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I.48 – Ṛtaṁbharā tatra prajñāSanscrito (IAST)ṛtaṁbharā tatra prajñāTraduzione letterale“La conoscenza lì (in quel samādh...
02/12/2025

I.48 – Ṛtaṁbharā tatra prajñā

Sanscrito (IAST)

ṛtaṁbharā tatra prajñā

Traduzione letterale

“La conoscenza lì (in quel samādhi) è ‘colma di verità’.”

Taimni chiarisce che, nel samādhi più alto ottenuto attraverso la concentrazione pura, sorge una conoscenza che non è più soggettiva, non distorta da memoria, emozioni, concetti o condizionamenti.
È una conoscenza diretta, immediata, che riflette la Realtà così com’è.

Qui Patanjali dice che la mente, diventata perfettamente trasparente, non “interpreta”: riflette la verità in modo puro.

I.49 – Śrutānumāna-prajñābhyām anya-viṣayā viśeṣārthatvāt

Sanscrito (IAST)

śrutānumāna-prajñābhyām anya-viṣayā viśeṣārthatvāt

Traduzione letterale

“Questa conoscenza è diversa da quella derivante dallo studio (śruta) o dall’inferenza (anumāna), perché ha un oggetto specifico e distinto.”

Secondo Taimni, la conoscenza ordinaria si basa su:

śruta = ciò che abbiamo ascoltato, studiato, letto

anumāna = ciò che deduciamo, interpretiamo, ragioniamo

Ma entrambe queste vie sono indirette e quindi fallibili.
La conoscenza del samādhi, invece, è:
✔ diretta (non mediata)
✔ assoluta
✔ inequivocabile

Non è “credere” né “ipotizzare”: è vedere la realtà direttamente.

I.50 – Taj-jah saṃskāro ’nya-saṃskāra-prati-bandhī

Sanscrito (IAST)

taj-jaḥ saṃskāro ’nya-saṃskāra-prati-bandhī

Traduzione letterale

“Il saṁskāra nato da quella conoscenza ostacola gli altri saṁskāra.”

Il samādhi produce un impressione mentale potentissima (saṁskāra) che “sovrascrive” le impressioni ordinarie (paure, condizionamenti, desideri, abitudini).

Questo saṁskāra superiore purifica gli altri,
stabilizza la mente nella verità, indebolisce le vecchie tendenze mentali che creano illusione (avidyā).

È come creare un seme così puro da sciogliere gradualmente tutti i semi mentali “impuri”.

I.51 – Tadā sarva-viveka-khyāter nirbījaḥ samādhiḥ

Sanscrito (IAST)

tadā sarva-viveka-khyāter nirbījaḥ samādhiḥ

Traduzione letterale

“Allora, a causa della completa discriminazione (viveka), il samādhi diventa senza seme (nirbīja).”

Questo è l’apice del percorso.
Quando la conoscenza discriminativa (viveka) è perfetta, anche l’ultimo saṁskāra positivo si dissolve.
La mente non ha più semi che possano germogliare.
Non rimane alcuna impressione, alcun contenuto, alcuna forma.

Secondo Taimni, questo è: ✔ Nirbīja Samādhi
✔ il samādhi assoluto
✔ lo stato oltre la mente
✔ liberazione dai condizionamenti
✔ lo stato in cui il Puruṣa brilla da sé

È il momento in cui la coscienza non riflette più nulla: rimane solo la pura consapevolezza.
....................

48: si ottiene una conoscenza pura e veritiera.

49: questa conoscenza è diversa da studio e ragionamento: è diretta.

50: questa esperienza lascia un’impronta che cancella le altre impressioni mentali.

51: quando tutte le impressioni si dissolvono, rimane il samādhi senza seme, la liberazione .

Buona lettura Anna Maria Bello

Sūtra I.44 — Sūkṣma–viṣayatvam ca aliṅga–paryavasānamTema: L’oggetto della meditazione può diventare sempre più sottile,...
27/11/2025

Sūtra I.44 — Sūkṣma–viṣayatvam ca aliṅga–paryavasānam

Tema: L’oggetto della meditazione può diventare sempre più sottile, fino a ciò che non ha forma.

Secondo Taimni, la coscienza può essere guidata a investigare piani sempre più sottili della realtà. Dopo aver stabilizzato l’attenzione su oggetti grossolani o concetti mentali chiari, il praticante è in grado di rivolgersi a livelli più profondi, dove gli oggetti non sono più percepibili attraverso la forma, ma solo come principi o essenze.

A questo livello, la meditazione non ha più come oggetto “qualcosa” di definito. La mente impara a restare stabile anche quando l’oggetto è un principio astratto, per esempio una qualità (pace, luce, ordine), un processo, o persino l’idea fondamentale che sta alla base di tutte le forme.

– Lo yogin non cerca più un’immagine.
– Entra nella struttura sottile della realtà.
– La mente diventa più trasparente e meno dipendente dalla forma.

Sūtra I.45 — Sthūla–svarūpa–sūkṣma–aliṅga—paryavasānam

Tema: Le differenti tappe del samāpatti, dal grossolano all’indifferenziato.

Taimni vede in questo sūtra la descrizione di un percorso progressivo:

1. sthūla – oggetti grossolani, fisici, concreti

2. svarūpa – l’essenza psicologica o archetipica dell’oggetto

3. sūkṣma – l’essenza sottile, priva di caratteristiche manifeste

4. aliṅga – ciò che ancora precede la forma: la radice stessa del manifestarsi

Patanjali non parla solo di livelli di oggetto, ma di livelli di coscienza. A ogni tappa la mente abbandona un velo, una sovrastruttura, un’interpretazione. Il meditante impara a percepire “ciò che è”, senza proiezioni.

– La meditazione è un processo di raffinamento.
– Più l’oggetto è sottile, più sottile deve diventare la mente.
– La coscienza comincia a funzionare oltre il pensiero concettuale.

Sūtra I.46 — Tā eva sabījaḥ samādhiḥ

Tema: Tutti questi stati sono ancora “con seme”.

Taimni sottolinea che finché c’è un oggetto, un “seme” di attenzione, lo stato non è ancora il samādhi finale. È una meditazione elevata, purissima, ma non totale.

Il seme è la direzione della mente. Non è più un pensiero ordinario, ma comunque esiste un punto di riferimento. Anche quando il meditante contempla un principio profondissimo, rimane una traccia di dualità: “io medito su qualcosa”.

– Questi stati sono alti, ma non ultimativi.
– Esiste ancora una dualità sottile.
– Comunque costituiscono il percorso indispensabile verso il senza-seme.

Sūtra I.47 — Nirvicāra–vaiśāradye adhyātma–prasādaḥ

Tema: Quando la meditazione senza riflessione diventa stabile, nasce la chiarezza interiore.

Per Taimni, qui Patanjali descrive uno stato in cui la mente, libera da ogni sovrastruttura discorsiva, diventa limpida come un cristallo. Non c’è più lotta, né interferenza del pensiero. L’intuizione spirituale può fluire nella coscienza.

La “chiarezza interiore” non è un’emozione, ma una condizione di trasparenza mentale. La mente non impone più interpretazioni: riflette direttamente la realtà sottile. È lo stato che permette all’intuizione autentica, non immaginata, di emergere.

– La mente è stabile e silenziosa.
– L’intuizione superiore comincia a manifestarsi.
– L’esperienza diventa “auto-luminosa”: la comprensione sorge da dentro.

Questi quattro sūtra descrivono il movimento che porta la mente:

1. dal concreto al sottile,

2. dal sottile al senza-forma,

3. dal senza-forma alla trasparenza interiore.

Seguire questo percorso significa apprendere a lasciare andare, strato dopo strato, ogni identificazione mentale, fino a permettere alla coscienza di rivelare la sua natura più chiara e profonda.
🙏🙏🙏🙏
Anna Maria Bello

Sūtra I.42 – Savitarka SamādhiTema centrale: la mente è concentrata su un oggetto materiale, ma è ancora mescolata a con...
24/11/2025

Sūtra I.42 – Savitarka Samādhi

Tema centrale: la mente è concentrata su un oggetto materiale, ma è ancora mescolata a concetti, parole e interpretazioni.

In questa fase della meditazione la mente riesce a mantenere l’attenzione su un oggetto concreto (come un simbolo, un suono, un’immagine mentale), ma non è ancora “pura”.
Secondo Taimni, l’attenzione è stabile, ma il processo mentale non è libero dalle sue sovrapposizioni abituali:

il nome dell’oggetto (“questo è un fiore”, “questo è un mantra”),

il concetto associato (“i fiori sono belli”, “i mantra servono per…”),

le esperienze passate collegate ad esso.

È come osservare qualcosa attraverso un vetro con leggere increspature: si vede, ma non perfettamente.

Per Taimni, il meditante è ancora coinvolto in un dialogo sottile tra l’oggetto e la propria mente.
È una concentrazione corretta, stabile, ma non ancora “trasparente”.
È il primo livello di un processo di raffinamento: qui la mente è focalizzata, ma non è ancora silenziosa.

Sūtra I.43 – Nirvitarka Samādhi

Tema centrale: stessa concentrazione sul medesimo oggetto, ma senza parole, concetti.

In questo stadio la mente diventa limpida, come un lago senza onde.
L’oggetto rimane, ma tutto ciò che la mente normalmente aggiunge scompare.
Non c’è più:

nome,

interpretazione,

associazione mentale,

giudizio,

memoria del passato collegata all’oggetto.

Secondo Taimni, ciò che rimane è l’oggetto “nudo”, colto nella sua essenza.
La coscienza non aggiunge più nulla: riflette solamente.

È come guardare la luna su un’acqua perfettamente immobile: l’immagine è pura, senza distorsioni.

Taimni sottolinea che in Nirvitarka la mente non è più un agente attivo, ma un mezzo trasparente.
Il meditante non “pensa all’oggetto”: lo contempla senza interventi.
Questo permette alla coscienza di cogliere aspetti più profondi della realtà, che non possono emergere finché il pensiero crea rumore.
🌟🌟🌟🌟🌟🌟🌟

Savitarka → meditazione con “disturbi sottili”:
l’attenzione è buona, ma la mente continua a commentare.

Nirvitarka → meditazione “pulita”:
l’attenzione è pura e priva di pensieri aggiunti.

Un’analogia utile:

Savitarka Guardare un oggetto attraverso vetro leggermente opaco c’è un filtro mentale
Nirvitarka Guardare attraverso vetro perfettamente trasparente la mente non interferisce

Questi sūtra non descrivono stati mistici irraggiungibili, ma tappe progressive della concentrazione.
Ogni volta che la mente diventa un po’ più silenziosa, ci si muove dal primo al secondo livello.
La pratica costante porta, naturalmente e senza forzare, a una percezione più chiara e diretta della realtà.
Anna Maria Bello

Sūtra I.40 – Para­ma-aṇu-parama-mahattvānto ’sya vaśīkāraḥTesto:“Il controllo (della mente) si estende dall’infinitament...
23/11/2025

Sūtra I.40 – Para­ma-aṇu-parama-mahattvānto ’sya vaśīkāraḥ

Testo:
“Il controllo (della mente) si estende dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande.”

Questo sūtra descrive la potenza della mente stabilizzata. Quando attraverso la pratica (soprattutto dhāraṇā, dhyāna, samādhi) la mente diventa davvero concentrata e calma, essa può focalizzarsi su qualsiasi oggetto, senza limiti:
dall’atomo (parama-aṇu): cioè ciò che è estremamente sottile, interno, quasi invisibile ai sensi;
al cosmico (parama-mahattva): ciò che è vasto, universale, oltre il singolo individuo.

Secondo Taimni questo non significa che lo yogin diventa “onnipotente”, ma che la mente, quando non è più agitata, acquista la sua capacità naturale di percezione sottile.
È come se una lente, una volta pulita e ferma, potesse mettere a fuoco un granello di polvere o l’intero cielo.

Questo sūtra ci ricorda che la mente ha potenzialità immense, ma che nella vita quotidiana ne sperimentiamo solo una parte a causa della distrazione e della dispersione.
Ogni volta che pratichiamo la concentrazione, anche solo per alcuni secondi, stiamo coltivando quella stessa capacità di focalizzare che, nello yoga avanzato, diventa uno strumento di conoscenza profonda.
Non importa l’oggetto: ciò che conta è la qualità della mente che osserva.

Sūtra I.41 – Kṣīṇa-vṛtter abhijātasyeva maṇer grahītṛ-grahaṇa-grāhyeṣu tatstha-tadañjālatā samāpattiḥ

Testo:
“Quando le modificazioni mentali si sono assottigliate, la mente diventa limpida come un cristallo e riflette allo stesso tempo il soggetto, l’atto di percepire e l’oggetto: questo stato è chiamato samāpatti.”

Qui Patañjali descrive il primo stadio del samādhi, chiamato samāpatti.
Taimni lo paragona a un cristallo purissimo: se lo appoggi su un panno rosso, sembra rosso; se lo metti su un fiore bianco, appare bianco. Il cristallo non aggiunge nulla di suo, riflette solo.

Così la mente, quando le vṛtti (fluttuazioni, pensieri) si calmano:
non distorce l’oggetto;
non sovrappone memorie o giudizi;
non separa più soggetto, percezione, oggetto.

C’è un’unità temporanea, un “rispecchiamento perfetto”.
Lo yogin vede ciò che osserva così com’è.

Taimni sottolinea che questo non è ancora il samādhi finale, ma un livello in cui la mente è talmente trasparente da diventare un canale fedele della realtà. È una condizione di conoscenza diretta, più che di ragionamento.

Questo sūtra ci vuole insegnare che la vera comprensione nasce quando la mente è silenziosa e lucidissima, non quando è piena di sforzo o agitazione.
Anche nella vita quotidiana, quando riusciamo a “metterci da parte” e osservare con semplicità, ci avviciniamo a quello stato di chiarezza cristallina di cui parla Patañjali.

È un invito a:
praticare l’ascolto profondo,
sospendere il giudizio,
lasciare che l’esperienza si riveli da sé.

Sūtra 1.40: la mente concentrata può dirigersi verso qualsiasi cosa, dal microscopico al cosmico. La vera forza non è dominare gli oggetti, ma avere una mente stabile.

Sūtra 1.41: quando le fluttuazioni cessano, la mente diventa come un cristallo trasparente e riflette la realtà senza distorsioni. Questo è l’inizio della visione chiara, o samāpatti.

Buona domenica Anna Maria Bello

19/11/2025
Yoga Sūtra di Patañjali – Sezione I (Samādhi Pāda)I.33मैत्रीकरुणामुदितोपेक्षाणां सुखदुःखपुण्यापुण्यविषयाणां भावनातश्चित्...
15/11/2025

Yoga Sūtra di Patañjali – Sezione I (Samādhi Pāda)

I.33

मैत्रीकरुणामुदितोपेक्षाणां सुखदुःखपुण्यापुण्यविषयाणां भावनातश्चित्तप्रसादनम् ॥३३॥
maitrī–karuṇā–mudita–upekṣāṇāṃ sukha–duḥkha–puṇya–apuṇya–viṣayāṇāṃ bhāvanātaś cittaprasādanam

Traduzione:
La mente diventa calma e pura (citta-prasādanam) meditando su sentimenti di amicizia (maitrī) verso i felici, compassione (karuṇā) verso i sofferenti, gioia (muditā) verso i virtuosi e equanimità (upekṣā) verso i malvagi.

Taimni spiega che questo sūtra presenta un metodo psicologico per mantenere la mente calma nel contatto con gli altri.
Le quattro qualità, maitrī, karuṇā, muditā, upekṣā, sono “atteggiamenti mentali correttivi” che neutralizzano le emozioni disturbanti.
Quando reagiamo alle persone in questo modo, impediamo alla mente di agitarsi per attrazione o repulsione, e si ottiene così il prasādanam, cioè la serenità mentale.
È un esercizio quotidiano di purificazione emozionale, parte essenziale della disciplina yogica.

I.34

प्रच्छर्दनविधारणाभ्यां वा प्राणस्य ॥३४॥
pracchardana-vidhāraṇābhyāṃ vā prāṇasya

Traduzione:
Oppure (la mente diventa calma) tramite l’espirazione e la ritenzione del respiro.

Qui Patañjali indica il controllo del prāṇa come un altro mezzo per la quiete mentale.
Taimni spiega che il respiro e la mente sono strettamente collegati: quando uno si calma, anche l’altro segue.
La pratica della prāṇāyāma, specialmente l’espirazione lunga e la sospensione naturale del respiro, riduce il movimento del citta e prepara allo stato meditativo.
Non si tratta ancora del prāṇāyāma tecnico dell’ottuplice sentiero (che verrà descritto in II.49), ma di un uso preliminare e semplice del respiro per favorire la concentrazione.

I.35

विषयवती वा प्रवृत्तिरुत्पन्ना मनसः स्थितिनिबन्धिनी ॥३५॥
viṣayavatī vā pravṛttir utpannā manasaḥ sthiti-nibandhinī

Traduzione:
Oppure la stabilità della mente può essere ottenuta concentrandosi su una percezione sensoriale elevata o su un oggetto interiore che produce chiarezza mentale.

Taimni interpreta questo sūtra come riferimento a esperienze interiori o percezioni sottili (sensazioni di luce, suono, o energia) che possono sorgere spontaneamente durante la concentrazione.
Quando tali percezioni si manifestano, la mente può utilizzarle come punto d’appoggio (ālambana) per mantenersi stabile.
Non sono fini in sé, ma strumenti temporanei per fissare la coscienza e approfondire la meditazione.
Il pericolo, dice Taimni, è di attaccarsi all’esperienza sensoriale invece di andare oltre verso la pura consapevolezza.

Sintesi

Sūtra 33 → Coltiva atteggiamenti mentali positivi nelle relazioni: amore, compassione, gioia, equanimità.

Sūtra 34 → Usa il respiro consapevole come chiave immediata per calmare la mente.

Sūtra 35 → Riconosci e utilizza le percezioni interiori come strumenti per approfondire la concentrazione, senza attaccamento.

Insieme, questi tre sūtra mostrano tre vie complementari alla quiete mentale:

1. Etica e psicologia del cuore,
2. Controllo del prāṇa,
3. Concentrazione e interiorizzazione della percezione.

Anna Maria Bello

I.30 — Gli ostacoli al raccoglimento della menteव्याधिस्त्यानसंशयप्रमादालस्याविरतिभ्रान्तिदर्शनालब्धभूमिकत्वानवस्थितत्वा...
10/11/2025

I.30 — Gli ostacoli al raccoglimento della mente

व्याधिस्त्यानसंशयप्रमादालस्याविरतिभ्रान्तिदर्शनालब्धभूमिकत्वानवस्थितत्वानि चित्तविक्षेपास्तेऽन्तरायः ॥३०॥

Traslitterazione:
vyādhi-styāna-saṃśaya-pramāda-ālasya-aviratī-bhrānti-darśana-alabdhabhūmikatvā-anavasthitatvāni citta-vikṣepāḥ te antarāyāḥ

Traduzione:
Malattia, torpore, dubbio, negligenza, pigrizia, mancanza di controllo dei sensi, percezione errata, incapacità di raggiungere uno stato di stabilità e instabilità nel mantenerlo sono le distrazioni mentali e costituiscono gli ostacoli.

Questi nove fattori rappresentano tutto ciò che può interferire con la concentrazione della coscienza. Alcuni appartengono al corpo (come la malattia), altri alla mente (come il dubbio o la pigrizia), altri ancora alla relazione tra i due (come l’instabilità). Riconoscerli è il primo passo: non per combatterli con forza, ma per vederli con chiarezza e trasformarli in strumenti di consapevolezza.

I.31 — I segni della distrazione mentale

Sanskrit:
दुःखदौर्मनस्याङ्गमेजयत्वश्वासप्रश्वासाविक्षेपसहभुवः ॥३१॥

Traslitterazione:
duḥkha-daurmanasya-aṅgamejayatva-śvāsa-praśvāsāḥ vikṣepa-sahabhuvaḥ

Traduzione:
Dolore, malinconia, tremore del corpo e irregolarità del respiro accompagnano lo stato di distrazione

Quando la mente perde il suo centro, tutto l’essere ne risente: il corpo, il respiro e il tono emotivo. Il dolore o l’irrequietezza non sono “nemici”, ma segnali che indicano che la mente si è allontanata dall’unità. L’osservazione consapevole di questi sintomi è già l’inizio del ritorno all’equilibrio.

I.32 — Il rimedio

Sanskrit:
तत्प्रतिषेधार्थमेकतत्त्वाभ्यासः ॥३२॥

Traslitterazione:
tat-pratiṣedhārtham eka-tattva-abhyāsaḥ

Traduzione:
Per la loro rimozione, si pratichi la concentrazione su un solo principio.

Il modo per superare gli ostacoli non è disperdere le energie in mille direzioni, ma dedicarsi con costanza a una sola verità, un solo punto focale, ciò che per ognuno rappresenta il centro della vita interiore. Questa continuità di direzione calma la mente, integra la personalità e ristabilisce l’armonia. L’“eka tattva” può essere l’idea del Sé, la luce interiore, il respiro o un simbolo sacro, ciò che ci riporta sempre al cuore del nostro essere.

Riflessione per la pratica

1. Riconosci quale ostacolo è più presente in te in questo periodo.

2. Osserva come si manifesta nel corpo, nel respiro, nel tono emotivo.

3. Scegli un principio unico (respiro, mantra, luce, consapevolezza) e dedicagli alcuni minuti ogni giorno, come punto di ritorno.

Con la continuità della pratica, la mente trova la sua stabilità naturale e il respiro torna armonioso e da qui nasce il vero silenzio interiore.

Sul significato di vikṣepa
Il termine vikṣepa significa disperdere, spargere, o deviare.
Nello Yoga di Patañjali, citta-vikṣepa è lo stato in cui la mente perde la sua direzione unificata e si frammenta in molte correnti contraddittorie. È la dispersione dell’attenzione, la forza centripeta che ci allontana dal centro dell’essere.

Secondo Taimni, il vikṣepa non è solo distrazione, ma una condizione di squilibrio dell’intera coscienza: energia, emozione e pensiero non vibrano più all’unisono. L’obiettivo dello yoga è invertire questo movimento, riportando la mente dalla molteplicità all’unità.

Ogni volta che pratichiamo l’attenzione univoca — eka-tattva-abhyāsaḥ — invertiamo la corrente del vikṣepa e riconduciamo la mente al suo stato naturale di quiete e chiarezza.

Anna Maria Bello

Sūtra I.27तस्य वाचकः प्रणवःtasya vācakaḥ praṇavaḥTraduzione:La parola che lo esprime (tasya, cioè Īśvara) è Praṇavaḥ, il...
07/11/2025

Sūtra I.27

तस्य वाचकः प्रणवः
tasya vācakaḥ praṇavaḥ

Traduzione:
La parola che lo esprime (tasya, cioè Īśvara) è Praṇavaḥ, il suono OM.

Secondo Taimni, Īśvara – il Principio divino, la Coscienza pura non condizionata dal karma, non può essere compreso direttamente dalla mente.

Tuttavia, il Praṇava (OM) è il suo simbolo vibratorio, la forma sonora attraverso cui la mente umana può entrare in contatto con quella Realtà trascendente.
Meditare su OM significa sintonizzarsi con la coscienza universale. Non è una semplice sillaba, ma il mantra cosmico che contiene in sé l’essenza di tutte le vibrazioni. Attraverso la ripetizione e la contemplazione del suo significato, la mente si purifica e si orienta verso la sua sorgente interiore.

Sūtra I.28

तज्जपस्तदर्थभावनम्
taj-japas tad-artha-bhāvanam

Traduzione:
La sua ripetizione (japa) e la meditazione sul suo significato (tad-artha-bhāvanam).

Taimni sottolinea che il japa di OM non è mera ripetizione meccanica. Deve essere accompagnato dalla consapevolezza del suo significato profondo: la vibrazione di OM rappresenta l’intera manifestazione, la creazione, il mantenimento e la dissoluzione dell’universo, nonché la Realtà che trascende ogni dualità.
Quando la mente si concentra sul suono e sul suo senso, si stabilisce un ponte tra il limitato e l’illimitato. Questo processo trasforma il japa in una forma di meditazione vivente, capace di dissolvere gradualmente i veli dell’ignoranza (avidyā).

Sūtra I.29

ततः प्रत्यक्चेतनाधिगमोऽप्यन्तरायाभावश्च
tataḥ pratyak-cetanādhigamo’py antarāyābhāvaś ca

Traduzione:
Da ciò (dalla pratica del japa e della meditazione su OM) derivano la realizzazione della coscienza interiore (pratyak-cetanādhigamaḥ) e la rimozione degli ostacoli (antarāyābhāvaḥ).

La pratica costante del Praṇava conduce alla rivelazione della Coscienza interiore, cioè alla consapevolezza del Sé come pura presenza.
Taimni spiega che gli antarāya, gli ostacoli sul sentiero spirituale, come la malattia, la pigrizia, il dubbio, la distrazione perdono forza man mano che la mente si sintonizza sulla vibrazione divina.
Il japa di OM diviene così una disciplina completa: purifica, stabilizza e illumina. È il metodo più diretto per entrare in contatto con l’energia spirituale più elevata, il suono originario che permea tutta la creazione.

📌📌
Questi tre sūtra formano una sequenza perfetta:

1. OM è il simbolo del Divino (I.27)

2. Va ripetuto e contemplato con consapevolezza (I.28)

3. Da questa pratica nasce la conoscenza del Sé e la dissoluzione degli ostacoli (I.29)

OM non è un suono esterno, ma una vibrazione interiore che risveglia la coscienza più profonda. Recitare OM è un atto sacro, un richiamo alla nostra vera natura.

Buona serata e buon cammino a tutti voi 🙏
Anna Maria Bello

Indirizzo

Via Cavalieri Di Vittorio Veneto 4/a
Tortona
15057

Orario di apertura

Lunedì 16:00 - 18:30
Martedì 16:00 - 19:00
Mercoledì 16:00 - 19:00
Giovedì 16:00 - 18:30

Telefono

+393389357661

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