarsi, ma non è un sostituto della valutazione o diagnosi clinica. La pratica sanitaria richiede, tra l'altro e a vari livelli, integrazione di semeiotica, fisiopatologia, linee guida, giudizio clinico, esami strumentali con elettromedicali, 𝐞𝐬𝐩𝐞𝐫𝐢𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐝𝐢𝐫𝐞𝐭𝐭𝐚 e condivisa con i colleghi e capacità di pesare benefici, rischi e preferenze del paziente. Un motore di ricerca restituisce risultati, non diagnosi: 𝐥𝐚 𝐝𝐢𝐟𝐟𝐞𝐫𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐞̀ 𝐬𝐨𝐬𝐭𝐚𝐧𝐳𝐚, 𝐧𝐨𝐧 𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚.
𝐃𝐨𝐯𝐞 𝐧𝐚𝐬𝐜𝐨𝐧𝐨 𝐠𝐥𝐢 𝐞𝐫𝐫𝐨𝐫𝐢 (𝐫𝐚𝐫𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐧 𝐛𝐮𝐨𝐧𝐚 𝐟𝐞𝐝𝐞)
- 𝐁𝐢𝐚𝐬 𝐜𝐨𝐠𝐧𝐢𝐭𝐢𝐯𝐢: effetto “ancoraggio” (si parte da un’idea e tutto il resto la conferma), “availability” (si ricordano i casi più eclatanti), “confirmation bias”.
- 𝐄𝐪𝐮𝐢𝐯𝐨𝐜𝐢 𝐬𝐢𝐧𝐭𝐨𝐦𝐚𝐭𝐨𝐥𝐨𝐠𝐢𝐜𝐢: gli stessi sintomi (cefalea, astenia, bruciore epigastrico) corrispondono a decine di cause con probabilità diverse.
- 𝐀𝐬𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐝𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐜𝐥𝐢𝐧𝐢𝐜𝐨: storia personale, farmaci assunti, comorbidità, esami già eseguiti.
- 𝐆𝐞𝐫𝐚𝐫𝐜𝐡𝐢𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐞𝐯𝐢𝐝𝐞𝐧𝐳𝐞 𝐢𝐠𝐧𝐨𝐫𝐚𝐭𝐚: blog, forum e testimonial non valgono quanto linee guida e revisioni sistematiche e il giudizio del professionista sanitario.
- 𝐀𝐥𝐠𝐨𝐫𝐢𝐭𝐦𝐢 𝐞 𝐒𝐄𝐎: ciò che appare in alto non è necessariamente ciò che è più vero, ma spesso ciò che è più ottimizzato o sponsorizzato.
𝐑𝐢𝐬𝐜𝐡𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐜𝐫𝐞𝐭𝐢 𝐝𝐞𝐥 “𝐟𝐚𝐢-𝐝𝐚-𝐭𝐞” 𝐬𝐚𝐧𝐢𝐭𝐚𝐫𝐢𝐨
𝟏) 𝐑𝐢𝐭𝐚𝐫𝐝𝐨 𝐝𝐢𝐚𝐠𝐧𝐨𝐬𝐭𝐢𝐜𝐨/𝐯𝐚𝐥𝐮𝐭𝐚𝐭𝐢𝐯𝐨: ad es. trattare “gastrite” con rimedi trovati online quando è un’ulcera H. pylori o, peggio, un sanguinamento occulto.
𝟐) 𝐒𝐨𝐭𝐭𝐨𝐬𝐭𝐢𝐦𝐚 𝐝𝐞𝐢 𝐬𝐞𝐠𝐧𝐚𝐥𝐢 𝐝’𝐚𝐥𝐥𝐚𝐫𝐦𝐞 (“𝐫𝐞𝐝 𝐟𝐥𝐚𝐠𝐬”): ad es. dolore toracico, dispnea ingravescente, febbre persistente, deficit neurologici acuti, sangue nelle feci/urine, calo ponderale inspiegato, dolore addominale con rigidità. Questi non si gestiscono con Google.
𝟑) 𝐎𝐯𝐞𝐫𝐝𝐢𝐚𝐠𝐧𝐨𝐬𝐢 𝐞 𝐨𝐯𝐞𝐫𝐭𝐫𝐞𝐚𝐭𝐦𝐞𝐧𝐭: esami inutili, “etichette” a vita, ansia iatrogena.
𝟒) 𝐈𝐧𝐭𝐞𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐟𝐚𝐫𝐦𝐚𝐜𝐨-𝐢𝐧𝐭𝐞𝐠𝐫𝐚𝐭𝐨𝐫𝐞/𝐚𝐥𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨: ad es.
- Iperico ↔ anticoagulanti/antiepilettici/anticoncezionali (riduce efficacia).
- Pompelmo ↔ statine, calcio-antagonisti (aumenta concentrazioni).
- Ginkgo/omega-3/curcuma ad alto dosaggio ↔ anticoagulanti/antiaggreganti (rischio sanguinamento).
- Liquirizia ↔ diuretici/antipertensivi (ipokaliemia, ipertensione).
- Vitamina K ↔ warfarin (antagonismo).
𝟓) 𝐓𝐨𝐬𝐬𝐢𝐜𝐢𝐭𝐚̀ 𝐝𝐚 “𝐧𝐚𝐭𝐮𝐫𝐚𝐥𝐞”: non è sinonimo di innocuo
𝟔) 𝐃𝐢𝐞𝐭𝐞 “𝐦𝐢𝐫𝐚𝐜𝐨𝐥𝐨𝐬𝐞”: ad es. chetogeniche improvvisate copiate e non personalizzate o contestualizzate o non adattate alla patologia pre-esistente, digiuni prolungati, protocolli estemporanei per patologie complesse: rischio chetoacidosi, ipoglicemie, sarcopenia, disturbi elettrolitici.
𝟕) 𝐏𝐫𝐨𝐜𝐞𝐝𝐮𝐫𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐭𝐞𝐫𝐢𝐥𝐢 / 𝐝𝐢𝐬𝐩𝐨𝐬𝐢𝐭𝐢𝐯𝐢 𝐧𝐨𝐧 𝐜𝐞𝐫𝐭𝐢𝐟𝐢𝐜𝐚𝐭𝐢 (𝐧𝐨𝐧 𝐞𝐥𝐞𝐭𝐭𝐫𝐨𝐦𝐞𝐝𝐢𝐜𝐚𝐥𝐢): ad es. infezioni, ustioni, allergie da contatto.
𝟖 )𝐅𝐮𝐫𝐭𝐢 𝐝𝐢 𝐝𝐚𝐭𝐢 𝐬𝐚𝐧𝐢𝐭𝐚𝐫𝐢: app e siti non conformi al GDPR che profilano sintomi e terapie.
𝟗) 𝐂𝐨𝐬𝐭𝐢 𝐨𝐜𝐜𝐮𝐥𝐭𝐢 𝐞 𝐭𝐫𝐮𝐟𝐟𝐞: test inutili (intolleranze “kinesiologiche”, “bioresonanza”), abbonamenti a “percorsi” senza fondamento.
𝟏𝟎) 𝐂𝐲𝐛𝐞𝐫𝐜𝐡𝐨𝐧𝐝𝐫𝐢𝐚: escalation d’ansia alimentata dalla lettura di scenari catastrofici.
𝐂𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨𝐢𝐧𝐝𝐢𝐜𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐚𝐥𝐥’𝐚𝐮𝐭𝐨𝐠𝐞𝐬𝐭𝐢𝐨𝐧𝐞: 𝐞̀ 𝐮𝐧 “𝐧𝐨” 𝐞̀ 𝐬𝐞𝐜𝐜𝐨!
- Gravidanza e allattamento.
- Età pediatrica e geriatrica.
- Politerapia o patologie croniche multiple (cardiopatie, insufficienza renale/epatica, diabete, epilessia, oncologia).
- Immunodeficienze o terapie immunosoppressive.
- Sintomi d’esordio acuto o “red flags” (vedi sopra).
- Pre-operatorio e post-operatorio.
- Disturbi del comportamento alimentare: l’autogestione peggiora il quadro.
𝐏𝐬𝐞𝐮𝐝𝐨𝐬𝐜𝐢𝐞𝐧𝐳𝐚: 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐧𝐨𝐬𝐜𝐞𝐫𝐥𝐚 𝐢𝐧 𝟏𝟎 𝐬𝐞𝐜𝐨𝐧𝐝𝐢
- Promette “risultati garantiti” o “cura universale”.
- Cita un singolo studio o “scoperta rivoluzionaria” ignorando il resto.
- Usa linguaggio tecnico fumoso per mascherare il vuoto.
- Presenta testimonianze al posto di dati.
- Demonizza la medicina (“big pharma”) e vende subito un prodotto "naturale".
- Non dichiara conflitti d’interesse.
- Non fornisce dosaggi, durata, criteri di esclusione, eventi avversi.
- 𝐄̀ 𝐢𝐦𝐦𝐮𝐧𝐞 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐟𝐚𝐥𝐬𝐢𝐟𝐢𝐜𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞: 𝐬𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐟𝐮𝐧𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚, “𝐥𝐨 𝐡𝐚𝐢 𝐟𝐚𝐭𝐭𝐨 𝐦𝐚𝐥𝐞”.
𝐐𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐆𝐨𝐨𝐠𝐥𝐞, 𝐢 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐥 𝐨 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐧𝐞𝐭 𝐩𝐨𝐬𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐚𝐢𝐮𝐭𝐚𝐫𝐞 (𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐮𝐬𝐚𝐫𝐥𝐢 𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐟𝐚𝐫𝐬𝐢 𝐦𝐚𝐥𝐞)
- 𝐎𝐛𝐢𝐞𝐭𝐭𝐢𝐯𝐨: informarsi per partecipare alla decisione clinica, non per sostituirla.
- 𝐃𝐨𝐯𝐞 𝐜𝐞𝐫𝐜𝐚𝐫𝐞: siti istituzionali e società scientifiche, Associazioni di professionisti (Ministero, ISS, OMS; società europee/italiane di specialità, etc), database educativi universitari.
- 𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐜𝐞𝐫𝐜𝐚𝐫𝐞: aggiungere “linee guida”, “position statement”, “scheda tecnica”, “consenso informato”. Usare site:.gov .int .edu quando possibile.
- 𝐕𝐞𝐫𝐢𝐟𝐢𝐜𝐚 𝐫𝐚𝐩𝐢𝐝𝐚: chi scrive? quale livello di evidenza? ci sono limiti e rischi dichiarati? è chiara la platea a cui si rivolge?
- 𝐀𝐧𝐧𝐨𝐭𝐚 𝐝𝐨𝐦𝐚𝐧𝐝𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐬𝐢𝐭𝐚: sintomi, durata, fattori scatenanti, terapie provate, obiettivi personali.
𝐃𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐫𝐢𝐜𝐞𝐫𝐜𝐚 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐮𝐫𝐚: 𝐮𝐧 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐨𝐫𝐬𝐨 𝐢𝐧 𝟓 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐢
𝟏) 𝐒𝐢𝐧𝐭𝐨𝐦𝐢 → 𝐭𝐫𝐢𝐚𝐠𝐞: controlla le “red flags”. Se presenti, accesso medico immediato.
𝟐) 𝐈𝐧𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐚𝐟𝐟𝐢𝐝𝐚𝐛𝐢𝐥𝐞: leggi schede istituzionali e linee guida della patologia sospetta.
𝟑) 𝐕𝐢𝐬𝐢𝐭𝐚/𝐯𝐚𝐥𝐮𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐜𝐥𝐢𝐧𝐢𝐜𝐚: porta diario sintomi, farmaci, integratori, referti.
𝟒) 𝐃𝐞𝐜𝐢𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐝𝐢𝐯𝐢𝐬𝐚: Il professionista sanitario e il paziente valutano benefici, rischi, alternative, incertezze.
𝟓) 𝐅𝐨𝐥𝐥𝐨𝐰-𝐮𝐩: monitoraggio, eventuali aggiustamenti, segnalazione degli eventi avversi.
“𝐑𝐞𝐠𝐨𝐥𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝟑𝐒” 𝐩𝐞𝐫 𝐩𝐚𝐳𝐢𝐞𝐧𝐭𝐢 (𝐞 𝐩𝐫𝐨𝐟𝐞𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐢𝐬𝐭𝐢)
- 𝐒𝐨𝐫𝐠𝐞𝐧𝐭𝐞: chi pubblica? istituzione, società scientifica, rivista peer-reviewed, banca dati?
- 𝐒𝐭𝐮𝐝𝐢: quanti, di che qualità, su che popolazione, con quali esiti clinicamente rilevanti?
- 𝐒𝐜𝐨𝐩𝐨: informare o vendere? c’è trasparenza su limiti e conflitti?
𝐂𝐨𝐬𝐚 𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐚 𝐯𝐢𝐬𝐢𝐭𝐚 𝐝𝐚𝐥 𝐩𝐫𝐨𝐟𝐞𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐬𝐚𝐧𝐢𝐭𝐚𝐫𝐢𝐨 (𝐜𝐡𝐞𝐜𝐤𝐥𝐢𝐬𝐭 𝐩𝐫𝐚𝐭𝐢𝐜𝐚)
- Elenco farmaci e integratori (dose, orario, motivo).
- Allergie/intolleranze note.
- Comorbidità e interventi pregressi.
- Eventuali diagnosi patologica remota e prossima
- Diario dei sintomi (inizio, frequenza, fattori scatenanti/lenitivi).
- Diario alimentare
- Obiettivi (ridurre dolore, dormire meglio, tornare al lavoro).
- Domande emerse leggendo online: è il modo giusto per far fruttare la ricerca, non per sostituire la visita.
𝐌𝐞𝐬𝐬𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐚𝐢 𝐜𝐨𝐥𝐥𝐞𝐠𝐡𝐢
𝑉𝑖𝑒𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑛𝑒𝑡 𝑒̀ 𝑖𝑛𝑢𝑡𝑖𝑙𝑒. 𝐼𝑛𝑐𝑎𝑛𝑎𝑙𝑎𝑟𝑙𝑜 𝑒̀ 𝑑𝑜𝑣𝑒𝑟𝑜𝑠𝑜: 𝑎𝑠𝑐𝑜𝑙𝑡𝑜 𝑎𝑡𝑡𝑖𝑣𝑜, 𝑑𝑒𝑏𝑢𝑛𝑘𝑖𝑛𝑔 𝑐𝑜𝑛 𝑟𝑖𝑠𝑝𝑒𝑡𝑡𝑜, 𝑚𝑎𝑡𝑒𝑟𝑖𝑎𝑙𝑒 𝑑𝑖 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑖𝑡𝑎̀ 𝑑𝑎 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑒𝑔𝑛𝑎𝑟𝑒 (𝑠𝑐ℎ𝑒𝑑𝑒, 𝑙𝑖𝑛𝑘 𝑖𝑠𝑡𝑖𝑡𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑎𝑙𝑖), 𝑝𝑟𝑒𝑠𝑐𝑟𝑖𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑐ℎ𝑖𝑎𝑟𝑒 𝑐𝑜𝑛 𝑟𝑖𝑠𝑐ℎ𝑖 𝑒 𝑠𝑒𝑔𝑛𝑎𝑙𝑖 𝑑’𝑎𝑙𝑙𝑎𝑟𝑚𝑒 𝑠𝑐𝑟𝑖𝑡𝑡𝑖 𝑛𝑒𝑟𝑜 𝑠𝑢 𝑏𝑖𝑎𝑛𝑐𝑜.𝑬̀ 𝒄𝒐𝒔𝒊̀ 𝒄𝒉𝒆 𝒔𝒊 𝒅𝒊𝒔𝒊𝒏𝒏𝒆𝒔𝒄𝒂 𝒊𝒍 𝒎𝒂𝒓𝒌𝒆𝒕𝒊𝒏𝒈 𝒕𝒓𝒂𝒗𝒆𝒔𝒕𝒊𝒕𝒐 𝒅𝒂 𝒔𝒄𝒊𝒆𝒏𝒛𝒂.
𝐆𝐨𝐨𝐠𝐥𝐞/𝐢 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐥/𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐧𝐞 𝐩𝐨𝐬𝐬𝐨𝐧𝐨, 𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐞, 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐮𝐧𝐚 𝐦𝐚𝐩𝐩𝐚; la clinica è il territorio. La mappa è utile, ma se la scambi per il territorio 𝐭𝐢 𝐩𝐞𝐫𝐝𝐢—e a volte ti fai male. Informarsi è sano, 𝐚𝐮𝐭𝐨𝐝𝐢𝐚𝐠𝐧𝐨𝐬𝐭𝐢𝐜𝐚𝐫𝐬𝐢 𝐧𝐨. Affidiamoci alla competenza, pretendiamo trasparenza, 𝐧𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐩𝐬𝐞𝐮𝐝𝐨𝐬𝐜𝐢𝐞𝐧𝐳𝐞 e sì alle decisioni condivise, documentate e monitorate. 𝐒𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞!
“𝑼𝒏 𝒄𝒍𝒊𝒄𝒌 𝒏𝒐𝒏 𝒔𝒂𝒍𝒗𝒂 𝒍𝒂 𝒗𝒊𝒕𝒂 𝐞 𝐥𝐚 𝐬𝐚𝐥𝐮𝐭𝐞 : 𝒍𝒐 𝒇𝒂 𝒍𝒂 𝒄𝒐𝒎𝒑𝒆𝒕𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒅𝒊 𝒄𝒉𝒊 𝒉𝒂 𝒔𝒕𝒖𝒅𝒊𝒂𝒕𝒐 𝒂𝒏𝒏𝒊 𝒑𝒆𝒓 𝒑𝒓𝒆𝒏𝒅𝒆𝒓𝒔𝒆𝒏𝒆 𝒄𝒖𝒓𝒂. 𝑵𝒐𝒏 𝒄’𝒆̀ 𝒂𝒍𝒈𝒐𝒓𝒊𝒕𝒎𝒐 𝒄𝒉𝒆 𝒔𝒐𝒔𝒕𝒊𝒕𝒖𝒊𝒔𝒄𝒂 𝒍’𝒂𝒓𝒕𝒆 𝒅𝒊 𝒃𝒊𝒍𝒂𝒏𝒄𝒊𝒂𝒓𝒆 𝒔𝒂𝒍𝒖𝒕𝒆, 𝒄𝒊𝒃𝒐 𝒆 𝒑𝒆𝒓𝒔𝒐𝒏𝒂.”
📚 𝐁𝐢𝐛𝐥𝐢𝐨𝐠𝐫𝐚𝐟𝐢𝐚 𝐬𝐞𝐥𝐞𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐭𝐚 𝐢𝐧 𝐡𝐞𝐚𝐥𝐭𝐡 𝐦𝐢𝐬𝐢𝐧𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐭𝐢𝐨𝐧 che mette in evidenza 2 aspetti fondamentali:
𝟏) 𝐈𝐥 𝐫𝐢𝐬𝐜𝐡𝐢𝐨 di affidarsi a fonti non qualificate (Google, forum, social) per diagnosi e terapie.
𝟐) 𝐋𝐚 𝐧𝐞𝐜𝐞𝐬𝐬𝐢𝐭𝐚̀ di una mediazione professionale, soprattutto in nutrizione, dove diete “miracolose” possono risultare dannose o addirittura pericolose.
- Swire-Thompson B, Lazer D. Public Health and Online Misinformation: Challenges and Recommendations. Annu Rev Public Health. 2020;41:433-451. doi:10.1146/annurev-publhealth-040119-094127
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Dietitians of Canada. Role of Nutrition Professionals in Combating Misinformation Online. Position Paper, 2022.