31/05/2020
Il periodo di lockdown ha influenzato inevitabilmente il comportamento alimentare della maggior parte degli italiani.
Ci sono state diverse abitudini di acquisto anche legate alla paura antica di non trovare più cibo a disposizione. Inoltre carboidrati e zucchero svolgono una funzione compensativa e consolatoria, pur non rappresentando a lungo andare una dieta equilibrata. La noia è stata combattuta - anche per fortuna direi - con ricette, recupero di tradizioni e manualità. Aggiungiamo che per alcuni l’isolamento si è accompagnato a interruzioni di relazioni significative (amici, partner non conviventi), aumento del tempo trascorso in casa, confronto continuo con emozioni quali paura e noia o vissuti di stress , magari una postazione di Smartworking vicino alla cucina e al frigorifero, che rappresentano trigger per un comportamento alimentare non corretto.
Può accadere infine che la maggiore permanenza in famiglia, laddove per chi ha già un disturbo del comportamento alimentare le relazioni familiari possono essere fonte di stress, di senso di colpa e inadeguatezza, abbia determinato un disagio maggiore.
Le strategie poi attivate per la gestione della forma fisica possono aver incrementato la dinamica ossessiva del controllo del corpo.
Dunque le abitudini sono variate per tutti (gli italiani dichiarano di aver preso 2kg in media nel periodo del lockdown) e chi già soffriva di un disturbo del comportamento si è trovato più solo di fronte al nemico e a sè davanti allo specchio.
Grazie a Marina Balbo e Giorgio Calabrese.
ai tempi del