18/10/2025
Dagli appunti di Mariapaola Grilli…
✨Ogni lezione inizia con l’invocazione!
Occorre comprendere che cosa ci sia dietro ai due versi che recitiamo
all'inizio di ogni lezione. Non è una preghiera.
È un canto.
Conosciamo tutti le preghiere, si prega di continuo. Ma nella nostra quotidianità come preghiamo?
Se imploriamo qualcuno, se preghiamo
qualcuno, non lo facciamo pronunciando meccanicamente le parole. Allora
come si fa una preghiera? Come si implora qualcuno? Qual è il tono? Non può essere una semplice esposizione. Nella tradizione indiana, preghiere, invocazioni, lodi, elogi (lodare si traduce con stotra, stavanam) sono tutti
recitati, cantati. Non sono pronunciati come semplici enunciazioni. Perché
mai dovrebbe essere così? Infatti non ci sono affermazioni come «Dio sei grande", «Dio sei onnisciente», «Dio sei onnipotente», «Dio puoi fare qualsiasi cosa. Tutto viene fatto da te».
Se è una realtà perché non si dovrebbe proclamarla? È una questione su
cui vale la pena riflettere.
Ciò che recitiamo come preghiere non sono in realtà preghiere. Questo è
stato spiegato abbastanza spesso nelle lezioni. È smaraṇam, un
contenitore della memoria. Non stiamo pregando Patañjali. I due versi non
lodano Patañjali. Pertanto, non può essere un elogio. Non ci sono
affermazioni del tipo «benedicimi con lo yoga». Non è né una preghiera né una lode.
Allora, che cos'è?
È un namana (inchinarsi, salutare, porgere omaggio ndr). Da nessuna parte
i versi dicono: «Benedicimi». Dice solo:
«Mi inchino davanti a te».
Allora, perché deve essere cantato?
Yogena chitasaya padena vacam
Malam sareerasyaca vaidyakena
È per il nostro sistema affinché ne venga ammaliato, estasiato. Quando si
canta, non è necessario ammaliare gli altri, ma lo si fa per ammaliare se stessi. Cantiamo per la nostra propria estasi. Ecco perché tutta la
letteratura indiana come i Veda, il Mahābhārata e il Rāmāyaṇa sono in forma di versi.
La Divinità dentro di noi dovrebbe essere ammaliata affinché ci benedica.
Quindi, è un canto rivolto alla divinità, che dovrebbe ammaliare la divinità, altrimenti, la divinità non offre la sua grazia.
Ecco perché abbiamo il concetto di canto.
Le preghiere come le conosciamo
noi non devono essere semplicemente pronunciate, devono essere
cantate.
(Da una lezione di Prashant del 14 luglio 2023)