21/10/2025
Ecco come è andata...ma nonostante ciò, c'è ancora chi giudica e si permette di sparare sentenze. Un abbraccio nel dolore di questa famiglia e delle Ostetriche che li hanno accompagnati.
LA MADRE DELLA BIMBA MORTA DOPO IL PARTO IN CASA: “NON È STATO UN ERRORE, È STATO IL DESTINO”
“Avevo immaginato quella notte in tanti modi, ma mai così.
Le contrazioni sono iniziate verso le due, cinque ore dopo l’ho avuta tra le braccia, nella nostra casa di Semonzo di Borso del Grappa, come per le altre mie figlie.
Era nata lì, nel silenzio che solo le montagne sanno custodire, avvolta dal calore di casa, con accanto mio marito e due ostetriche esperte.
Un parto sereno, naturale, senza paura.
Poi, qualcosa è cambiato.
All’inizio sembrava tutto normale: la mia bambina aveva persino poppato.
Ma dopo poche ore ha cominciato a respirare con fatica.
Un suono diverso, un ritmo che non doveva esserci.
Abbiamo chiamato subito i soccorsi.
L’elicottero è arrivato, il medico mi ha mostrato il pollice verso l’alto, come per dirmi “va tutto bene”.
Io ci ho creduto.
Volevo crederci.
Ma non è andata così.
Poco dopo, all’ospedale di Treviso, la mia bambina se n’è andata.
Ci hanno detto che aveva una malformazione congenita, una condizione che non si poteva prevedere né evitare.
Un difetto che ha provocato una rottura improvvisa, una crisi respiratoria da cui non c’è stato ritorno.
E allora io ripeto, a chi oggi mi accusa:
“No, non è colpa del parto in casa. Non è stata la conseguenza di un errore o di un azzardo. Non c’è stato alcun problema.”
L’ho scelta, la mia strada, e la rifarei.
Ho partorito in casa quattro volte, e ogni volta è stato un atto di fiducia, di libertà, di forza.
Per me l’ospedale è la cattedrale della paura.
Non potrei mai sentirmi in pace lì, circondata da macchine, da luci fredde, da mani che decidono per te.
Per me, una donna che partorisce non è una malata.
Questa volta il destino ha deciso diversamente.
Ma se mia figlia fosse nata in ospedale, non sarebbe cambiato nulla.
E dentro di me, tra le lacrime, so che è vero.
Il dolore non cambia luogo, non cambia forma.
Resta, e basta.
Resta il vuoto, il silenzio, e il ricordo di un respiro troppo breve”.
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È una tragedia senza colpevoli, quella che arriva da Semonzo di Borso del Grappa, un piccolo paese del Vicentino dove la serenità di una nascita si è trasformata nel dolore assoluto di una perdita.
Una madre, 37 anni, che da sempre sceglie il parto in casa come atto d’amore e consapevolezza, si è ritrovata a stringere tra le braccia la sua bambina solo per poche ore.
La neonata è morta poco dopo il parto, per una malformazione congenita non diagnosticabile, una di quelle condizioni imprevedibili che colpiscono come un fulmine a ciel sereno, lasciando dietro di sé solo domande senza risposta.
Eppure, in mezzo al lutto, la madre difende con lucidità la sua scelta:
“Non è stata la conseguenza di un parto andato male. Non c’è stato alcun problema.”
Le sue parole spiazzano, dividono, commuovono.
Perché non sono un rifiuto della realtà, ma l’accettazione profonda di un destino che nessuna tecnologia avrebbe potuto cambiare.
La procura di Treviso ha aperto un’inchiesta, come è giusto che avvenga in casi simili.
Saranno raccolte le testimonianze delle ostetriche, i referti medici, le tempistiche dei soccorsi.
Ma in paese, e non solo, la pietà supera le polemiche.
La stessa sindaca, Fiorella Ravagnolo, ha voluto difendere la famiglia:
“Il parto è stato rapido, senza complicazioni. La gravidanza era perfetta. È stata una tragedia che poteva accadere ovunque.”
In un mondo dove il dolore viene spesso messo sotto processo, questa donna si presenta come una voce fuori dal coro.
Non cerca un colpevole, non cerca conforto nella rabbia.
Solo nel silenzio, nella consapevolezza che la vita e la morte sono parte dello stesso miracolo.
Il suo non è negazionismo, ma un atto di fede nella natura, nella libertà di scegliere come dare la vita.
Una scelta che oggi, sotto i riflettori della cronaca, appare fragile, ma resta umanamente autentica.
In fondo, questa storia non parla solo di parto o medicina.
Parla di madri e coraggio, di libertà e destino, di quel confine invisibile dove la vita inizia e, a volte, troppo presto, finisce.
E ci ricorda, con la voce ferma di una madre che non arretra neanche davanti alla morte, che l’amore vero non accusa, non si giustifica, ma resiste. Anche quando resta solo dolore.