29/10/2025
🦷💊 “Me l’ha detto il dentista, ma la ricetta la deve fare lei…”
Il copione è sempre quello.
Arriva la mail del paziente: “Aug (sappiamo che sapete gia’ il farmaco)… due volte al giorno per 6 giorni”.
Chi l’ha deciso? Il dentista.
Solo pochi fortunati ricevono la ricetta scannerizzata con firma e timbro; nella maggior parte dei casi il “passaggio di consegne” è implicito, quasi scontato.
Chi deve firmarlo? Il medico di medicina generale.
Perché? “Così non pago… perché costa meno… perché il dentista si e’ scordato…”
E così, un atto clinico deciso altrove diventa un problema nostro: responsabilità, tracciabilità, audit.
Nel frattempo ci chiedono di vigilare sull’appropriatezza antibiotica, sulle resistenze, sull’antibiotic stewardship.
Ma se il sistema continua a tollerare le prescrizioni “per conto”, ogni audit è una messinscena.
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La radice del problema
Nessuno la affronta davvero.
Manca una leadership che dica, con chiarezza:
“I farmaci per cure dentarie non sono a carico del SSN, oppure lo sono, ma i dentisti devono poterli prescrivere su un ricettario SSN dedicato alle cure odontoiatriche.”
Serve una scelta politica e organizzativa.
O si riconosce all’odontoiatria un canale di prescrizione a carico SSN, oppure si dichiara che quei farmaci restano a carico del paziente, come avviene per qualunque altra prestazione privata.
Ma non può essere il MMG a risolvere la contraddizione con una firma che non gli compete.
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I rischi
Così com’è oggi, nessuno può monitorare davvero l’appropriatezza dei dentisti, mentre quella dei medici di medicina generale viene valutata… su prescrizioni altrui.
L’errore di sistema è enorme: falsiamo i dati, e contemporaneamente ci assumiamo responsabilità che non ci appartengono.
E anche sul piano assicurativo la domanda è inevitabile:
quale polizza professionale del MMG copre prescrizioni odontoiatriche?
Nessuna. Perché non siamo dentisti.
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Il punto
Se davvero vogliamo parlare di uso razionale degli antibiotici, bisogna partire da qui.
Stop alle prescrizioni per conto terzi.
Serve un divieto nazionale esplicito:
“Chi decide un antibiotico, lo prescrive. Nessuna trascrizione da parte di altri professionisti.”
Non è una guerra di categorie, ma una questione di tracciabilità, sicurezza e rispetto delle competenze.
Perché se ci chiedono audit, appropriatezza e farmacovigilanza, allora devono anche metterci nelle condizioni di essere gli unici responsabili delle terapie che firmiamo.
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Non bastano campagne, poster e giornate mondiali sull’antibiotico-resistenza se poi non si fa un’analisi profonda delle cause e non si interviene davvero per correggerle.