Dott.ssa Loredana Beligni Psicologa Psicoterapeuta Psicoanalitica

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Dott.ssa Loredana Beligni Psicologa Psicoterapeuta Psicoanalitica Psicoterapia psicoanalitica. Laureata in Psicologia clinica e di comunità e psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico.

Possibilità di consulenze sia in presenza che on line

02/11/2025

“Anche l’attuale generazione dei nativi digitali, ha lo stesso desiderio mai colmo che ha contraddistinto la preadolescenza e l’adolescenza della maggior parte degli adulti che l’ha messa al mondo: trascorrere tempo con gli amici, dentro la vita reale, senza adulti intorno”.

“La generazione ansiosa”
J.Haidt

Da leggere con attenzione e riflettere.
02/11/2025

Da leggere con attenzione e riflettere.

A 9 ANNI HANNO FONDATO UN “CLUB DEL SESSO”: se siete genitori, per favore prendetevi 10 minuti per leggere questo post.

Genitori ed educatori: il messaggio che segue richiede circa 10 minuti del vostro tempo. Ma potrebbero essere dieci minuti chi vi aiutano a comprendere cose che stanno succedendo nelle vite dei nostri figli e di cui è troppo importante riflettere insieme. Questo post parte dalla testimonianza di una collega che mi ha scritto così:

“Gentile dottore per la prima volta nella mia esperienza professionale mi trovo davanti una situazione per me difficile da affrontare. Nella nostra scuola ci sono bambini di 9 anni che vedono video pornografici dallo scorso anno e hanno creato un club del sesso. Chi vuole farne parte è obbligato a visionare materiali pornografici spinti, rapporti orali, a tre, con uso di oggetti. Tutto questo è stato scoperto da una mamma. Mi viene da dire maledetti cellulari e adulti incoscienti che comprano sempre prima questo oggetto e non supervisionano. Alcune bambine manifestano un disagio forte, Oggi una ha vomitato per lo schifo provato davanti a delle immagini, altre piangono. Io da tanti anni affronto il discorso della pornografia online, della mercificazione del corpo, porto poesie d'amore, mostro ciò che manca in quelle visioni di solo accoppiamento fisico. Lo faccio nella terza media. A quella età le parole mi escono facilmente, so come affrontare il discorso. Non mi è mai successo di trovarmi in una situazione simile, davanti a bambini di 9 anni. Ecco perchè ho bisogno di un confronto con lei.

Da anni, ogni settimana (e ribadisco: ogni settimana) ricevo mail con richieste di aiuto in cui un adulto rivela di sentirsi disorientato di fronte a ciò che ha scoperto esistere nella vita virtuale di un figlio, di uno studente, di una classe o all’interno di una chat. Molte di queste richieste hanno a che fare con l’esplorazione della sessualità da parte di minori che viene fatta sempre più precocemente e con modalità totalmente inadeguate rispetto all’età e alla maturità dei soggetti coinvolti. Questa settimana ho ricevuto questa mail e ho chiesto il permesso di poter condividere questa testimonianza con chi legge i miei post.

Avere 9 anni e fondare, nel proprio ambito di amicizie, il club del sesso imponendo ai coetanei – per farne parte – di visionare materiali molto spinti è un esempio di come l’abuso sessuale (sì, questo è abuso e non esplorazione fase-specifica) possa entrare nella vita dei nostri figli attraverso la combinazione di cinque elementi:
1) il bisogno di appartenenza al gruppo
2) la disponibilità di strumenti digitali che permettono con tre click di fare qualsiasi cosa
3) la superficialità con cui il mondo adulto ha sdoganato nella vita dei minori strumenti potentissimi senza avere alcuna contezza della loro potenza e della disfunzionalità che essa porta nella vita dei minori
4) l’aggressività con cui le piattaforme digitali entrano nelle vite di tutti, anche dei bambini, proponendo esperienze totalmente non fase specifiche e arrogandosi il diritto di dire che non hanno alcuna responsabilità, in quanto avvertono l’utente di contenere materiale riservato ad un pubblico di cui specificano l’età minima (da cui se ne deduce che gli unici responsabili per le navigazioni pericolose sarebbero i genitori che dovrebbero vivere dentro gli smartphones dei figli)
5) la totale mancanza di educazione affettiva e sessuale, che lascia i piccoli esposti a situazioni estreme in cui percepiscono disagio ed eccitazione allo stesso tempo nella totale incapacità di comprendere come orientarsi in tutto ciò e soprattutto a chi chiedere aiuto., visto che le agenzie educative e gli adulti in generale si rivelano vacanti in questo ambito educativo.

Condivido questa testimonianza in un giorno di festa, non per rovinarvelo, ma perché nei giorni festivi noi adulti abbiamo ritmi più lenti e più tempo per concentrarci su cose che la frenesia del lavoro a volte non ci fa considerare importanti. Io non so più come dirlo al mondo che là fuori c’è un problema enorme che entra nelle nostre vite attraverso lo sdoganamento della virtualità a cui bambini e bambine hanno accesso, navigando senza alcun criterio e supervisione.

So che molti dicono che basterebbe educare ad un buon uso dello smartphone, perché non è lo smartphone in sé il problema, ma l’uso che ne viene fatto. Beh, lasciatemi dire che invece è anche lo smartphone in sé il problema perché ha una potenza che nessun bambino sa governare e che nessun adulto sa educare nella relazione con un minore. Dentro al virtuale c’è troppa roba mentre nella mente dei nostri figli, prima dei 16 anni ci sono ancora troppe poche reti neuronali integrative in grado di avere un dominio efficace di quella “troppa roba”. E’ come far guidare una fuoriserie ad un ragazzo che ha appena preso la patente per guidare un motorino.

Per favore parlate di tutto questo ad altri genitori. Voi educatori condividete questa storia nelle vostre chat di classe. Rendete questa domenica una domenica di consapevolezza adulta, sia genitoriale che della comunità educante tutta. Troppe volte sento dire, anche da colleghi molto quotati, che io, con la narrazione che ho fatto del digitale in questi anni, non ho compreso nulla. Perché il problema secondo moltissimi sta nella fragilità di noi adulti.

Io penso che dobbiamo avere il coraggio di dire che il mondo virtuale ha reso i genitori fragili e la fragilità degli adulti ha reso il mondo virtuale sempre più capace di impossessarsi delle vite dei nostri figli. E’ un gatto che si morde la coda che però ha avuto il suo punto di inizio con la pervasività del digitale portatile dentro alle nostre vite di esseri umani del terzo millennio. E questo, Jonathan Haidt lo spiega benissimo nel suo volume “Generazione ansiosa” (Rizzoli ed.)

Su questo tema anch’io ho appena pubblicato un libro con Barbara Tamborini intitolato “Esci da quella stanza. Come e perché riportare i nostri figli nel mondo” (Mondadori ed.) dove cerchiamo di far capire ai lettori che oggi abbiamo bisogno di una totale inversione di rotta e che noi genitori ne dobbiamo essere consapevoli protagonisti. Vi prego, andatelo a cercare nella biblioteca più vicina a casa vostra, non c’è bisogno che lo compriate (chi sa quanti pensano che il mio unico interesse sia – in questo momento - vendere un libro. Ma se così fosse, vi siete mai chiesti come mai in più di dieci anni di vita nei social non ho mai – e ribadisco mai – messo un link ad alcuna libreria online che conduca all’acquisto automatico di un mio libro?). Scrivo libri non perché ho l’urgenza di venderli (cosa che naturalmente viene valutata come positiva da un autore), ma per fare cultura, per usare il mio posizionamento professionale e sociale (oltre che social) ai fini del miglioramento della vita e delle condizioni di crescita dei nostri figli. Lo dico da professionista e lo dico come padre di quattro figli.

Se anche voi pensate che fondare il club del sesso a 9 anni sia una spaventosa distorsione della crescita derivata da un mondo che non ha alcuna cura dei bisogni evolutivi di bambini e bambine del terzo millennio e che ciò non dipenda solo dalla fragilità di noi genitori, ma dalla potenza con cui quel mondo invade le nostre vite…… beh allora spero che questo post vi aiuti a correre ai ripari.

Se volete e potete, aprite il dibattito con più adulti possibili e condividete questo messaggio.

L’intervista a Simona Argentieri, uscita su iO Donna qualche giorno fa, affronta il destino della psicoanalisi in un’epo...
26/10/2025

L’intervista a Simona Argentieri, uscita su iO Donna qualche giorno fa, affronta il destino della psicoanalisi in un’epoca che pretende e favoleggia soluzioni rapide al disagio.
Secondo l’autrice, la cultura contemporanea ha trasformato la sofferenza in emergenza: si privilegiano soluzioni per eliminare il sintomo invece di comprenderlo, dimenticando che è un messaggio dell’inconscio da ascoltare e non zittire. Distingue fra le dimensioni del curare e del prendersi cura, con la prima che richiede tempo, fatica e trasformazione interiore e la seconda che rischia di ridursi a un atto di assistenza, spesso collusivo, che tranquillizza ma non cambia. Osserva che i pazienti si presentano oggi con una diagnosi -"sono anoressica, sono gay"-, e che esprimono cosi la tendenza a classificare anziché pensare, diffusa anche dai social. Purtroppo è prassi comune osservare come molti terapeuti, allineandosi al pensiero dominante, finiscano per seguire la logica del sintomo e non quella del soggetto. Argentieri coglie una mutazione antropologica nella perdita del conflitto psichico, la dissoluzione del senso di colpa e lo sviluppo di personalità più fragili e narcisistiche.
Chi soffre non tollera di sentirsi corresponsabile della propria infelicità, e l’analista, per timore di perdere il paziente, rinuncia a dire verità scomode.
Ci ricorda, poi, la distinzione tra patologia e difficoltà quotidiane come l'angoscia, la solitudine, la fatica di vivere, che non sono malattie da curare, ma condizioni umane da affrontare con le risorse dell’Io.
La psicoanalisi, conclude, serve ancora e proprio a questo: a restituire al soggetto la capacità di pensare, di tollerare il dolore e di trasformarlo in conoscenza.

Simona Argentieri, psicologa-psicoanalista, autrice di numerose opere nel campo della psicoanalisi, della cultura, dell’arte e del linguaggio. Fa parte della Associazione Italiana di Psicoanalisi (AIPsi) e dell’International Psychoanalytical Association (IPA).

22/10/2025
Conoscere le emozioni.Interessante iniziativa dei colleghi liguri.
21/10/2025

Conoscere le emozioni.
Interessante iniziativa dei colleghi liguri.

19/10/2025

📖 Leggi l’articolo su SPIweb: La psicoanalisi alla prova dell’efficacia terapeutica di Davide Bruno esplora il valore clinico della psicoanalisi nel panorama contemporaneo, confrontandola con altri approcci psicoterapeutici e mettendone in luce risultati, sfide metodologiche e prospettive future.

🔍 Indice dei contenuti:

Introduzione: perché misurare l’efficacia della psicoanalisi

Modelli di ricerca e criteri di valutazione

Confronto con altre psicoterapie

Studi empirici e risultati clinici

Limiti metodologici e prospettive

Conclusioni: il ruolo della psicoanalisi oggi

👉 Leggi l’articolo completo su SPIweb.it: La psicoanalisi alla prova dell’efficacia terapeutica

In assenza di percorsi educativi adeguati, ragazze e ragazzi rischiano di apprendere modelli disfunzionali e stereotipi ...
17/10/2025

In assenza di percorsi educativi adeguati, ragazze e ragazzi rischiano di apprendere modelli disfunzionali e stereotipi dannosi.

La scuola deve restare luogo di conoscenza, dialogo e crescita emotiva, nel rispetto della dignità di ogni persona.

DDL Educazione sessuale e affettiva, vietarla non protegge i giovani: li espone alla disinformazione.

La Presidente del CNOP, Maria Antonietta Gulino, richiama l’attenzione del Legislatore sul valore dell’educazione affettiva e sessuale come tutela della salute psicologica e prevenzione della violenza. In assenza di percorsi educativi adeguati, ragazze e ragazzi rischiano di apprendere modelli disfunzionali e stereotipi dannosi.

La scuola deve restare luogo di conoscenza, dialogo e crescita emotiva, nel rispetto della dignità di ogni persona.

Leggi il comunicato stampa ---> https://www.psy.it/ddl-educazione-affettiva-gulino-cnop-vietarla-significa-esporre-i-giovani-a-disinformazione/

Nell’era dell’efficienza, Recalcati invita a non dimenticare che la cura comincia sempre dall’ascolto dell’altro nella s...
17/10/2025

Nell’era dell’efficienza, Recalcati invita a non dimenticare che la cura comincia sempre dall’ascolto dell’altro nella sua irripetibile soggettività.

In un tempo in cui la cura rischia di ridursi a protocolli, dati e algoritmi, Recalcati ci ricorda che ogni incontro resta unico. Ogni relazione di aiuto — vive solo se riconosce l’unicità della persona. Il “codice materno” e il “codice paterno” non sono ruoli di genere, ma modi dell’essere in relazione: accogliere, ascoltare, dare parola, porre un limite. Funzioni umane, non etichette. Nell’era dell’efficienza, Recalcati invita a non dimenticare che la cura comincia sempre dall’ascolto dell’altro nella sua irripetibile soggettività.

16/10/2025

Dove c’è amore, non c’è controllo, non ci sono pretese e dipendenza. E’ fondamentale lavorare sulla consapevolezza dei più piccoli, aiutandoli a comprendere che l’amore non è violenza, non è possessività, non è tolleranza delle reazioni eccessive dell’altro, ma libertà e rispetto della persona.

Troppo spesso per i ragazzi, il confine tra amore e violenza non è chiaro.

I comportamenti violenti, infatti, sono già presenti all’interno delle coppie dei giovanissimi.
Il dato più allarmante è l’inconsapevolezza: tanti adolescenti, infatti, non si rendono conto che alcuni comportamenti come il possesso, il controllo, la violazione della libertà individuale sono vere e proprie forme di violenza. Comportamenti e dinamiche che si riversano anche sulla vita online, attraverso la possessività e il controllo ossessivo di smartphone, social network e chat.

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Bisogna intervenire giocando d’anticipo, lavorando sull’educazione all’affettività delle nuove generazioni. Dobbiamo insegnargli a vivere in modo sano le relazioni, a differenziare la gelosia dal possesso, ad amare e soprattutto anche a litigare e a lasciarsi rispettando sempre l’altro.

“Tutte le famiglie sono segnate da qualche storia traumatica.Ogni trauma è serbato all'interno di una famiglia in manier...
15/10/2025

“Tutte le famiglie sono segnate da qualche storia traumatica.
Ogni trauma è serbato all'interno di una famiglia in maniera unica e lascia il proprio marchio emotivo su quelli che ancora non sono nati.”

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Turin
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