Enrica Matta - Psicosessuologa

Enrica Matta - Psicosessuologa Seguo i risultati delle ultime ricerche scientifiche internazionali su sesso e intimità. Qui offro uno sguardo attento e critico sull'amore e sul fare l'amore.

Ogni giorno accompagno donne e uomini attraverso le gioie e i dolori delle relazioni.

27/11/2022
Per quasi 20 anni, e tutt’ora più saltuariamente, ho lavorato come formatrice sui temi del comportamento e della comunic...
09/12/2021

Per quasi 20 anni, e tutt’ora più saltuariamente, ho lavorato come formatrice sui temi del comportamento e della comunicazione in ambito organizzativo, presso aziende di produzione e di servizi, ospedali, enti pubblici, scuole, università.

In quel contesto è arcinoto, perché molto efficace, un video in cui Julio Velasco, coach di pallavolo, enuncia la celebre frase: “Gli schiacciatori non parlano dell’alzata: la risolvono” (facilmente rintracciabile su YouTube)

Ultimamente, lavorando molto con coppie, mi sono trovata a ripensare a quel discorso di Velasco, perché uno dei cardini del lavoro con le persone che stanno vivendo situazioni di conflitto o di difficoltà nella relazione è quello di invitarle, ciascuna, a parlare di sé e non dell’altra persona.

Questo non significa che talvolta non sia l’altra ad avere torto (spesso è proprio vero che l’alzatore ha alzato male la palla): gestire i conflitti significa uscire dalla logica dei torti e delle ragioni per entrare in una logica di soluzione del problema.

“Questa non è una partita in cui io gioco contro di te. Siamo invece noi, insieme, a giocare questa partita, e l’avversario è il problema”. È verso il problema che è utile mettere della sana aggressività.

Tutto ciò è facile a dirsi, difficile a farsi. Ma accorgersi, almeno qualche volta, che si sta “parlando dell’alzata” è utile per ricordarsi di tornare a occuparsi di sé, di cosa è in nostro potere modificare senza aspettarci che la soluzione arrivi da fuori.

Così, nelle sessioni di coppia, talvolta faccio notare: “stai parlando da mezz’ora dell’altra persona. Sono tutte energie che vanno inutilmente disperse fuori di te”

Una domanda guida può essere: anche ammettendo che l’altro stia sbagliando, cosa posso fare io ora in questa situazione?

“Voglio schiacciatori che schiacciano bene p***e alzate male”

Pillola nr. 1. “FEAR”: False Expectations Appearing Real (false aspettative che sembrano reali) usiamo questo acronimo p...
05/12/2021

Pillola nr. 1. “FEAR”: False Expectations Appearing Real (false aspettative che sembrano reali) usiamo questo acronimo per ricordarci che spesso le nostre ansie si basano su pensieri ed emozioni che non SONO la realtà ma sono una nostra interpretazione, soggettiva e spesso, distorta, della realtà.

La gelosia è esperienza umana universale e non si manifesta soltanto nel contesto delle relazioni romantiche o sessuali, né soltanto nelle relazioni monogame (l'acronimo in effetti è tratto da un testo dedicato al tema della gelosia proprio nelle relazioni non monogame, per le quali il tema è centrale).

Quando siamo preda a gelosia la nostra mente può incominciare a “raccontarsi delle storie” per poi ruminarle all’infinito: scenari presenti o futuri, in cui la persona amata non ci ama più, ci abbandonerà, vivrà esperienze meravigliose con altre persone, più belle, più intelligenti, più affascinanti di noi…

È importante non lasciarsi risucchiare da quei pensieri, mettendoli in discussione e contemplando la possibilità che siano appunto aspettative false di scenari catastrofici e non corrispondenti a realtà. È possibile allenarsi a riconoscere quei pensieri e aspettative per quello che sono: pensieri ed aspettative, spesso frutto delle nostre paure e personali vulnerabilità. Sarà più facile, in questo modo, lasciarli scorrere via così come sono arrivati, privarli di un po’ del loro peso, guardarli con distanza e con più leggerezza e non come mostri sul punto di sbranarci.

La strada, talvolta faticosa e dolorosa, passa attraverso un dialogo con i propri pensieri, in cui ci poniamo come curiosi studiosi di questo "interessante" fenomeno che ci sta attraversando: la gelosia.

Seguono altre pillole. Stay tuned :-)

(Fonte: Kitty Chambliss, Jeaulosy Survival Guide. How to feel safe, happy and secure in an open relationship, 2017, Loving Without Boundaries)

Il tema della violenza di genere, e della violenza domestica in particolare, mi sta molto a cuore. È un tema che tocca t...
28/11/2021

Il tema della violenza di genere, e della violenza domestica in particolare, mi sta molto a cuore. È un tema che tocca tutte e tutti profondamente, per esperienze vissute o per esserne stati testimoni. Me ne sono occupata in modo molto approfondito per molto tempo, e ancora oggi nella mia professione offro talvolta aiuto a donne che subiscono violenza dal partner. Il lavoro che svolgo su questo come su altri temi cui tengo non è tanto nell’arena pubblica, quanto tra le mura del mio studio. Anche quest’anno, il mio 25 novembre è stato silenzioso, ma oggi ho pensato, seppure in ritardo, di testimoniare almeno qui, questo mio contributo.

Questo libro fa parte della mia storia e della mia formazione. Uscì nel 2003, e lo lessi poco dopo la sua uscita, nella versione originale in inglese. Lo trovai così chiaro, concretamente e immediatamente utile per qualunque donna si trovasse a subire violenza domestica, che mi misi in cerca di una casa editrice che fosse interessata alla sua traduzione. All’epoca collaboravo già con alcune case editrici come traduttrice (ma di questo racconterò in seguito). Ebbi fortuna, e nel 2008 uscì per Vallardi la mia traduzione, che purtroppo attualmente non è più in ristampa.

Bancroft è un uomo che lavora come counsellor e terapeuta con uomini violenti e abusanti verso le partner. In questo libro, un best seller negli USA, Bancroft usa la sua profonda conoscenza della mentalità di questi uomini e della cultura tossica che vi sta alla base, per aiutare le donne a riconoscere i loro comportamenti tipici come abusanti e violenti e a trovare delle strade per uscire da quelle relazioni. Il libro è ricco di esempi illuminati, nei quali migliaia di donne si sono riconosciute o hanno riconosciuto i loro partner. Le numerosissime recensioni che si trovano in rete sono un coro di ringraziamenti all’autore del libro che “mi ha salvato la vita”.

“Q***R S*X”… S*X IS Q***R
(Una premessa: il termine “ ***r” ha assunto diversi significati nel corso dei decenni. Verso ...
28/10/2021

“Q***R S*X”… S*X IS Q***R

(Una premessa: il termine “ ***r” ha assunto diversi significati nel corso dei decenni. Verso la metà del 20esimo secolo nasce come epiteto dispregiativo rivolto alle persone gay, che se ne sono riappropriate nell’ambito dell’attivismo gay/lesbico negli anni 1980, ed è diventato in tempi più recenti parola che serve ad esprimere il rifiuto di ogni rigido sessuale e di genere.)

Il libro di Juno Roche è ricco di contenuti e informazioni assai precise ed approfondite sulle esperienze di alcune persone q***r, e dell’autrice stessa, in merito a e , durante i diversi e unici percorsi di , e in merito alle loro vite.

Ben al di là di questo, è un racconto appassionato, a tratti commovente (ho versato leggendolo qualche lacrima, non di tristezza ma di partecipazione emotiva), in cui l’autrice intervista persone trans e non binarie di ogni età e generazione (Juno Roche è attivista trans - she/they - che aveva 54 anni nel 2018, quando è stato pubblicato il libro) e ripercorre insieme a loro le loro vite e la sua propria, interrogandosi su di sé, mostrando con grande coraggio profonde vulnerabilità e nuove, illuminanti comprensioni.

Tutto ciò fa del libro un testo fondamentale per chiunque stia affrontando, abbia affrontato o desideri affrontare un percorso di transizione, anche grazie alle parti molto concrete, esplicite, pratiche, che riguardano la quotidianità, i dubbi, i drammi e le gioie, le relazioni, il dating, il rapporto con il corpo e con i genitali, con le sensazioni fisiche, le scelte individuali, su misura, in merito a interventi chirurgici e/o ormonali e appunto il loro impatto su sesso e sessualità.

E però c’è molto di più, perché la lettura di questo libro è anche un percorso che conduce all’inevitabile consapevolezza che... il sesso, tutto, è un’esperienza q***r per chiunque, prima o poi. Lo sa molto bene chi, come me lavori nell’ambito della e si confronti quotidianamente con la , varietà, unicità individuale - in una parola con la “ ***rness” - della sessualità umana.

È spesso proprio grazie al riconoscere, accogliere, integrare questa complessità e varietà di attrazioni, , fantasie, preferenze emotive, comportamenti, ruoli, spesso sfumati e dinamici, che avviene il processo terapeutico.

“Queer S*x. A Trans and Non-Binary Guide to Intimacy, Pleasure and Relationships”, Jessica Kinglsley Publishers, London and Philadelphia 2018

***rsex + ***r

Mia nonna andava in  . Mia nonna era  . Quando era piccola la chiamavano “Ercolina”, per quanto era forte. La maestra la...
05/10/2021

Mia nonna andava in . Mia nonna era . Quando era piccola la chiamavano “Ercolina”, per quanto era forte. La maestra la puniva perché in palestra faceva “giochi da maschi”: si arrampicava sulle pertiche meglio e più velocemente dei suoi compagni. Mia nonna era sana: nata nel #1899 e morta nel 1999, fino agli ultimissimi anni si diceva orgogliosa di non aver mai messo piede in ospedale. In foto, sull’ , lei è quella più in alto di tutti 😊

Questi alcuni dei su mia nonna, da lei stessa raccontati più volte. Ciò che in famiglia si narra delle nostre radici diventa ricordo, ci forma, ci plasma, diventa parte di un nostro “dna psichico” (e forse non solo psichico): a volte una missione, una vocazione, altre un problema da risolvere, altre un’amarezza o una condanna che ci portiamo addosso.

Ci sono amarezze nella mia vita, eredità dolorose, e ce ne sono anche nella storia di questa stessa nonna, ma la sua figura è prevalentemente un esempio, un’impronta che mi ha accompagnata nella vita come una risorsa e un’ispirazione.

Così, quando vado in montagna, quando ho tra le mani la delle nostre valli (in queste foto, lei sulle cime delle , io qui in , in e nel vallone di ) spesso i miei pensieri vanno a lei, ed è un po’ come dialogare con lei, ringraziarla, immaginarla felice di sapermi lì, sperando di avere un po’ della sua forza nei muscoli e nel fiato, e nell’animo un po’ del suo coraggio e resistenza.

Nella pratica clinica spesso chiedo dei nonni e delle nonne, delle , dei miti di . Molto spesso i nonni sono ricordati come risorse, come “luogo” d’amore incondizionato, protezione, sicurezza, calore e fonte di ispirazione. Le parole sui nonni e sulle nonne sono spesso accompagnate da lacrime di commozione, e talvolta di , quando non ci sono più e il dolore del si mescola a gratitudine.

Da almeno 2 decenni, nelle mie   marine uno dei miei momenti più agognati è l'ora quotidiana di   mattutino. È per me, n...
14/08/2021

Da almeno 2 decenni, nelle mie marine uno dei miei momenti più agognati è l'ora quotidiana di mattutino. È per me, nei mesi freddi e grigi, uno di quelli che nella terapia chiamiamo il “posto al sicuro”: luogo della mente da rievocare per ritrovare benessere ed equilibrio. Un'ora tutta per me, di solitudine e incanto; sempre uguale e ogni volta diversa, di , piacere, fatica. Il corpo si attiva, i muscoli lavorano, il cuore batte. Contemplo la luce che attraversa la trasparenza dell'acqua; le bolle d’aria luminescenti che danzano attorno alle dita, i
disegni della sabbia sul fondo, i paesaggi di roccia, alghe, e fauna assortita. Mi lascio massaggiare dell’acqua che scorre su tutto il corpo, e cullare dai movimenti alternati delle bracciate.

Ieri, nuotando, ho affondato un braccio, dal polso alla spalla, su una medusa. Un dolore acuto e improvviso. L'attivazione fisiologica è stata immediata: istinto di fuga, respiro affannoso, cuore in gola, e subito dopo, per qualche minuto, il pensiero di uscire dall'acqua, di rientrare a piedi, di non poter più nuotare serena, di “vacanza rovinata”.

Sono bastati pochi minuti di respiro per realizzare che non era nulla di che, e riprendere a nuotare serena, magari giusto un po' più vigile, dando qualche occhiata in più a destra e sinistra, nell'azzurro profondo sotto il pelo dell'acqua. Un'altra medusa fluttuava placida un po' distante da me, ed il mio corpo è rimasto calmo e rilassato.

Non tutte le esperienze spiacevoli, dolorose o perfino terribili sono traumatiche – di certo questa non lo è stata! – e non tutti i traumi producono una sindrome post-traumatica. Molto dipende ovviamente dalla gravità dell'evento, e/o dal fatto che si ripeta, ma dipende anche dalle nostre risorse del momento, interne ed esterne, dalla capacità innate della mente di autoregolarsi, dal contesto e dalla rielaborazione cognitiva che ne facciamo (stando nella metafora della medusa: “Non sono in Australia, queste meduse non sono pericolose, il dolore passa, se guardo intorno non ne vedo altre, o pochissime” ecc…).

Le risposte di attacco o fuga sono fisiologiche e funzionali, anche da un punto di vista evolutivo utili alla sopravvivenza e al benessere (banalmente, in questo caso, allontanarsi da una fonte di dolore). Smettono di essere funzionali quando continuano a ripetersi anche in assenza di pericolo, quando ci accompagnano nella vita anche mentre tutto è tranquillo, facendoci vivere in una costante condizione di allarme.

A dispetto del titolo, un po' altisonante, questo non è un libro enfatico, che voglia esaltare il   dopo i 50, negare i ...
12/08/2021

A dispetto del titolo, un po' altisonante, questo non è un libro enfatico, che voglia esaltare il dopo i 50, negare i problemi che subentrano con il passare degli anni, e neppure promuovere il sesso a tutti i costi. È invece un testo realistico che offre spunti e aiuto concreto.

L'autrice è una terapeuta che aveva 57 anni lo scorso anno, quando è stato pubblicato questo libro.

“Dopo i 50”, o intorno a questa età di profondi cambiamenti, il sesso e la non sono né meglio né peggio, ma diversi.

Le statistiche parlano chiaro: alcunə mantengono una sessualità penetrativa, modificando magari frequenza, o ritmi, o posizioni o contesti; altrə scoprono o riscoprono differenti forme di intimità e stimolazione sessuale; altrə ancora rinunciano del tutto al sesso per dedicarsi a un corporeo affettuoso, che non prevede o , ma vicinanza e .

La grande differenza, in termini di appagamento, soddisfazione e felicità, è che le scelte siano consapevoli e condivise, negoziate e comunicate tra le persone interessate. Non c'è nulla di “prescritto”, nulla che valga per tuttə universalmente.

Il libro offre aiuto pratico per ciascuna, e molte altre, di queste scelte, e per diverse fasi e condizioni di vita.

T. Cox, Great S*x Starts at 50, London 2020

Ho più volte scritto in merito all'importanza della mindfulness in sessuologia. Nel mio lavoro quotidiano, invito spesso...
30/05/2021

Ho più volte scritto in merito all'importanza della mindfulness in sessuologia. Nel mio lavoro quotidiano, invito spesso i pazienti e le pazienti alla pratica della presenza e dell'attenzione, in sessuologia come in psicoterapia. L'esercizio della mindfulness può essere più o meno formale e includere per esempio l'esercizio dell'attenzione nel tocco, nel dialogo, nelle attività nella natura, oppure, come dimostra lo studio che cito qui, anche il rock climbing.

La pratica meditativa della mindfulness ha ricevuto sempre più attenzione anche da parte della cosiddetta “psicologia positiva”, in quanto metodo per migliorare il benessere e ridurre l’ansia.

Possiamo definire la mindfulness, con le parole di Kabat-Zinn, come la capacità di porre attenzione intenzionalmente, nel momento presente e in modo non giudicante.

Uno studio appena pubblicato esplora empiricamente la correlazione tra il livello di mindfulness e l’attività di arrampicata sportiva. 59 partecipanti sono stati sottoposti a misurazione dei livelli di mindfulness prima e dopo un’attività di arrampicata sportiva. Il gruppo di controllo ha effettuato invece le stesse misurazioni prima e dopo lo svolgimento di altri tipi di attività fisica. La partecipazione all’attività di arrampicata incrementa i livelli di mindfulness in modo significativamente più alto rispetto al gruppo di controllo.

Si tratta del primo studio che dimostra che la pratica dell’arrampicata sportiva incrementa i livelli di mindfulness in giovani adulti.

A livello teorico, questi risultati sono di grande interesse per la comprensione dello stato di “flow”, esperienza umana ottimale: uno stato di coscienza in cui una persona è completamente immersa in un’attività.

A livello pratico, questo studio mette in luce l’importanza della pratica dell’arrampicata sportiva anche in ambito terapeutico.

In foto sono io, che mi prendo cura del mio benessere 😊

Wheatley, K.A. Exploring the relationship between mindfulness and rock-climbing: a controlled study. Curr Psychol (2021)

È uscito proprio questa settimana il nuovo libro di Jen Gunter, “The Menopause Manifesto”.  è ginecologa e divulgatrice,...
30/05/2021

È uscito proprio questa settimana il nuovo libro di Jen Gunter, “The Menopause Manifesto”.
è ginecologa e divulgatrice, già autrice dal best seller “The Va**na Bible”.

Molti dei principi sui quali l’autrice insiste sono gli stessi che guidano il mio lavoro, che mira appunto a fornire, alla donna in questo caso, un aiuto concreto, basato su informazione corretta e precisa, evidenze scientifiche, e una integrazione tra aspetti psicologici e sessuologici, sociali e medici.

Il libro è in lingua inglese. Traduco qui sotto alcuni passaggi di una sua sua presentazione, pubblicata sul NY Times.

“La è stata a lungo trattata come una specie di stato di pre-morte, questo perché il valore della donna è stato per secoli misurato in base alla sua capacità riproduttiva, e la sua definita da ottusi standard misogini.

Molte ragazzine che non avevano mai ricevuto informazioni in merito alla pubertà si sono svegliate una mattina inondate del sangue della prima mestruazione, convinte di dover morire da un momento all’altro. Per molte donne la menopausa rispecchia quell’esperienza: una serie di sintomi inaspettati di cui si ha
pudore di parlare.

Possiamo fare di meglio, abbracciando l’idea di una menopausa . Le hanno il diritto di vivere i cambiamenti che avvengono nel loro corpo a partire da informazioni corrette e complete, e libere dalla paura, dalla vergogna e dalla segretezza.

Una menopausa femminista respinge l’idea patriarcale che
il valore di una donna sia legato alla funzionalità delle ovaie e che la fine della sua vita riproduttiva coincida con la fine della sua vita produttiva.

Troppe donne ancora hanno informazioni incomplete sulla biologia della menopausa e non sanno cosa aspettarsi dal momento in cui cessa la regolarità dei cicli mestruali.

Le donne tendono a non parlare dei loro sintomi con i medici, dando per scontato che non esistano le diverse terapie, sicure ed efficaci, di cui invece disponiamo.

Ricevere l’aiuto dovuto per la menopausa non dovrebbe più richiedere un atto di , ma questo non accadrà mai se restiamo in silenzio.”

24/05/2021

Indirizzo

Corso Galileo Galilei
Turin
10126

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