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Unimondo Face2Facebook Unimondo? Qualcuno è così pazzo da credere nell’unità del pianeta? Tutto congiura contro l’unità. Michele Serra La miglior descrizione la da Michele Serra.
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Lode a chi cerca di ricostruire un pensiero che ci comprenda tutti. Unimondo è un progetto che si occupa di pace, sviluppo umano, ambiente, democrazia vera e diritti umani.

Sciogliamo i cervelli, non i ghiacciai | L'editoriale di Telmo Pievani Le basi della crisi climatica non sono solo ambie...
11/11/2025

Sciogliamo i cervelli, non i ghiacciai | L'editoriale di Telmo Pievani

Le basi della crisi climatica non sono solo ambientali, ma anche cognitive. Una riflessione a partire da "Sciogliamo i cervelli non i ghiacciai" (Solferino, 2025) del filosofo della scienza Matteo Motterlini....

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Le basi della crisi climatica non sono solo ambientali, ma anche cognitive. Una riflessione a partire da "Sciogliamo i cervelli non i ghiacciai" (Solferino, ...

Elezioni nel 2026: fare politica nella Gerusalemme occupataLe elezioni in programma per il 2026 sono un punto cruciale p...
11/11/2025

Elezioni nel 2026: fare politica nella Gerusalemme occupata

Le elezioni in programma per il 2026 sono un punto cruciale per un futuro governo unitario in Palestina


di Monica Pelliccia e Alice Pistolesi da Gerusalemme Est

L’annuncio delle elezioni amministrative in Palestina parte da Gerusalemme Est, città che mostra tutta la violenza dell’occupazione israeliana. Sono in corso i preparativi per questo passaggio fondamentale per il futuro Stato Palestinese. “Le elezioni si terranno ad un anno dal cessate il fuoco nella Striscia di Gaza,” ha annunciato Adnan Huseini, membro del Comitato Esecutivo che si occupa di Gerusalemme dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp). “Stiamo organizzando il comitato elettorale che per il momento è composto da 12 persone ed è pronto a lavorare per il 2026.”

Huseini è stato intervistato dall’Atlante dei Confitti e delle Guerre nella sede del Governatorato di Gerusalemme Est, nel sobborgo di Ram durante la visita della delegazione degli Enti locali per i Diritti del Popolo Palestinese. Si tratta della prima missione ufficiale tenutasi negli ultimi due anni organizzata da Arci Firenze e Anpi Firenze, svolta dal 2 al 6 novembre 2025.

Sono passati quasi vent’anni dalle ultime elezioni, in un contesto segnato da un escalation di violenza. Secondo i dati del report pubblicato nell’ottobre 2025 dal Governatorato di Gerusalemme relativo alle violenze avvenute negli ultimi 30 giorni, c’è stato un omicidio, 87 arresti (di cui 11 bambini e 3 donne), 15 operazioni di demolizione e abbattimento e 10.822 coloni hanno fatto irruzione nella moschea di Al-Aqsa nella provincia controllata dalle autorità palestinesi. Per quanto riguarda le colonie invece, sono stati iniziati cinque nuovi progetti illegali e 40 professionisti del settore medico sono stati feriti o aggrediti.

Numeri che raccontano la violenza quotidiana nella città cuore del conflitto. A Gerusalemme Est vivono 365mila persone palestinesi, il 38% del totale. L’espansione delle colonie prevista dai dati del Governatorato è di 185mila nuovi abitanti in insediamenti israeliani illegali, che farebbe diminuire il numero di abitanti palestinesi in quest’area al 28%.

In questo scenario le elezioni in programma per il 2026 sono un punto cruciale per un futuro governo unitario in Palestina, diviso tra le varie fazioni politiche ed un leader carismatico come Marwan Barghouti nelle carceri israeliane da 24 anni. “Vogliamo comunicare al mondo la nostra sofferenza, l’apartheid e il razzismo che viviamo,” continua Huseini. Sulla pagina Facebook del Governatorato di Gerusalemme Est il racconto delle violenze è continuo. Gli ultimi post raccontano di scontri nella zona antistante il Governatorato nella città di Ram, nel nord della Gerusalemme occupata, tra pesanti spari di bombe a gas da parte delle forze di occupazione, violenze su giovani palestinesi, distruzione di tombe al lato della moschea Al-Alqsa e di nuovi insediamenti coloniali illegali ad est della città di Anata, a 4 chilomentri da Gerusalemme. “L’ultima volta abbiamo fallito, ma oggi siamo pronti a lavorare per riuscire realmente a organizzare le elezioni a partire proprio da Gerusalemme Est,” conclude Huseini. E proprio su Gerusalemme si erano bloccati i preparativi per le elezioni, annunciate nel 2021 dal presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Abū Māzen, ma mai celebrate. Il motivo del rinvio a data da destinarsi era stata l’impossibilità di recarsi alle urne per le persone palestinesi residenti a Gerusalemme Est, area controllata de facto da Israele già quattro anni fa.

Tramite video collegamento, l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti ha intervistato il governatore di Gerusalemme Adnan Gahith e il ministro per gli affari di Gerusalemme, Ashraf A’awar entrambi agli arresti domiciliari. Il ministro è stato arrestato 5 anni fa mentre il Governatore è da 6 anni ai domiciliari. Per entrambi si tratta di una detenzione amministrativa (quindi senza accuse ufficiali) che viene rinnovata ogni 4 mesi. “Viviamo senza diritti di base – dichiara il governatore – Israele trova modi sempre diversi e più violenti per portare avanti l’occupazione di Gerusalemme. Uno di questi è la cancellazione della memoria palestinese. Anche i libri di testo, ad esempio, sono considerati pericolosi e devono essere approvati da loro. Controllano i libri negli zaini dei bambini, bruciano le librerie, arrestano i proprietari. Stiamo vivendo una Nakba dopo l’altra”.

Secondo dati riportati dal Governato dal 7 ottobre 2023 sono state chiuse 120 istituzioni, organizzazioni e associazioni nella provincia di Gerusalemme e 470 sono state le persone espulse. Inoltre sono stati 6 mila gli arrestati negli ultimi due anni: 700 ancora in carcere e 69 sono i cadaveri di prigionieri palestinesi da restituire alle famiglie.

E anche la libertà di movimento è sempre più sotto attacco: entrare nella città di Gerusalemme per le persone palestinesi è sempre meno scontato. Solo chi possiede l’autorizzazione di Israele e i documenti richiesti può accedere e il divieto all’ingresso è in estensione.

C’è chi non può entrare, ma anche chi non può uscire. Ashraf A’awar, ministro degli affari di Gerusalemme, oltre ad essere ai domiciliari, da quindici anni, infatti, non ha più il permesso di recarsi in Cisgiordania. “Israele sta facendo di tutto per impedirci di amministrare, di stare vicino alla nostra gente – spiega – Abbiamo attivo un team legale per supportare le persone che subiscono espropri e ingegneri specializzati che seguono le demolizioni. I tribunali israeliani, però, sono fortemente razzisti e nessuna causa viene vinta: se decidono di espropriare la via legale è inutile”.

L’assedio per i palestinesi è tangibile in quasi tutte le aree della città. A Sheikh Jarrah, villaggio palestinese sul lato orientale della città vecchia, da dove partì la fase più violenta per scontri e demolizioni nel 2021, la sensazione di oppressione è ovunque. Le case sono circondate da recinzioni, mentre quelle che sono state espropriate dai coloni sono serrate e protette da decine di telecamere. “Abbiamo bisogno – conclude il ministro – di tutto il supporto possibile per far sentire la nostra voce e per questo le elezioni sono fondamentali. La situazione è sempre più difficile e l’impunità all’ordine del giorno”.

DA:

di Monica Pelliccia e Alice Pistolesi da Gerusalemme Est L’annuncio delle elezioni amministrative in Palestina parte da Gerusalemme Est, città che mostra tutta la violenza dell’occupazione israeliana. Sono in corso i preparativi per questo passaggio fondamentale per il futuro Stato Palestinese....

L’arresto e il crollo della procuratrice militare israeliana: tra trasparenza, potere e crisi dello StatoDi Giacomo Cion...
11/11/2025

L’arresto e il crollo della procuratrice militare israeliana: tra trasparenza, potere e crisi dello Stato

Di Giacomo Cioni

A pochi giorni dall’ammissione di aver fatto trapelare il video delle violenze subite da un detenuto palestinese nella base militare di Sde Teiman, l’ex procuratrice militare israeliana Yifat Tomer-Yerushalmi è stata trovata in stato di semi-coscienza e portata d’urgenza all’ospedale Ichilov di Tel Aviv. Non è in pericolo di vita, ma le autorità sanitarie e la polizia temono un tentativo di suicidio mediante assunzione massiccia di farmaci.

Un nuovo capitolo che rende ancora più drammatico l’intero caso: già nei giorni scorsi la procuratrice era scomparsa per ore sulla spiaggia di Hatzuk, facendo temere il peggio; era stata ritrovata ma il suo smartphone risultava scomparso. Il telefono è stato recuperato in mare venerdì scorso da una donna di 50 anni. La polizia sta verificando se sia stato manomesso o se vi siano state cancellazioni volontarie. Secondo fonti investigative, il device era acceso al momento del ritrovamento, e Tomer-Yerushalmi, ora sotto sorveglianza in ospedale, “ha fornito il codice di accesso”. Il tribunale militare ha nel frattempo disposto 10 giorni di arresti domiciliari, con divieto di contattare persone coinvolte nel caso per 55 giorni. La polizia ha chiesto ulteriori restrizioni, inclusa la confisca del passaporto e la sorveglianza 24 ore su 24 durante il ricovero.

La fuga di notizie e il video che ha scosso Israele

La vicenda nasce nell’agosto 2024, quando Tomer-Yerushalmi consegna al giornalista di Channel 12 Guy Peleg il video – ripreso all’interno della base nel Negev – in cui un gruppo di riservisti dell’IDF si accanisce su un prigioniero palestinese immobilizzato e in condizioni critiche. I referti hanno poi confermato lesioni interne gravi, compatibili con un pestaggio sistematico.
Nelle sue dimissioni, la procuratrice ha spiegato di aver autorizzato la diffusione del video come un “atto di difesa della verità” e un “contrattacco alla disinformazione” contro la campagna di intimidazioni e delegittimazione portata avanti dalla destra israeliana contro la magistratura militare. Una destra che non voleva l’inchiesta e che l’ha accusata di tradimento per aver “infangato l’esercito”.
Il paradosso è che, ad oggi, a essere stata arrestata con accuse di abuso d’ufficio, frode, ostruzione alla giustizia e diffusione di materiale riservato è proprio chi ha permesso alla tortura di diventare di dominio pubblico. Sei soldati sono formalmente indagati, ma l’attenzione politica e mediatica si è concentrata quasi esclusivamente sulla procuratrice.

Una campagna d’odio e l’assedio sotto casa

Negli ultimi giorni l’atmosfera è diventata ancora più pesante: decine di manifestanti si sono radunati sotto la sua abitazione chiedendo che fosse riportata immediatamente in carcere. Commentatori vicini al governo hanno definito la magistratura militare “infiltrata” e “nemica interna”. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha parlato del video come di un “danno gravissimo all’immagine dello Stato”, concentrandosi più sull’impatto reputazionale che sul contenuto del filmato. Il presidente Isaac Herzog, al contrario, ha invitato alla moderazione e alla responsabilità, sottolineando che l’onda di accuse e insulti “mette in pericolo figure istituzionali e giudiziarie già esposte”.
Il caso sta diventando una linea di frattura politica. Per alcuni settori della destra, Tomer-Yerushalmi rappresenta l’archetipo del “traditore interno”; per altri, è la testimonianza del prezzo che si paga quando si tenta di far emergere violenze e abusi che altrimenti resterebbero nascosti.

Sde Teiman: un luogo sotto accusa

Il carcere militare di Sde Teiman non è nuovo a denunce di maltrattamenti. Da mesi ONG israeliane e internazionali ne segnalano le condizioni degradanti: pestaggi, detenzioni arbitrarie, mancanza di supervisione esterna, abusi documentati da medici e operatori. L’intervista del dottor Yoel Donchin, medico dell’ospedale Soroka che visitò il detenuto palestinese seviziato (link Repubblica), conferma l’entità delle violenze e l’assenza di procedure adeguate. Il medico parla di un paziente “in condizioni compatibili con tortura ripetuta”, descrivendo una situazione allarmante e strutturale.
Il fatto che l’unica figura finita immediatamente sotto inchiesta sia chi ha fatto emergere il video, e non chi vi è ripreso mentre aggredisce il detenuto, non può che alimentare dubbi sulla volontà reale delle autorità di affrontare il problema.
La dimensione umana: un crollo personale che diventa simbolo istituzionale
Il crollo fisico e psicologico di Tomer-Yerushalmi, culminato nel sospetto tentativo di suicidio, aggiunge una dimensione drammatica. Non è soltanto la storia di una procuratrice che denuncia abusi e ne paga il prezzo. È la storia di un apparato che non riesce a proteggere chi denuncia e che, anzi, sembra punirlo prima degli aggressori.
Il ritrovamento del telefono in mare, la scomparsa improvvisa, il ricovero, la pressione politica, la campagna d’odio e ora la sorveglianza continua in ospedale compongono un quadro sconcertante: quello di un’istituzione lacerata internamente, incapace di gestire trasparenza e responsabilità in tempo di guerra.

Una crisi che tocca la credibilità stessa dello Stato

La vicenda esplode mentre Israele è sotto osservazione internazionale per presunte violazioni dei diritti dei detenuti palestinesi. In questo contesto, l’arresto della procuratrice che ha denunciato un abuso, sommato al ricovero e alla possibile volontà di togliersi la vita, rischia di minare ulteriormente la credibilità interna ed esterna del Paese.

Processare chi ha permesso che la violenza venisse alla luce, prima di processare chi l’ha inflitta, è un segnale che molti osservatori interpretano come un tentativo di proteggere l’istituzione invece della verità. Per questo il caso Tomer-Yerushalmi non è solo giudiziario. È politico. È istituzionale. È simbolico. Mostra quanto sia fragile l’equilibrio tra sicurezza e diritto, tra ragion di Stato e giustizia, tra immagine dell’esercito e trasparenza. Ed è proprio nei momenti in cui un Paese è impegnato in un conflitto prolungato che la capacità di accertare la verità, senza cedere alle pressioni, diventa il banco di prova della tenuta democratica delle sue istituzioni.

DA:

di Giacomo Cioni Il caso dell’ex procuratrice militare israeliana Yifat Tomer-Yerushalmi sta assumendo proporzioni sempre più delicate, e sempre più emblematiche della tensione fra potere, trasparenza e tenuta democratica delle istituzioni israeliane. A pochi giorni dall’ammissione di aver fat...

Quasi il 10 per cento degli europei dichiara di non avere amici intimi: Dove ci si sente più soli?Un nuovo rapporto dell...
11/11/2025

Quasi il 10 per cento degli europei dichiara di non avere amici intimi: Dove ci si sente più soli?

Un nuovo rapporto dell'Ocse rivela che l'8 per cento degli intervistati in 22 Paesi dell'Ue afferma di non avere amici intimi, mentre il 3 per cento dichiara di non avere rapporti stretti con i familiari...

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Quasi il 10 per cento degli europei dichiara di non avere amici intimi: Dove ci si sente più soli?Un nuovo rapporto dell'Ocse rivela che l'8 per cento degli ...

  e  La povertà è un problema socioeconomico profondamente interconnesso con la crisi climatica. (Alessandro Graziadei) ...
11/11/2025

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La povertà è un problema socioeconomico profondamente interconnesso con la crisi climatica. (Alessandro Graziadei)

Si è aperta lunedì a Belém in Brasile la 30ª Conferenza delle Parti (COP30), in programma dal 10 al 21 novembre. La Conferenza delle Parti è il più grande evento globale per le discussioni e i negoziati sui cambiamenti climatici e la città brasiliana, scelta quest'anno nel cuore dell’Amazzonia, dovrebbe essere il teatro ideale per discutere di mitigazioni climatiche, multilateralismo, riduzione le emissioni di gas serra e finalmente parlare anche delle strette connessioni tra clima, eventi estremi e povertà. Sì perché il nuovo rapporto "Sofferenze sovrapposte: povertà e pericoli climatici" pubblicato lo scorso mese dal Programma Onu per lo sviluppo (Undp) insieme all’Università di Oxford documenta come 8 persone su 10 che vivono in povertà multidimensionale (887 milioni su 1,1 miliardi a livello globale) siano oggi “Direttamente esposte a eventi meteo estremi come ondate di calore, inondazioni, siccità o inquinamento atmosferico”. Il rapporto sovrappone per la prima volta, utilizzando una elevatissima quantità di indicatori e dati, i pericoli climatici con quelli sulla povertà multidimensionale, rivelando un Mondo in cui la povertà non è “solo” un problema socioeconomico, ma un fenomeno profondamente interconnesso con le pressioni sull’ambiente. Tra coloro che vivono in povertà multidimensionale acuta, che include criticità nei campi della salute, dell'istruzione e della qualità di vita, ben 651 milioni di persone sopportano due o più pericoli climatici, mentre 309 milioni ne affrontano tre o quattro contemporaneamente...

SEGUE SU: https://www.unimondo.org/Notizie/Eventi-estremi-e-poverta-268008

Informarsi è importante! 👉 Diventa anche tu editorə dell'  delle guerre e dei conflitti del Mondo, aiuta la raccolta fon...
11/11/2025

Informarsi è importante!

👉 Diventa anche tu editorə dell' delle guerre e dei conflitti del Mondo, aiuta la raccolta fondi per la 14esima edizione su https://shorturl.at/nO1of

Ogni guerra è evitabile, ma dobbiamo conoscerne le cause per poter agire da cittadin3 consapevoli. L' Atlante descrive le 32 guerre e le 23 aree di crisi presenti nel Mondo, oggi, e lo fa stando dalla parte delle vittime. Metà della popolazione mondiale in questo momento è coinvolta in qualche modo in una guerra: è nostro dovere sapere dove, perché si combatte e cosa possiamo fare noi. Perché noi possiamo fare qualcosa. La prima cosa da fare è informarsi!

Bombe Nato-Usa su Belgrado 1999, ricostruisce l’immobiliare TrumpLa Serbia tra mille polemiche e legittimi sospetti di c...
10/11/2025

Bombe Nato-Usa su Belgrado 1999, ricostruisce l’immobiliare Trump

La Serbia tra mille polemiche e legittimi sospetti di corruzione, ha autorizzato il progetto extralusso della famiglia Trump a Belgrado. Una legge speciale per trasformare i ruderi dell’ex sede dello Stato maggiore jugoslavo nel cuore della città in hotel e appartamenti.

Bombe Usa su ‘Generalštab’ col ritorno
«Era stato il bombardamento più clamoroso che aveva a colpito l’allora capitale Jugoslava. Nella memoria nitida di quelli di noi che avevano vissuto tra i bersagli i quasi tre mesi di bombe e missili di quella guerra Nato-Usa nel cuore dell’Europa».
«Il parlamento serbo ha approvato una legge speciale che ha infine autorizzato il grosso progetto immobiliare di Jared Kushner, il genero di Donald Trump, per costruire un complesso extralusso nell’ex sede dello Stato maggiore yugoslavo, a Belgrado», avverte il Post. L’edificio, la ‘Generalštab’, è/era considerato un capolavoro dell’architettura modernista ed è diroccato da quando nel 1999 fu bombardato dalla NATO, diventò una specie di memoriale di quella sporca guerra nel cuore dell’Europa. Per via di questo valore storico e simbolico, fin dall’inizio ci sono state polemiche sul progetto, anche per il modo in cui l’attuale governo serbo non si è fatto problemi a facilitarlo, rimuovendo le tutele a cui era sottoposto e facendo pressioni sulla soprintendenza.

Favore Usa contro le proteste popolari
La fretta con cui il governo ha favorito il progetto, nonostante possa essere problematico in termini di consensi –le proteste studentesche in corso ormai da oltre un anno-, si spiega con la volontà di ingraziarsi l’amministrazione degli Stati Uniti. Trump infatti si interessò al Generalštab già nel 2013 ma le cose avevano accelerato nel 2024, soprattutto dopo che a novembre aveva vinto per la seconda volte le presidenziali». Il progetto prevede che la società di investimento di Kushner (‘Affinity Partners’) costruisca un hotel di lusso da 175 camere e un complesso residenziale da oltre 1.500 appartamenti. E anche un museo, concessione al suo passato. La società riceverà il complesso in comodato d’uso gratuito per 99 anni in base agli accordi col governo serbo, che in cambio riceverà il 22 per cento dei profitti.

Legge d’urgenza, come i soldi che arriveranno
La legge è stata approvata con un meccanismo d’urgenza, che di norma sarebbe riservato alle situazioni d’emergenza, e per questo l’opposizione ha sostenuto che sia incostituzionale. La maggioranza del presidente nazionalista Aleksandar Vučić però l’ha fatta passare senza accettare emendamenti. Significa che i lavori al Generalštab potrebbero iniziare presto. Il progetto aveva rallentato quando, la scorsa primavera, alcuni funzionari che avevano sveltito la rimozione dei vincoli erano stati incriminati per falsificazione di atti pubblici e abuso di potere. Tra loro c’era il direttore della soprintendenza fatto nominare dal governo di Vučić dopo che la precedente dirigenza dell’istituto si era opposta alla riqualificazione.

L’eterno ‘dopo Milosevic’
La legge, oltreché dall’opposizione, è stata criticata dal movimento degli studenti che da più di un anno sta animando le grosse proteste contro Vučić, creandogli un problema politico. La settimana scorsa decine di migliaia di persone hanno partecipato a una manifestazione per il primo anniversario del crollo nella stazione ferroviaria di Novi Sad, il caso ritenuto emblematico della corruzione del governo che ha dato il via a quelle proteste.

VOX POPULI e MEMORIA
«Prima ci bombardano, e poi pretendono di ricostruire quello che hanno distrutto».
Per il resto dei cittadini l’edificio, sventrato dai caccia della Nato durante la campagna di bombardamenti 1999, è ORMAI parte integrante del paesaggio della città. E della sua memoria.
«Un magnifico hotel dovrebbe sorgere al suo posto», ha confermato il presidente serbo Aleksandar Vucic, dopo avere ricevuto l’11 marzo a Belgrado il figlio del presidente statunitense Donald Trump Junior.
Affinity Partners, la società di investimenti del genero di Donald Trump, Jared Kushner, si è aggiudicata un accordo con il governo serbo da 500 milioni di dollari, secondo il New York Times.
Sulle ceneri del centro di intelligence jugoslavo sorgerà una nuova «Trump Tower», la quinta al mondo, dopo quelle di New York, Chicago, Manila e Istanbul.
Sarà divertente riunire la famiglia», ha dichiarato Eric Trump in una intervista dell’anno scorso in cui confermava l’accordo, ma i cittadini serbi non condividono lo stesso entusiasmo.
«È un’iniziativa che mortifica la nostra memoria collettiva, gli statunitensi non avrebbero mai affidato il progetto di riqualificazione di Ground zero a un investitore arabo».
«Non c’è stato neanche un bando, per noi è ovvio che si tratta dell’ennesimo caso di corruzione, Vucic ha trasformato la Serbia in una colonia delle super potenze, tutto è concesso purché piovano soldi».
Il Generalštab è stato designato come protetto dall’Istituto per la conservazione dei monumenti culturali della Serbia, potrebbe essere demolito solo per essere riportato al suo stato originale.
«Il governo viola la legge facendo carta straccia delle istituzioni competenti, per questo la lotta per il Generalštab è una lotta per lo stato di diritto».
«I serbi hanno scoperto l’accordo sulla Trump Tower tramite i social media statunitensi».
«Quell’edificio è diventato il simbolo della corruzione che ci stritola».

DA:

Bombe Nato-Usa su Belgrado 1999, e ricostruisce l’immobiliare Trump. La Serbia tra mille polemiche e legittimi sospetti di corruzione, ha autorizzato il progetto extralusso della famiglia Trump a Belgrado. Una legge speciale per trasformare i ruderi dell'ex sede dello Stato maggiore jugoslavo nel ...

COP30 – Con la delegazione di  di Stampa GiovanileNotizieUna delegazione di nove tra giovani e ricercatori del Trentino ...
10/11/2025

COP30 – Con la delegazione di di Stampa Giovanile
Notizie

Una delegazione di nove tra giovani e ricercatori del Trentino è alla 30ª Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (COP30), in programma dal 10 al 21 novembre 2025 a Belém, in Brasile, nel cuore dell’Amazzonia. Si tratta del più grande evento globale dedicato alle discussioni e ai negoziati sui cambiamenti climatici che quest’anno ha l’importante obiettivo di imprimere un’accelerazione dell’azione della comunità internazionale di fronte ai ritardi accumulati nell’affrontare l’emergenza generata dai cambiamenti climatici a dieci anni esatti dall’entrata in vigore dell’Accordo sul Clima di Parigi.

La delegazione fa parte del progetto “Racconta il clima alla COP dell’Amazzonia”, promosso dall’associazione Viração&Jangada, che mira a sostenere attività di informazione, comunicazione ed educazione sulla crisi climatica e sulla partecipazione giovanile ai negoziati internazionali sul clima. L’iniziativa intende favorire una maggiore consapevolezza dell’emergenza climatica globale e delle sue connessioni con il contesto locale, coinvolgendo scuole, università e cittadinanza in un percorso che unisce formazione, produzione di contenuti educomunicativi e azioni di sensibilizzazione. Quest’anno hanno già partecipato alle diverse iniziative previste nel progetto più di 4.000 studenti di 123 scuole secondarie di primo e secondo grado e più di 300 studenti e docenti di diverse università e atenei di tutta Italia.

Come Unimondo-Atlante delle Guerre sosteniamo l'iniziativa rilanciando giornalmente i loro pezzi da Belen:

9/11/2025 - L’ora dell’Amazzonia: la COP30 di Belém alza l’asticella dell’azione climatica

A poche ore dall'inizio della COP30 in Amazzonia, ripercorriamone gli aspetti chiave.di Paulo Lima, giornalista e direttore di Viração&Jangada & Roberto Barbiero climatologo dell’Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente...

SEGUE SU: https://www.unimondo.org/Notizie/COP30-Con-la-delegazione-di-Agenzia-di-Stampa-Giovanile-268181

Palestina: la delegazione di amministratori locali in visita alle istituzioni dei territori occupatiQuattro comuni del f...
10/11/2025

Palestina: la delegazione di amministratori locali in visita alle istituzioni dei territori occupati

Quattro comuni del fiorentino insieme ad Arci Firenze e ANPI Firenze hanno incontrato le amministrazioni di Hebron, Betlemme, Ramallah e il governatorato di Gerusalemme. Alla delegazione ha partecipato anche l'Atlante delle guerre


L’ delle guerre ha partecipato ai lavori della delegazione, appena rientrata dalla Cisgiordania. Di seguito il comunicato.

Quattro giorni per conoscere e vivere la realtà dell’occupazione subìta dal popolo Palestinese. Si è conclusa il 6 novembre la visita della prima delegazione italiana di sindaci, assessore e assessori organizzata da Arci Firenze e Anpi Firenze, come parte della rete Pace e Giustizia in Medio Oriente. Si tratta del primo viaggio ufficiale dall’ottobre 2023, con l’obiettivo di instaurare relazioni istituzionali, gemellaggi e promuovere progetti di cooperazione internazionale.

I comuni di Vicchio, Calenzano, Empoli e Montespertoli hanno partecipato in rappresentanza della Rete degli Enti locali per i diritti del popolo Palestinese, alleanza nata nella primavera 2025 e composta da 28 comuni dell’area metropolitana di Firenze. Tra gli incontri più rilevanti quello con Fadwa Barghouti, moglie del Nelson Mandela Palestinese, Marwan Barghouti, detenuto nelle carceri israeliane da 24 anni e quello con Adnan Husseini, membro del Comitato Esecutivo dell’OLP.

L’incontro con la municipalità di Hebron
“Per noi è stato importante e spesso toccante incontrare le rappresentanze municipali palestinesi che fronteggiano tutti i giorni la violenza dell’apartheid, cercando di fornire servizi alla popolazione nonostante l’occupazione così come provano a fare varie organizzazioni della società civile che abbiamo incontrato che lavorano per la giustizia e la pace”, dichiarano Manfredi Lo Sauro, vice presidente di Arci Firenze, Pietro Cardelli, responsabile Cultura di Arci Firenze, e Vania Bagni, presidente di Anpi Firenze. Arci Firenze, che da anni promuove progetti di cooperazione in Palestina rileva un netto peggioramento della situazione in Cisgiordania: “L’espansione delle colonie illegali israeliane, espressione della volontà di generare un sistema di controllo sociale e violenza, è impressionante”.

L’incontro con Fadwa Barghouti
La delegazione ha incontrato le amministrazioni locali di Hebron, Betlemme, Ramallah e Gerusalemme oltre a numerose organizzazioni della società civile palestinese. “Partecipare a questa missione è stato per noi un atto di responsabilità”, dichiarano Simona Cioni, presidente del Consiglio Comunale di Empoli e Ottavia Viti, assessora di Montespertoli, “In Cisgiordania, le violenze sono all’ordine del giorno: mentre eravamo ad Hebron un civile è stato ucciso da un colono con tre colpi di pi***la, per strada a pochi centinaia di metri dal nostro alloggio. Negli incontri abbiamo avuto modo di apprezzare la resistenza pacifica di questo popolo che continua a mantenere ottimismo e speranza nonostante tutto. Per noi è arrivato il momento di prendere posizione ad ogni livello, per il rispetto del diritto internazionale”.

L’incontro con la municipalità di Ramallah
La missione istituzionale verrà raccontata attraverso eventi e incontri nei diversi comuni del territorio. “Siamo stati testimoni di soprusi, umiliazioni e privazioni della libertà che fanno inorridire e arrabbiare,” dichiarano Francesco Tagliaferri, sindaco di Vicchio e Marco Bonaiuti, assessore di Calenzano. “Ci vogliamo impegnare con azioni concrete per cambiare non solo la percezione della questione israelo-palestinese, ma anche la realtà che vive questo popolo.

L’occupazione in Cisgiordania soffoca le vite dei palestinesi ed è portata avanti con la forza e la protezione dell’esercito. È nostro dovere coinvolgere in questa missione le amministrazioni che abbiamo incontrato e tutti comuni della Rete di cui facciamo parte”. L’impegno comune della delegazione è rivolto al futuro. “È sempre più forte la nostra convinzione che la collaborazione con gli enti locali sia la strada giusta per costruire ponti con la Palestina e promuovere i diritti della popolazione, concludono Arci Firenze e Anpi Firenze, “Siamo partiti pensando di sostenere i palestinesi ma alla fine sono stati loro a darci la forza e le idee per continuare la lotta per la loro liberazione e di conseguenza anche la nostra”.

DA: https://www.atlanteguerre.it/palestina-per-la-prima-volta-in-due-anni-una-delegazione-italiana-di-amministratori-locali-in-visita-alle-istituzioni-dei-territori-occupati/

 , vertice  : Kallas esorta l'Ue a rispettare il diritto internazionale dopo attacchi UsaAl vertice Celac-Ue in Colombia...
10/11/2025

, vertice : Kallas esorta l'Ue a rispettare il diritto internazionale dopo attacchi Usa

Al vertice Celac-Ue in Colombia, i leader hanno affrontato il tema degli attacchi statunitensi alle presunte navi del narcotraffico, in cui sono morte 69 persone...

VIDEO SU:

Colombia, vertice Celac: Kallas esorta l'Ue a rispettare il diritto internazionale dopo attacchi UsaAl vertice Celac-Ue in Colombia, i leader hanno affrontat...

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