01/12/2025
💌 LA FERITA DELLA FIDUCIA
La fiducia è una delle esperienze emotive più profonde e preziose che possiamo vivere.
È ciò che ci permette di avvicinarci all’altro senza paura, di abbassare le difese e dire, anche solo interiormente: “Con te posso essere me stesso.”
A livello psicologico, la fiducia è la base su cui si costruisce ogni legame affettivo e la sicurezza interiore che ci permette di affrontare la vita.
Fidarsi significa sentirsi al sicuro, percepire stabilità e continuità, sapere che l’altro — emotivamente, affettivamente o relazionalmente — sarà lì, in modo coerente e affidabile.
Quando quella fiducia viene tradita, il colpo non riguarda solo la relazione con l’altro.
Riguarda il modo in cui guardiamo noi stessi, il mondo e la possibilità di affidarci di nuovo.
Non ci si fida più dell’altro, ma neanche di sé — delle proprie intuizioni, delle proprie scelte, della propria capacità di “sentire” correttamente.
Il tradimento della fiducia provoca un vero e proprio terremoto interiore.
Può assumere forme diverse:
🔹 il tradimento, che frantuma la sicurezza e la lealtà;
🔹 la menzogna, che mina la percezione della verità e la coerenza dell’altro;
🔹 l’abbandono, che riattiva paure profonde di perdita e rifiuto;
🔹 oppure la delusione delle aspettative, più sottile ma altrettanto dolorosa, perché ci fa scoprire che l’altro non è come avevamo sperato.
Molte persone pensano di “esagerare” nel provare un dolore così profondo, ma in realtà ciò che avviene è perfettamente naturale.
Quando un legame significativo si rompe — che sia per tradimento, menzogna, abbandono o disillusione — non perdiamo solo l’altro: perdiamo anche la versione di noi stessi che esisteva in quella relazione.
È come se un’intera parte della nostra identità andasse in frantumi.
Se riconosciamo la ferita, dopo il buio però, arriva un lento chiarore.
È la fase dell’elaborazione, che richiede del tempo... in cui il dolore non scompare ma si trasforma in conoscenza.
La persona comincia a comprendere ciò che è accaduto senza negarlo, senza colpevolizzarsi, ma anche senza idealizzare più l’altro.
L’accettazione non significa giustificare: significa riconoscere la realtà e smettere di combatterla.
È qui che si inizia a ricostruire il sé, recuperando fiducia nelle proprie percezioni, nei propri confini e nella propria capacità di scegliere relazioni sane.
È un momento di grande forza silenziosa: si riscopre la libertà di essere se stessi, non più definiti da un legame ferito ma da un’identità più integra.
Molte persone, dopo aver attraversato questa fase, raccontano di sentirsi più centrate, più autentiche, più selettive.
L’elaborazione è, in fondo, una forma di rinascita: non si torna come prima, ma si diventa qualcuno che ha imparato a guardare la vita con occhi nuovi. 🩷