10/10/2022
In questo periodo di assenza forzata a causa di un paio di eventi che mi hanno bloccato e ridotto i tempi di lavoro ho avuto l'occasione di riprendere in mano un vecchio classico della letteratura mondiale e di rileggerlo con una nuova consapevolezza, traendone similitudini e nuove riflessioni, si tratta de Il richiamo della foresta di Jack London; come la maggior parte di voi saprá narra del "viaggio" di un cane, Buck, verso la riscoperta della sua vera natura, cresciuto come cane da compagnia un giorno viene rapito e venduto, grazie alla sua stazza, come cane da slitta; da lí parte il suo viaggio che attraverso una serie di prove, determinate dal trovarsi in uno stato reale, uno stato di lotta per la vita, lo faranno evolvere, riscoprendo la sua Natura; attraverso le sfide che l'ambiente esterno man mano gli porrá di fronte, Buck riscoprirá la sua vera essenza interiore, fatta di luce e ombra, nell'integrarle troverà sè stesso, troverá la sua essenza superiore, sino all'epilogo in cui troverà un essere umano che gli farà riscoprire la natura non feroce dell'esistenza sino all'epilogo in cui attraverso la morte dell'uomo, morte che rappresenta anche una sua morte simbolica in cui integrerà i suoi due lati, Buck sarà finalmente libero e seguirà la sua vera natura e sceglierà la foresta... Cosa c'entra tutto questo con le Rune? Il percorso di Buck è un percorso iniziatico, paragonabile a quello spirituale, nel cerchio runico il primo aettir rappresenta il periodo della crescita nella famiglia dove si è protetti e nutriti, il periodo che Buck passerà nella fattoria da dove verrà rapito, il secondo aettir è quello dello scontro con gli elementi esterni, il confronto con il mondo, il momento necessario in cui un individuo scopre la sua natura, è un un periodo doloroso, pericoloso, di sofferenza ma necessario per far emergere dalla crisalide la farfalla, spesso violento e apparentemente inutilmente brutale... Ma tutto ciò serve per preparare l'individuo a trovare sè stesso e a scoprire come gestire la propria luce e il proprio buio perché siamo fatti di spirito ma anche di materia e soprattutto viviamo nella materia non possiamo negare, se vogliamo integrarci nel percorso della vita, nè l'una nè l'altro, dobbiamo integrarli e capire dove protende la nostra anima... Per poi passare all'ultimo aettir, l'aetirr dell'Io integrato che può sondare in maniera cosciente i propri aspetti del divino interiore ed esteriore, man mano guidato sempre di più dalla propria essenza divina sino all'integrazione finale verso nuovi stadi evolutivi... La spiritualità non è solo luce e amore, bontà e apertura, la spiritualità è conoscenza di sè stessi, anche attraverso l'esterno, la spiritualità è sofferenza necessaria, alle volte anche inutile perché subirla o farla e affrontarne le conseguenze e analizzarla in maniera cosciente insegna comunque la differenza tra l'una e l'altra, tutto ciò ci porta a scoprire la non dualità... Quello stato in cui divino e demoniaco cessano di essere entità separate ma ritornano a formare purificate una monade che è l'Essenza del Tutto...