20/10/2025
❌ Dire no a questa legge non è ideologia. È responsabilità.
Leggo i comunicati sul divieto di educazione sessuale e affettiva nelle scuole e non riesco a restare in silenzio.
Come psicologa, come madre, come donna che ogni giorno ascolta storie di vergogna, violenza non riconosciuta, confusione sul corpo e sul desiderio… non posso accettare una scelta che non ha basi scientifiche né pedagogiche, ma solo paura e disinformazione.
Educazione sessuale non significa imposizione di idee.
Significa insegnare il consenso, nominare le emozioni, riconoscere i confini, sapere che il corpo ha dignità e valore.
Significa dare ai bambini e agli adolescenti gli strumenti per proteggersi, capire, chiedere aiuto.
Vietarla non li protegge.
Li lascia soli, in balia di internet, pornografia, stereotipi, silenzi.
Ieri sera, mentre nella nostra Casa della Psicologia a Udine si svolgeva la presentazione di un albo illustrato che accompagna bambine, bambini e genitori nell’esplorazione di temi importanti come il corpo, la sessualità e l’identità, sono stati pubblicati diversi comunicati in merito al DDL Educazione sessuale e affettiva nelle scuole.
La posizione appare univoca e chiara: vietarla non protegge i giovani, bensì li espone alla disinformazione.
Il nostro Ordine si unisce nel ribadire che l'educazione sessuale e affettiva è una profonda e necessaria azione culturale e di prevenzione della violenza, in tutte le sue forme.
La scuola è luogo di conoscenza, dialogo e crescita. È un contesto privilegiato per la prevenzione primaria, sia quando queste azioni sono rivolte a bambini, bambine e adolescenti, sia quando sono rivolte alle figure educative che stanno loro accanto.
Vietare questa attività significa ostacolare lo sviluppo affettivo, relazionale e sessuale di bambine, bambini e adolescenti; significa privarli di strumenti per comprendere e gestire i cambiamenti fisici ed emotivi legati alla crescita, per educare al consenso e al riconoscimento della violenza, del desiderio, dei modi per proteggersi.
È necessario promuovere spazi educativi qualificati, con personale specializzato e percorsi costruiti e pensati.
Il Consiglio Nazionale ha inviato al Ministro una lettera che chiede la revisione della scelta di escludere l'educazione sessuale e affettiva dai percorsi scolastici. Il nostro Ordine resta a disposione delle Istituzioni per un dialogo che costruisca benessere e salute per i nostri e le nostre giovani.