16/10/2025
Martedì ho assistito alla proiezione di "Papà ha bruciato i biscotti", film-documentario del regista e giornalista Jeffrey Zani che racconta l’esperienza della propria paternità e di quella di altri neo-padri, attraversata da difficoltà emotive, silenzi, dubbi e il bisogno di raccontarsi e condividere tali vissuti.
Durante l’incontro-dibattito, organizzato da , oltre al regista era presente il medico e psicoterapeuta prof. Franco Baldoni, che ha sottolineato quanto sia essenziale parlare dei disturbi affettivi perinatali paterni (chiamati anche “paternal blues” o depressione perinatale paterna) poco conosciuti, ma profondamente impattanti su tutta la famiglia.
Anche i padri, analogamente alle madri, sviluppano sintomi depressivi o ansiosi, nel periodo dalla gravidanza al primo anno di vita del bambino.
L’incidenza di questi disturbi è di circa il 10% e i sintomi, spesso poco riconoscibili, si manifestano con aumento della reattività (stati d’ansia, agiti di rabbia e aggressività) e di comportamenti compulsivi (consumo alcool, nicotina, attività sportiva, consumo di pornografia, utilizzo internet ecc.).
Questi disturbi tendono a essere sottodiagnosticati, in parte per una tradizione culturale e una narrativa familiare che non considera il padre come soggetto vulnerabile nel periodo perinatale e in parte per la carenza di strumenti clinici specifici.
Baldoni sottolinea come un padre emotivamente disponibile, stabile e supportivo contribuisce alla costruzione di un’impalcatura relazionale che protegge la coppia e il bambino nelle fasi più fragili.
Quando il padre non riesce a offrire questa “base sicura” (per ansia, depressione, assenza emotiva, comportamenti disfunzionali), ciò può compromettere l’equilibrio della coppia, il benessere psicologico della madre e anche lo sviluppo emotivo del bambino.
🧩 La salute psicologica del padre è parte integrante della salute perinatale.
🗣️ Creare consapevolezza è già una forma di cura.