Gianfranco Biagi

Gianfranco Biagi Massaggiatore riflessologo secondo il Metodo Lucia Torri Cianci.

Nel 2019 ho pubblicato il mio primo libro sul valore dell'amor proprio..."Un Amore da piangere, un amore da vivere".

Voglio scappareQuando la voce dei figli non trova spazio, anche il silenzio diventa un grido: ascoltiamoli, prima che la...
31/10/2025

Voglio scappare
Quando la voce dei figli non trova spazio, anche il silenzio diventa un grido: ascoltiamoli, prima che la distanza diventi muro.
Una domenica mattina... mentre vado a prendere la macchina, vedo un bar aperto e mi fermo a prendere un caffè. Per mia fortuna, pochi clienti, il che significa tranquillità. Vista la calura, mi siedo fuori all’ombra di un albero e prendo la mia agenda.
Stavo scrivendo, quando, alzando lo sguardo, ho intravisto una ragazzina che si stava avvicinando. Incuriosita, ha rallentato il suo passo, a mio parere già lento e appesantito per la sua età. Aveva gli occhi lucidi e non ho potuto fare a meno di chiederle: "Come stai? Problemi? Ti serve aiuto?" È bastato questo ed è scoppiata a piangere. Senza convenevoli, fra uno spasmo e l’altro, a raffica, mi ha esondato…
L'Esodo e il Desiderio di Casa
“Meno male che sono riuscita a scappare da casa. Due passi fuori mi faranno bene, anche se non voglio tornare... oddio, sì, vorrei tornare, voglio bene ai miei genitori, ma vorrei trovarli abbracciati e sorridenti.
Sono così stanca dei loro continui litigi. Poi mia mamma non sa tenergli testa quando lui alza la voce. Mi vergogno di loro quando i vicini battono sul muro o quando le mie amiche vengono a prendermi: loro lì, quando sono a casa, sempre le solite manfrine. Meno male che mio papà non alza le mani, non lo sopporterei proprio.
Da quando non lavora più è diventato un altro, non gli va bene niente; prima invece era spassoso, si poteva parlare con lui, ora non più. È astioso, è scontento di tutto. Si sente un verme e non sopporta questa situazione da disoccupato, solo che non trova il modo di parlarne, è imbufalito e basta. Sento che non è lui, lui non è così.
Il Valore Distorto e il Fallimento della Comunicazione
Non li sopporto quando alzano la voce a sovrastarsi l'un l'altra. E mamma, invece di capirlo, almeno cercare di capirlo, gli butta addosso il fatto che è nullatenente, nullafacente... di certo così non lo aiuta.
Stamattina sono scappata via con la scusa di buttare la spazzatura e prendere qualcosa al supermercato, con quei pochi spiccioli che ho trovato e spero, spero di trovare qualcosa che costi poco e preparare un pranzo. Oggi è domenica e avrei veramente desiderio di festeggiare. Dovremmo provare a restare uniti in questa avversità lavorativa.
Penso che se mio papà sentisse il mio bene e il mio desiderio di vederlo tornare a sorridere — che bello — sarebbe una festa. Voglio provarci, non è possibile che la mancanza di un lavoro distrugga la nostra felicità familiare.
Mamma e papà dovrebbero andare d'accordo, si conoscono da tanti anni e non è possibile che tutto quanto sono riusciti a fare fin qui, vada a rotoli solo per la mancanza di soldi. Eppure, tutto gira intorno ai soldi. Ho 13 anni e non credevo che il portafoglio vuoto potesse essere la scintilla di una crisi, ma quanto valore si è dato solo ai soldi?
Il Desiderio Negato
Ora mi chiedo cosa potrei fare o anzi cosa dovrei fare io? Mamma e papà sono a pezzi e non uniscono i loro sforzi a sostenersi reciprocamente. Avrebbero bisogno di parlare, di dirsi le cose come stanno per aiutarsi a comprendersi, invece si buttano benzina sul fuoco e si accendono.
Io non li sopporto più, voglio scappare, voglio tornare, li voglio trovare... e io vorrei provare a parlare con loro, ma come sempre non sarà mai il momento giusto. “Non è l’ora!” – mi dicono. “Né ora né mai,” ho pensato io. Probabilmente almeno non quando lo propongo io, come sempre... ma quando mi chiedono se ho studiato, se ho fatto i compiti, allora sì che il tempo ce l'hanno e lo trovano. Ma quando a intavolare il discorso potrei volerlo io, lì no, non c'è mai tempo. Mai!
Sono così frastornata e confusa. Meno male che sono scappata, ma quando ritornerò a casa, di certo non sarà meglio di quando me ne sono andata. Meno male che c'era la scusante della spazzatura, così almeno 1, 2, 3, via, sono uscita, voglio scappare...”
La Riflessione di chi ha Ascoltato.. tutto d’un fiato, senza tregua. Sono solo riuscito a cogliere a sprazzi, picchi di luce nei suoi occhi, alternati a profonda amarezza, inquietudine e sofferenza.
Mi si era stretta la bocca dello stomaco nel sentire la sua storia, e dire che per il lavoro che svolgo, sono preparato. Anche in coda alla cassa c’è chi si racconta a me… forse li attiro, ma oggi, così all’improvviso, non ero pronto.
Certo, ha potuto sfogarsi e già nel darle ascolto, almeno è riuscita a calmarsi… ma quanti ragazzini oggi vivono drammi come questo? Quanti trovano chi è capace di ascoltarli? Ma soprattutto quanti riescono a svelare le loro vicissitudini famigliari?
Perché una cosa è l’attrito fra coetanei e/o morosi, o coi professori, ma i disagi e i conflitti coi propri genitori, sangue del proprio sangue, sono duri da far emergere, perché mentre gli adulti riescono a raccontare i conflitti nei confronti dei loro figli adolescenti, i figli provano grande imbarazzo, quasi vergogna nel solo ipotizzare di scalfire i propri genitori. I figli hanno una grande dignità nei riguardi di mamma e papà. Peccato che i genitori non se lo ricordino.

Gianfranco Biagi

Foto di Jay Antol su Unsplash

03/09/2025
21/07/2025

Il bisogno di passione si chiama CURIOSITÀ.

L’intelletto si nutre di conoscenza, e la conoscenza nutre l’anima.
Anima che cerca lo stupore, la meraviglia, la scoperta.
Ogni nuova indicazione fornisce alla mente nuovi stimoli e maggiori intenti, permettendo ad essa di estendere le facoltà cognitive.
Indagare nell’ignoto è una competenza del cervello che invita il corpo ad annusare la sorpresa, riconoscendone ogni sfumatura e dettaglio.
Cercare, trovare, riconoscere in ogni anfratto della vita ciò che può tradurre il significato del vivere.
La curiosità ha sede nell’olfatto, è nutrita dal cuore, e si esprime attraverso le vene e il sangue.

Tutto è mosso dall’energia dell’entusiasmo.
Non c’è gioia senza apertura.
Non c’è stupore senza ricerca.
Non c’è conoscenza senza dedizione.

Un operatore del Metodo Lucia Torri Cianci massaggia un corpo perché interpreta il suo bisogno e lo trasforma in un’opportunità.
Quella di aprire il cuore a nuovi amori.

Pareri e opinioni,o giudiziPareri e opinioni. Quando i pareri o le opinioni altrui sono espressi in modo corretto e con ...
19/07/2025

Pareri e opinioni,
o giudizi

Pareri e opinioni.
Quando i pareri o le opinioni altrui sono espressi in modo corretto e con garbo, riceverli, analizzarli ed elaborarli non crea alcun problema. Anzi, aiutano a riflettere, a modulare e aggiustare il tiro, talvolta anche millimetricamente.
Ti senti apprezzato e accettato. È una forma di amorevole cura che rievoca inconsciamente la prima infanzia, quando i bambini, nella loro purezza, restituiscono a riflesso ciò che viene loro offerto. Se doni loro un sorriso, il loro sorriso ti verrà restituito e ti sentirai bene. Ma non solo...
Questo vale soprattutto quando si sono appena riagganciati al presente e alla realtà del risveglio – fin poco prima erano ancora nel mondo ovattato, quasi fosse l’etere, avvolti dal morbido sacco, tenuto saldamente dal becco della cicogna nell'empirico volo, terra di confine tra Morfeo ed Emera. E quando un bimbo ti porge il suo sorriso, è meraviglia, ti dona luce, proprio come Emera, figlia delle tenebre e della notte (Emera è la manifestazione del giorno, della luce solare; porta luce e vita sulla terra).
Quando invece porgi loro il sorriso e sono già ben svegli, oltre al sorriso riflesso, ti offrono la loro vivida emozione, allungando le gambe e inarcando la schiena quasi a spingersi verso di te. E tu, inconsciamente, lo cogli, perché lo hai già vissuto e sperimentato, ma non te lo ricordi. Quando ti senti bene in un 'dire a dire', che è il vero discutere, ti senti alla pari. In un rapporto alla pari.

Giudizi.
Quando invece il tono è imperativo e giudicativo, lo percepisci come limite o invalidante, richiamando inconsciamente l'infanzia. Rievoca la titubanza dei primi passi, quando inizi a camminare: in punta di piedi, incerto, instabile, ma non insicuro, poiché senti dentro di te quella spinta a voler comunque tentare, a osare, senza garanzie di ricompensa.
Quei giudizi rallentano il tuo procedere, forse non di molto, ma certamente ti costringono a uno sforzo notevole.
Sforzo e fatica. Se già è fatica correre sulla battigia, con la sabbia bagnata ma compatta, ecco che quei giudizi non richiesti ti fanno sentire, oltre al peso della fatica, un ulteriore sforzo del procedere... come correre sempre sulla spiaggia, ma su quella asciutta e inaridita dal sole, con innumerevoli avvallamenti e cunette: un deserto in miniatura.
Eppure, se nel deserto vedi e accogli l'armonia delle dune che a vista d'occhio ti guidano all'orizzonte sfiorando l'oasi, e nel respiro profondo che ne deriva, pur essendo atomo in quella vastità, ti senti potente nell'essere.
Ti senti potente nell'umiltà di essere te stesso, frammento di quell'universo.
Ma quel giudizio ti affatica. Ti affatica come lo sforzo in più che devi metterci nell'affrontare il micro-deserto nella tua corsa sulla sabbia asciutta.
Se sulla battigia il solo avampiede lievemente affonda nel punto di spinta, sul disordine e la disarmonia delle cunette – che sulla difformità della sabbia creano discrepanza di memoria tra un passo e l'altro – il piede, prima di spingere per avanzare, nell’appoggio deve appena cercare equilibrio. Poi dovrà coinvolgere la caviglia, il ginocchio e via via fin su, comprese le braccia che, muovendosi nello spazio, sembrano cercare ipotetici fili ai quali aggrapparsi nel tentativo di non cedere alla gravità del cadere…
E come non sentire addosso la fatica di quel giudizio, nemmeno richiesto?
Questo, nella relazione duale, ti fa sentire piccolo. Non più alla pari, ma piccolo e impàri. Piccolo. Ma alla fine, anche da ciò impari e prendi nota.
Sì. Impari e prendi nota.
E io ti auguro che sia un 'LA', così ti accordi a te stesso, alla tua notocorda, alla tua anima. Ti liberi del peso che ti hanno affibbiato e che, come la fibbia di una cintura, ti sei messo addosso in questa vita. Un peso che arriva a spezzarti nel girovita: dalle tue radici, le gambe che ti indicano la corretta via, e dal tuo tronco pronto a procedere.
Potremmo imparare da quanto abbiamo ricevuto. Quindi: pareri e opinioni, o giudizi?
Nell’essere adulti e non più infanti, cerchiamo con il senno dell’esperienza di comprendere cosa sia meglio… A questo punto, mi piacerebbe avere il tuo parere.

Gianfranco Biagi

Foto di Jeremy Lapak su Unsplash

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Un Amore da piangere

Il cuore si nutre di emozioni e conosce perfettamente ciò che è giusto per sé: tutto nasce da un'emozione. Se ognuno fosse consapevole del valore della propria esistenza, tutte le persone sarebbero coerenti con il proprio essere nel proprio divenire.

Il coraggio di provare a osare per andare oltre... nel trovare e vivificare sé stessi, per superare lo scoglio del limite altrui... il lume per prepararci al nostro probabile cambiamento, l'evolversi dell'essere!

Alternare la lotta alla speranza, al desiderio, alla fantasia, alla magia dell'immaginazione che apre porte inesplorate, offre possibilità di interpretazione, visioni fugaci da cogliere, modi nuovi di "mondi" sconosciuti, sprazzi di luce e di energia. Solo chi prova ad esserci, potrà scegliere il da farsi, per tentare di andare... oltre.

L'amor proprio spinge verso il proprio cuore e alimenta il desiderio di amare e questo diviene un'arte... il proporsi, l'offrirsi, il donarsi per quello che si è, sempre in nuova scoperta.