Elvis Di Ponto - La via dell'inconscio

Elvis Di Ponto - La via dell'inconscio Regressioni alle vite precedenti, meditazioni, benessere spirituale

𝗦𝗮𝗺𝗵𝗮𝗶𝗻 – 𝗜𝗹 𝗖𝗮𝗽𝗼𝗱𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗖𝗲𝗹𝘁𝗶𝗰𝗼, 𝗶𝗹 𝗖𝗮𝗽𝗼𝗱𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗦𝘁𝗿𝗲𝗴𝗵𝗲Tra il 31 ottobre e il 1° novembre si celebra Samhain, l’antic...
31/10/2025

𝗦𝗮𝗺𝗵𝗮𝗶𝗻 – 𝗜𝗹 𝗖𝗮𝗽𝗼𝗱𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗖𝗲𝗹𝘁𝗶𝗰𝗼, 𝗶𝗹 𝗖𝗮𝗽𝗼𝗱𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗦𝘁𝗿𝗲𝗴𝗵𝗲
Tra il 31 ottobre e il 1° novembre si celebra Samhain, l’antico Capodanno Celtico, conosciuto anche come il Capodanno delle Streghe.

È la notte in cui la Ruota dell’Anno si chiude e subito ricomincia a girare, aprendo il ciclo dell’Oscurità, del silenzio e della rinascita.
Samhain segna il confine tra la fine e l’inizio, tra la vita e la morte, tra ciò che è visibile e ciò che appartiene al mondo sottile.
È il tempo in cui il velo tra i mondi si fa sottile, e gli spiriti degli antenati tornano a camminare accanto a noi.

Per questo, un tempo, le famiglie lasciavano un posto in più a tavola, affinché le anime dei propri cari potessero unirsi al banchetto e ricevere onore e amore.
È una notte di introspezione e trasformazione, in cui la Natura si ritira in sé stessa e invita anche noi a fare lo stesso.
Samhain ci insegna che nulla muore davvero: tutto si trasforma, tutto si rinnova.

Il buio non è da temere, ma da attraversare, perché solo nel grembo dell’Ombra può nascere una nuova luce.
In questo tempo sospeso, ascolta…
Le voci del vento che portano antichi segreti,
il battito della Terra che si fa lento,
e il richiamo dell’Anima che ricorda chi è, da dove viene, e dove sta andando.

Buon Samhain.
Che la tua Luce interiore continui a brillare anche nella notte più lunga.

𝗜𝗹 𝗚𝗶𝗮𝗿𝗱𝗶𝗻𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝗠𝗮𝗲𝘀𝘁𝗿𝗼 𝗲 𝗹𝗮 𝗧𝗲𝗺𝗽𝗲𝘀𝘁𝗮 (𝗿𝗮𝗰𝗰𝗼𝗻𝘁𝗼 𝘇𝗲𝗻)Un giovane discepolo bussò alla porta del vecchio maestro, il volto ...
29/10/2025

𝗜𝗹 𝗚𝗶𝗮𝗿𝗱𝗶𝗻𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝗠𝗮𝗲𝘀𝘁𝗿𝗼 𝗲 𝗹𝗮 𝗧𝗲𝗺𝗽𝗲𝘀𝘁𝗮 (𝗿𝗮𝗰𝗰𝗼𝗻𝘁𝗼 𝘇𝗲𝗻)

Un giovane discepolo bussò alla porta del vecchio maestro, il volto teso come il cielo prima di un temporale.
«Maestro», disse, «ho perso tutto ciò per cui ho lavorato. I miei sforzi, le mie speranze, i miei sogni. Nulla cresce più nella mia vita».
Il maestro lo ascoltò in silenzio, poi lo invitò nel suo giardino. Era un luogo sereno, ma quel giorno le nuvole lo coprivano e il vento scuoteva le piante.

«Guarda quel ciliegio», disse il maestro indicando un albero dal tronco nodoso. «Anni fa, una tempesta come questa lo piegò fino a spezzarne un ramo. Pensai che non avrebbe più fiorito. Ma la primavera successiva, proprio dal punto dove si era spezzato, nacque un nuovo ramo, e i fiori furono più abbondanti che mai».
Il discepolo lo fissò, confuso. «Vuoi dire che devo aspettare la primavera?».

Il maestro sorrise. «Voglio dire che la vita non smette di crescere solo perché è stata ferita. Sei tu che devi smettere di credere che una ferita sia la fine. Il vento non distrugge: insegna a piegarsi. La pioggia non punisce: insegna a radicarsi più a fondo».
Il giovane chinò lo sguardo, e solo allora si accorse che, nonostante la tempesta, alcune gocce di pioggia si erano fermate sui petali di un fiore. Brillavano come piccole stelle.

«La tempesta non ti ha tolto la strada», concluse il maestro. «Ha solo spazzato via ciò che ti impediva di vederla».

Da quel giorno, ogni volta che la vita lo metteva alla prova, il discepolo ricordava il giardino del maestro. E invece di chiedersi “Perché proprio a me?”, imparò a chiedersi “Cosa vuole crescere da questa ferita?”.

𝗖𝗮𝗺𝗽𝗮𝗻𝗲𝗹𝗹𝗶𝗻𝗶 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗣𝗼𝗿𝘁𝗮𝗨𝗻 𝗮𝗻𝘁𝗶𝗰𝗼 𝗿𝗶𝗺𝗲𝗱𝗶𝗼 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗹𝗲 𝗲𝗻𝗲𝗿𝗴𝗶𝗲 𝗻𝗲𝗴𝗮𝘁𝗶𝘃𝗲Nella tradizione popolare italiana — e non solo — si ...
28/10/2025

𝗖𝗮𝗺𝗽𝗮𝗻𝗲𝗹𝗹𝗶𝗻𝗶 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗣𝗼𝗿𝘁𝗮
𝗨𝗻 𝗮𝗻𝘁𝗶𝗰𝗼 𝗿𝗶𝗺𝗲𝗱𝗶𝗼 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗹𝗲 𝗲𝗻𝗲𝗿𝗴𝗶𝗲 𝗻𝗲𝗴𝗮𝘁𝗶𝘃𝗲
Nella tradizione popolare italiana — e non solo — si crede che il rumore del metallo possa allontanare spiriti, malauguri ed energie basse.

Ecco perché in tante case, specialmente in campagna, si appendevano piccoli campanellini vicino all’ingresso.

Il loro suono non era solo piacevole o decorativo:
era un modo per avvertire la casa di una presenza in arrivo.

Ogni nuovo ospite portava con sé emozioni, pensieri, intenzioni… e i campanellini aiutavano a filtrare ciò che non era benvenuto.
• Si appendevano alla maniglia o sopra la porta
• Meglio se in numero dispari: 1, 3 o 5
• Si dice che il vento o un movimento improvviso li faccia tintinnare quando un’energia ostile tenta di entrare

Molti credevano — e credono ancora — che quel suono leggero:
• “tagli” il negativo
• “risvegli” la protezione domestica
• richiami vibrazioni luminose e gioiose

Un rimedio semplice, bello da vedere e…
forse più potente di quanto pensiamo.

𝗟𝗮 𝗦𝗰𝗼𝗽𝗮 𝗣𝗿𝗼𝘁𝗲𝘁𝘁𝗶𝘃𝗮 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗿𝗼 𝗹’𝗨𝘀𝗰𝗶𝗼Nelle case dei nostri nonni, ogni oggetto aveva un’anima… e una funzione invisibile.Tr...
25/10/2025

𝗟𝗮 𝗦𝗰𝗼𝗽𝗮 𝗣𝗿𝗼𝘁𝗲𝘁𝘁𝗶𝘃𝗮 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗿𝗼 𝗹’𝗨𝘀𝗰𝗶𝗼
Nelle case dei nostri nonni, ogni oggetto aveva un’anima… e una funzione invisibile.
Tra questi, uno dei più sottovalutati era proprio la scopa.
Non quella usata per spazzare i pavimenti, ma una scopa speciale, scelta con cura e custodita come un talismano.
La si appoggiava accanto alla porta d’ingresso, quasi sempre con le setole rivolte verso l’alto.

Perché?
Per “bloccare” tutte le energie oscure che bussavano alla casa: malocchio, invidia, spiriti inquieti e pensieri maligni portati dalle visite indesiderate.
Si racconta che le entità negative siano ossessionate dall’ordine e dai numeri: quando incontrano una scopa, devono fermarsi a contare ogni filo di paglia…
e così non riescono più ad attraversare la soglia.

Le regole della tradizione popolare erano molto precise:
• La scopa protettiva non deve mai toccare la polvere — è un oggetto sacro, non di servizio.
• Nessun estraneo deve spostarla: solo chi vive in casa può maneggiarla.
• Quando invecchia o si spezza, non va buttata nella spazzatura:
si brucia, liberando tutto ciò che ha catturato nel fuoco purificatore.

Dicono che, talvolta, al mattino si possa trovare la scopa caduta a terra.
Per la gente di un tempo, era un chiaro segno:
aveva combattuto durante la notte.
E chissà… forse aveva vinto una battaglia che gli abitanti della casa non avrebbero mai saputo affrontare.

Ancora oggi, in molti angoli d’Italia, qualcuno la tiene lì in silenzio, “giusto per tradizione”…
ma c’è chi giura di aver sentito una presenza amica vegliare su di lui, proprio dietro l’uscio.

Perché la vera magia, spesso, è nascosta nelle cose più semplici.

𝗜𝗹 𝗥𝗶𝘁𝘂𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗦𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗿𝗼 𝗹𝗮 𝗣𝗼𝗿𝘁𝗮Nelle antiche case contadine, si credeva che il male potesse entrare silenzioso: invi...
24/10/2025

𝗜𝗹 𝗥𝗶𝘁𝘂𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗦𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗿𝗼 𝗹𝗮 𝗣𝗼𝗿𝘁𝗮
Nelle antiche case contadine, si credeva che il male potesse entrare silenzioso: invidia, malocchio, energie pesanti portate da chi attraversava la soglia.

Per questo molte nonne custodivano un segreto semplice ma potentissimo…

Un pizzico di sale grosso dietro la porta d’ingresso

Non un talismano vistoso, non segni in bella mostra:
solo sale nascosto, perché il sale — da sempre simbolo di purezza — assorbe e neutralizza le energie negative.

La tradizione vuole che:
• il sale vada cambiato nelle notti di luna nuova
• gettato alle spalle, senza guardarlo, oltre la soglia
• sostituito regolarmente, soprattutto se ci si sente stanchi o se l’ambiente appare “pesante”
• non deve essere visto né toccato da altri, altrimenti perde il suo potere protettivo

Se si scioglie o ingiallisce in fretta, dicono che abbia lavorato tanto per proteggere la casa…

Molti ancora oggi, anche senza confessarlo, lo usano per sentirsi più leggeri, più al sicuro, più in pace con ciò che entra nella loro vita.

Prova ad ascoltare la tua intuizione:
e se un pizzico di magia antica potesse davvero cambiare l’energia attorno a te?

𝗜𝗹 𝗩𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗲 𝗶𝗹 𝗩𝗲𝗰𝗰𝗵𝗶𝗼 𝗠𝗮𝗲𝘀𝘁𝗿𝗼 (𝗿𝗮𝗰𝗰𝗼𝗻𝘁𝗼 𝘇𝗲𝗻)Un giovane monaco viveva in un tempio arroccato sulla montagna.Ogni giorno m...
23/10/2025

𝗜𝗹 𝗩𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗲 𝗶𝗹 𝗩𝗲𝗰𝗰𝗵𝗶𝗼 𝗠𝗮𝗲𝘀𝘁𝗿𝗼 (𝗿𝗮𝗰𝗰𝗼𝗻𝘁𝗼 𝘇𝗲𝗻)
Un giovane monaco viveva in un tempio arroccato sulla montagna.
Ogni giorno meditava, ma la sua mente correva veloce come un fiume in piena.
Si sforzava di restare in silenzio, ma i pensieri non lo lasciavano in pace.
Un mattino, esasperato, andò dal suo maestro.
«Maestro, il vento dei pensieri non smette mai di soffiare nella mia mente.
Come posso fermarlo?»
Il vecchio maestro chiuse gli occhi, poi sorrise.
«Non puoi fermare il vento… ma puoi imparare ad ascoltarlo.»
Il giovane rimase confuso.
Il maestro lo portò fuori dal tempio, dove il vento faceva ondeggiare i rami degli alberi.
«Vedi?» disse. «Il vento muove ogni cosa, ma non distrugge nulla.
Il problema non è il vento, ma la tua resistenza.»
Il monaco iniziò allora a sedersi ogni giorno all’aperto.
Non tentava più di scacciare i pensieri: li lasciava passare, come foglie trasportate dal vento.
Col tempo, scoprì che il silenzio non era l’assenza del vento,
ma la pace di chi non si oppone più al suo soffio.

𝗜𝗹 𝗙𝗶𝗼𝗿𝗲 𝘀𝘂𝗹𝗹𝗮 𝗥𝗶𝘃𝗮 (𝗿𝗮𝗰𝗰𝗼𝗻𝘁𝗼 𝘇𝗲𝗻)Un monaco camminava lungo un sentiero che costeggiava un piccolo ruscello. La pioggia ...
21/10/2025

𝗜𝗹 𝗙𝗶𝗼𝗿𝗲 𝘀𝘂𝗹𝗹𝗮 𝗥𝗶𝘃𝗮 (𝗿𝗮𝗰𝗰𝗼𝗻𝘁𝗼 𝘇𝗲𝗻)
Un monaco camminava lungo un sentiero che costeggiava un piccolo ruscello. La pioggia aveva appena smesso, e l’aria era piena del profumo della terra bagnata.
All’improvviso, si fermò davanti a un fiore solitario che cresceva tra le pietre. Non era il più bello, non era il più grande, ma in quell’istante tutto sembrava perfetto. Il monaco si sedette sulla pietra più vicina e rimase in silenzio, osservando il fiore e il ruscello che scorreva.
Nessuna parola veniva pronunciata. Nessun pensiero si affacciava. Solo il respiro del vento tra le foglie, il ticchettio dell’acqua, il fragile tremito del fiore.
E dentro quel silenzio, il monaco sentì la gratitudine: non per il fiore, non per il ruscello, non per sé stesso, ma per l’istante in cui tutto questo era possibile. Gratitudine che non chiedeva nulla, che non spiegava nulla, che semplicemente era.
Quando si alzò per proseguire il cammino, il fiore rimase lì, silenzioso, e il ruscello continuò a scorrere. Ma qualcosa in lui era cambiato: ogni passo che faceva portava con sé il ricordo di quell’istante, leggero come il vento, immenso come l’acqua.
E così, il monaco imparò che la gratitudine non nasce dal ricevere, ma dal vedere. Non dal chiedere, ma dal lasciare che il mondo accada, così com’è.

𝗜𝗹 𝘀𝗲𝗺𝗲 𝗲 𝗹𝗮 𝗽𝗶𝗲𝘁𝗿𝗮 (𝗿𝗮𝗰𝗰𝗼𝗻𝘁𝗼 𝘇𝗲𝗻)Durante un lungo inverno, un giovane monaco trovò un piccolo seme tra le rocce del sen...
20/10/2025

𝗜𝗹 𝘀𝗲𝗺𝗲 𝗲 𝗹𝗮 𝗽𝗶𝗲𝘁𝗿𝗮 (𝗿𝗮𝗰𝗰𝗼𝗻𝘁𝗼 𝘇𝗲𝗻)
Durante un lungo inverno, un giovane monaco trovò un piccolo seme tra le rocce del sentiero che portava al tempio.
Era secco, sporco di polvere, sembrava morto.
“Non potrà mai crescere”, pensò.
Eppure, qualcosa dentro di lui lo spinse a raccoglierlo.

Quel giorno, dopo le preghiere, il monaco scese nel cortile del tempio e scavò un piccolo buco nella terra dura e gelata.
Vi depose il seme, lo coprì con delicatezza e ogni mattina gli versava qualche goccia d’acqua.

Gli altri monaci lo osservavano con curiosità.
“Perché lo fai? Nulla cresce d’inverno.”
Il giovane rispondeva soltanto:
“Forse il seme non crescerà… ma io sì.”
Passarono i giorni. La neve si sciolse, il sole tornò a scaldare la terra.
Un mattino, nel punto dove aveva piantato il seme, spuntò una piccola foglia verde.
Era sottile, fragile, ma viva.

Il maestro si avvicinò e disse:
“Vedi, la speranza non è la certezza che qualcosa nascerà, ma il coraggio di piantare anche quando sembra inutile.
Non serve sapere se il seme fiorirà: serve solo credere abbastanza da continuare a curarlo.”

Il monaco guardò quella piccola foglia e capì:
la speranza è la voce silenziosa della vita che sussurra dentro di noi: “prova ancora, c’è ancora luce”.

𝗟𝗮 𝗖𝗮𝘀𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗡𝗼𝗻 𝗘𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝘃𝗮In molti paesi si racconta di case che appaiono solo a chi deve trovarle. Nessuno sa quando o do...
18/10/2025

𝗟𝗮 𝗖𝗮𝘀𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗡𝗼𝗻 𝗘𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝘃𝗮
In molti paesi si racconta di case che appaiono solo a chi deve trovarle. Nessuno sa quando o dove, ma in certe notti, lungo strade di campagna o vicoli antichi, compare una porta che di giorno non c’è. Dentro, una luce fioca, un profumo di legna e una voce gentile che invita a entrare.

Chi l’ha fatto racconta di aver trovato ricordi dimenticati, persone amate ormai altrove, o di aver parlato con qualcuno che conosceva troppo bene… ma che non poteva essere lì. Quando tornano indietro, la casa è sparita. Rimane solo un senso di pace… e il dubbio che non fosse un sogno.

Forse non sono i luoghi a scomparire. Forse siamo noi che, per un istante, attraversiamo il velo tra i mondi.

𝗜𝗹 𝗥𝘂𝗺𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗔𝗰𝗾𝘂𝗮 (𝗿𝗮𝗰𝗰𝗼𝗻𝘁𝗼 𝘇𝗲𝗻)Un giovane monaco, tormentato dai pensieri, andò dal suo maestro e gli disse:«Maestro...
18/10/2025

𝗜𝗹 𝗥𝘂𝗺𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗔𝗰𝗾𝘂𝗮 (𝗿𝗮𝗰𝗰𝗼𝗻𝘁𝗼 𝘇𝗲𝗻)
Un giovane monaco, tormentato dai pensieri, andò dal suo maestro e gli disse:
«Maestro, ogni volta che provo a meditare, la mia mente non smette di parlare. È come un torrente che scorre senza sosta. Come posso trovare la pace?»

Il vecchio maestro sorrise e lo invitò a seguirlo.
Camminarono fino a un ruscello che scendeva lento tra le rocce.

Lì, il maestro si fermò e chiese:
«Senti il rumore dell’acqua?»
«Sì, maestro», rispose il discepolo.
«E mentre la senti… l’acqua smette forse di scorrere?»
«No, continua a scorrere.»

Il maestro chiuse gli occhi e disse:
«Allora non cercare di fermare il torrente. Ascoltalo. Lascia che scorra. La pace non nasce dal silenzio dei pensieri, ma dal silenzio dentro di te che li osserva.»

Il giovane rimase immobile.
Per la prima volta, non tentò di zittire la mente.
Ascoltò il fluire dell’acqua, e in quel suono continuo sentì la quiete che aveva sempre cercato.

𝗥𝗶𝗳𝗹𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲:
La mente è come un fiume: non puoi fermarla, ma puoi imparare ad ascoltarla senza esserne travolto.
Il vero silenzio non è l’assenza di rumore, ma la presenza di consapevolezza.

Nonostante oggi sia 𝗩𝗲𝗻𝗲𝗿𝗱𝗶̀ 𝟭𝟳, niente panico! In Italia è considerato il giorno più sfortunato, ma è una credenza tutt...
17/10/2025

Nonostante oggi sia 𝗩𝗲𝗻𝗲𝗿𝗱𝗶̀ 𝟭𝟳, niente panico! In Italia è considerato il giorno più sfortunato, ma è una credenza tutta nostra: nel mondo anglosassone, per esempio, si teme il Venerdì 13.
Ecco alcune curiosità sull'origine della superstizione legata al nostro "giorno nero":
𝗜𝗹 𝗡𝘂𝗺𝗲𝗿𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗠𝗼𝗿𝘁𝗲: La teoria più diffusa viene dall'Antica Roma. Il numero 17 in numeri romani si scrive XVII. Riordinando le lettere si ottiene la parola latina VIXI, che significa "ho vissuto" o "sono vissuto", e che veniva spesso incisa sulle lapidi, un chiaro presagio di... non esserci più!
𝗟𝗮 𝗗𝗶𝘀𝗴𝗿𝗮𝘇𝗶𝗮 𝗕𝗶𝗯𝗹𝗶𝗰𝗮: Secondo la tradizione cristiana, il Diluvio Universale sarebbe iniziato proprio il 17° giorno del secondo mese.
Il Giorno della Passione: L'associazione con il Venerdì deriva dal fatto che, per la tradizione cristiana, è il giorno della crocifissione e della morte di Gesù.
𝗟𝗮 𝗙𝗼𝗯𝗶𝗮 𝗨𝗳𝗳𝗶𝗰𝗶𝗮𝗹𝗲: La paura irrazionale per il numero 17 ha anche un nome: si chiama Eptacaidecafobia (dal greco "diciassette" e "paura").
Quindi, che siate super-scaramantici o totalmente razionali, oggi ricordatevi di non passare sotto le scale (giusto per non rischiare, non è vero ma ci credo) e fateci sapere: voi siete tra quelli che oggi evitano a tutti i costi il gatto nero, oppure vi godete il venerdì senza pensieri?

𝗜𝗹 𝗩𝗲𝗰𝗰𝗵𝗶𝗼 𝗲 𝗹𝗮 𝗧𝗮𝘇𝘇𝗮 𝗱𝗶 𝗧𝗲̀ (𝗿𝗮𝗰𝗰𝗼𝗻𝘁𝗼 𝘇𝗲𝗻)C’era un giovane monaco che viveva ai piedi di una montagna sacra. Ogni matti...
16/10/2025

𝗜𝗹 𝗩𝗲𝗰𝗰𝗵𝗶𝗼 𝗲 𝗹𝗮 𝗧𝗮𝘇𝘇𝗮 𝗱𝗶 𝗧𝗲̀ (𝗿𝗮𝗰𝗰𝗼𝗻𝘁𝗼 𝘇𝗲𝗻)
C’era un giovane monaco che viveva ai piedi di una montagna sacra. Ogni mattina, prima che il sole sorgesse, si sedeva sul gradino più alto del tempio e osservava il cielo schiarirsi.
Ma nonostante la pace del luogo, dentro di lui sentiva un’inquietudine che non riusciva a spiegare.

“Maestro,” disse un giorno al vecchio monaco del tempio, “medito ogni giorno, recito i sutra, servo gli altri… eppure sento che qualcosa manca. Non trovo la pace.”
Il maestro lo guardò in silenzio, poi sorrise e gli disse:
“Domani, all’alba, vieni a casa mia. Ti offrirò una tazza di tè.”

Il giorno seguente, il giovane bussò alla porta.
Il vecchio lo fece sedere e cominciò a versare il tè.
Versò e versò, finché la tazza fu piena… poi traboccò, e il tè cominciò a colare sul tavolo, a terra, persino sulle mani del giovane.
“Maestro! La tazza è piena! Non entra più nulla!” gridò il discepolo.
Il vecchio posò la teiera e disse piano:
“Come questa tazza, anche la tua mente è piena. Piena di idee su come dovresti essere, su come dovresti trovare la pace. Finché non la svuoti, non potrai gustare davvero il tè.”

Il giovane rimase in silenzio.
Guardò il vapore salire dalla tazza, sentì il profumo del tè, e per la prima volta da tempo… non cercò nulla.
Semplicemente era lì.
Il tè aveva un sapore che non aveva mai notato prima.
Da quel giorno, non cercò più la pace: la lasciò semplicemente arrivare.

Insegnamento:
La mente che cerca troppo non trova nulla.
Solo quando smetti di voler comprendere, cominci davvero a vedere.

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Turin
10156

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