Dott.ssa Sara Di Maria - Psicologa e Psicoterapeuta

Dott.ssa Sara Di Maria - Psicologa e Psicoterapeuta Ricevo minori e adulti presso lo studio di psicologia "Il filo di Arianna" in C.so Duca degli Abruzz

Sono una psicologa psicoterapeuta iscritta all'Albo degli Psicologi del Piemonte (n°6891). Nella pratica clinica svolgo supporto psicologico e psicoterapia alla persona nelle diverse fasi del ciclo di vita (infanzia, adolescenza, età adulta). Mi occupo di:
- difficoltà nell'infanzia (disagio e fobie scolastiche, disturbi della condotta, disturbi dell'apprendimento);
- disagio adolescenziale (difficoltà relazionali ed affettive legate all'adolescenza)
- sostegno alla genitorialità;
- disturbi d'ansia, stress, attacchi di panico;
- difficoltà nell'elaborazione di una separazione (coniugale, lavorativa, lutto);
- problemi di coppia e difficoltà relazionali;
- cambiamenti legati alle diverse fasi di vita (matrimonio, maternità,ecc.). Dopo una fase iniziale di diagnosi, che mi permette di raccogliere la storia del paziente e comprenderne la motivazione, vengono concordati insieme gli obiettivi e modalità del percorso da intraprendere.

🎵 Tanti auguri a teeee🎵⁣⁣Amo da sempre il mio  : ricevere i messaggi di auguri, quelli belli, in cui le persone scrivono...
11/10/2022

🎵 Tanti auguri a teeee🎵⁣

Amo da sempre il mio : ricevere i messaggi di auguri, quelli belli, in cui le persone scrivono cose affettuose che durante l'anno vengono date per scontate, festeggiare con coloro a cui voglio bene, ricevere i regali pensati apposta per me. ⁣
Da sempre lo attendo con gioia e quando arriva vorrei che durasse più a lungo possibile.⁣

Sarà per tutti così, no?!?

No, non per tutti il giorno del compleanno è un momento felice, altri ancora non ci tengono particolarmente a spegnere le candeline in compagnia. ⁣
Le ragioni possono essere legate ad una situazione momentanea che non permette di focalizzarsi su qualcosa di allegro (un lutto, una malattia, ecc.) o ad una più costante tendenza a non gioire nel commemorare la propria nascita.⁣

In quest'ultimo caso possono entrare in gioco diverse variabili:⁣

- una mancanza di abitudine della famiglia di origine di festeggiare il compleanno 🎂 ⁣
- la difficoltà ad accettare l'invecchiamento 👨‍🦳👩‍🦳;⁣
- un bilancio in perdita rispetto agli obiettivi che ci si era prefissati di raggiungere ad una certa età ⚖️;⁣
- la sensazione di non essere abbastanza amati;⁣
- una generalizzato disagio a sentirsi al centro dell'attenzione😳.⁣

Qualunque sia il motivo dell'avversione verso il proprio compleanno, è importante ricordare che ciò che proviamo è sempre legittimo anche quando non condiviso dallo stereotipo sociale e ognuno di noi deve sentirsi libero di trascorrere questa giornata come meglio crede.
Banale? Probabilmente sì, ma i sensi di colpa sono subdoli e fanno capolino di fronte a frasi tipo "ma come non festeggi con noi? Siamo la tua famiglia!"

Se invece questo vissuto ci fa stare male, allora è il caso di lavorarci 😉⁣

E tu come vivi il tuo compleanno?⁣
⁣ o ?

Il 10 ottobre si celebra la giornata mondiale della salute mentale, istituita nel 1992 per sensibilizzare le persone su ...
10/10/2022

Il 10 ottobre si celebra la giornata mondiale della salute mentale, istituita nel 1992 per sensibilizzare le persone su questo tema.

Sebbene se ne parli e, soprattutto dopo il Covid, sia maggiore l'attenzione anche da parte delle istituzioni siamo ancora distanti dall'essere una società che considera il benessere psicologico al pari della salute fisica.⁣

Non dimentichiamoci che l'OMS definisce la salute “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” e non semplicemente “assenza di malattie”.⁣

Perciò prendiamoci cura del nostro benessere psicologico, troppo spesso dato per scontato o non considerato.

Ecco 3 punti da cui iniziare:

🌸 ritaglia del tempo da dedicare a te stesso;⁣
🌸 ascolta le tue emozioni e i tuoi bisogni;
🌸 coltiva relazioni sociali appaganti.

Io sto lavorando sul primo punto, al momento un po' più deficitario degli altri.💪🏽

E tu come ti prendi cura del tuo benessere psicologico?⁣


TI SALUTO, ASLTO5⁣⁣Da settembre ad oggi la mia attività professionale si è sdoppiata tra lo studio privato e il Servizio...
31/05/2022

TI SALUTO, ASLTO5⁣

Da settembre ad oggi la mia attività professionale si è sdoppiata tra lo studio privato e il Servizio di Psicologia di Carmagnola. ⁣

In questi 9 mesi (praticamente un’altra gravidanza!) mi sono potuta sperimentare in un contesto nuovo e molto più complesso sia per quanto riguarda l’attività clinica sia per il contesto aziendale fatto di burocrazia e di regole istituzionali. ⁣
Un’esperienza sicuramente arricchente che mi ha permesso di affinare alcune competenze, di rivalutare certe cose che davo per scontate e di mettermi alla prova in attività, per me inedite, come il tutoraggio e la supervisione dei tirocinanti.⁣

Di questi 9 mesi ricorderò l’affetto di alcuni pazienti, la resilienza delle colleghe che lavorano davvero s**o nonostante le condizioni spesso complicate (e ora chi glielo dice a Checco?!) e la stanchezza di coniugare tutte le sfere della mia vita senza perdere troppi pezzi, ma anche ai migliori giocolieri qualche pallina casca sempre.⁣

Oggi saluto questa Asl con la stessa sensazione con cui concludevo ogni anno scolastico: un misto di dispiacere per il fatto di dover lasciare i compagni e di gioia pregustando la ritrovata libertà.⁣
Per questi mesi estivi quindi mi ripropongo di abbandonare la fretta, la velocità, il dover fare tre cose alla volta per provare a godermi la calma (almeno finché mia figlia non finisce l’asilo)!⁣

Vi lascio con uno stralcio del libro "Tutta la stanchezza del mondo" di Enrica Tesio che vi consiglio se anche voi vi sentite nel vortice.

"Noi siamo il popolo del multitasking che diventa multistanching. Siamo quelli che in ogni istante libero "scrollano" pagine social per misurare le vite degli altri, quelli che riempiono di impegni il tempo dei figli per il terrore di non stimolarli abbastanza, quelli che di giorno si portano il computer in salotto per lavorare e la sera in camera da letto per guardare una serie ma intanto rispondere all'ultima mail... quelli che, per riposarsi, si devono concentrare.”

Riflessioni al parco🌳Spesso mi capita di portare mia figlia al parco in orari della giornata in cui molti lavorano.Sicur...
04/05/2021

Riflessioni al parco🌳

Spesso mi capita di portare mia figlia al parco in orari della giornata in cui molti lavorano.
Sicuramente la possibilità di trascorrere questi momenti con lei è un privilegio che non tutti i genitori hanno; il rovescio della medaglia è che spesso siamo da sole.

Un tempo il parco era un luogo di incontro e socializzazione per bambini e famiglie, così come pub e bar lo erano per i giovani.

Oggi, invece, colpevole la pandemia che stiamo vivendo, è molto più difficile che le persone si avvicinino e inizino una conversazione (cosa che personalmente patisco visto che per indole parlerei anche con le pietre😅).

Come tante palline che hanno traiettorie e velocità diverse siamo in uno stesso posto, senza incontrarci mai.

La conseguenza di tutto ciò è che siamo sempre più isolati e sempre meno abituati a relazionarci.

Questa riflessione ovviamente può essere estesa a qualunque fascia d'età e ad ogni situazione perchè siamo stati tutti colpiti da questo calo di socialità.

Molti pazienti riferiscono di non riuscire a fare nuove conoscenze, per diffidenza del prossimo o perché sentono diminuite le loro capacità relazionali. Altri affermano di sentirsi fisicamente affaticati dopo una situazione sociale.

Tutte queste sensazioni sono assolutamente normali perché ci siamo disabituati a stare con gli altri, ma ora è importante ricominciare a socializzare.

Quindi bando alla diffidenza e alla distanza affettiva (nel rispetto delle norme anti-Covid): torniamo a sorridere, a salutare, a scambiare convenevoli e a fare due chiacchiere con gli altri che sia il vicino di casa, il barista o quella ragazza da sola sul pullman poco importa: abbiamo tutti bisogno di socialità!


La comfort zone è lo spazio mentale all’interno del quale ci sentiamo comodi, a nostro agio e al sicuro. Una dimensione ...
23/04/2021

La comfort zone è lo spazio mentale all’interno del quale ci sentiamo comodi, a nostro agio e al sicuro. Una dimensione fatta di consuetudini, routine e familiarità, in cui tutto continua sempre allo
stesso modo e sappiamo esattamente cosa aspettarci.

Se da un lato la zona di comfort è il luogo in cui rintanarci per ricaricarci, dall'altro può trasformarsi in una gabbia dorata in cui la routine, anche se dolorosa o insoddisfacente, ci tiene imprigionati.

Paradossalmente preferiamo rimanere in una situazione prevedibile anche se provoca malessere piuttosto che mettere in atto un cambiamento che ci pone di fronte all'ignoto.

Ed è così che si trascinano relazioni sentimentali dolorose, lavori di cui non siamo soddisfatti, sensazioni di solitudine da cui non riusciamo a uscire.

Ricordiamoci che l’ignoto è il luogo dove dimorano i sogni perciò solo fuori dalla nostra zona comoda possiamo avere la possibilità di imparare, crescere e raggiungere i nostri obiettivi.
Vale la pena affrontare le proprie paure per raggiungere la felicità!

Ovviamente non è necessario rivoluzionare la propria vita in un solo colpo, ma bisogna apportare graduali cambiamenti.

CONSIGLI:

- Introduci ogni giorno qualcosa di diverso: sicuramente la tua giornata è scandita da una routine ben precisa, prova a capire dove introdurre una modifica. Non pensare a grandi cose, bastano piccole variazioni (es. cambiare strada per andare a lavoro). Procedi per gradi senza voler strafare

- Ogni tanto concedi spazio all’improvvisazione

- Fai una lista dei tuoi sogni e dei tuoi obbiettivi, valutane i pro e i contro e ordinali secondo un
criterio di difficoltà crescente (probabilmente ti sembreranno tutti difficili, ma inizia dal meno
peggio).

- Dopo aver scelto l’obiettivo meno difficile, pensa a quali possono essere gli step per raggiungerlo e inizia ad affrontare il primo. Ogni piccolo passo accresce la fiducia in te stesso e sarà più semplice fare i successivi.

Buona esplorazione nella tua zona di crescita personale!

terapeutatorino

Da bambini le giornate erano basate su giochi, risate e divertimenti. Crescendo abbiamo imparato a mettere da parte il p...
07/04/2021

Da bambini le giornate erano basate su giochi, risate e divertimenti. Crescendo abbiamo imparato a mettere da parte il piacere per far spazio alle regole e alle responsabilità, ma essere adulti non significa dover smettere di divertirsi.
Eppure spesso quando chiedo ai
miei pazienti come si divertono rimangono stupiti dalla domanda e non pochi rispondono “in effetti, non mi so divertire”.

COME SI ARRIVA A SMETTERE DI DIVERTIRSI?

Sicuramente molti eventi concorrono a sviluppare questa difficoltà, ma spesso accade a quegli adulti cresciuti in famiglie più attente a trasmettere regole e disciplina piuttosto che vicinanza e condivisione emotiva.

Ovviamente il compito della famiglia è trasmettere delle regole ai bambini in modo che possano strutturare personalità in grado di vivere nel mondo, ma questo non significa che l’energia e la vitalità debbano essere soffocate.

Crescere con l’idea che per diventare adulti bisogna rinunciare alla voglia di giocare, di ridere e di scherzare, forma adulti insoddisfatti per i quali la vita diventa una gabbia fatta di obblighi, doveri e pesantezza.

Ciascuno di noi ha la responsabilità della propria felicità e non si può essere felici rinunciando a quella parte bambina che ci ricorda di vivere con leggerezza ed entusiasmo come adulti consapevoli e protagonisti di una vita che valga la pena di essere vissuta.

SUGGERIMENTI:

🟣 Godetevi il presente e i momenti di spensieratezza senza sentirvi in colpa perché non state facendo “nulla di importante”.

🟣 ascoltate il vostro bambino interiore, entusiasmatevi per le piccole cose e lasciatevi andare a qualche "sciocchezza".

🟣 provate a stilare una lista delle cose che vi divertirebbero (o che vi divertivano quando eravate più piccoli) e poi fatele.

🟣 se avete figli provate a giocare davvero con loro: lasciatevi guidare e immergetevi nel gioco lasciando fuori tutto il resto. I bambini sono ottimi insegnanti in materia di divertimento!

E voi riuscite a divertirvi?

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È capitato a tutti almeno una volta nella vita di aver posto una domanda a qualcuno e di essersi accorti di aver fatto u...
31/03/2021

È capitato a tutti almeno una volta nella vita di aver posto una domanda a qualcuno e di essersi accorti di aver fatto una gaffe.
Questo capita perché chiediamo alcune informazioni con leggerezza, senza aver in mente che certi argomenti possono essere tasti dolenti per l'altro o perché abbiamo confidenza con quella persona.

Per non mettere gli altri nella condizione di dover rispondere (o mentire) ad una domanda scomoda, impariamo l'arte della e cerchiamo di non porre MAI le seguenti domande:

▪️sei dimagrita/o?
Sebbene a volte il dimagrimento sia ricercato, per alcuni è collegato a problematiche fisiche o psichiche di cui non si ha sempre piacere di parlare.

▪️sei ingrassata/o?
Anche l'aumento ponderale può nascondere problematiche serie, ma, a differenza del dimagrimento, le persone, in genere, non gradiscono prendere peso quindi sottolinearlo tende a far sentire la persona inadeguata e/o in colpa.

▪️quando fate un figlio?
Intanto la domanda parte dal presupposto errato che tutti vogliano un figlio per cui rischia di far sentire "sbagliato" chi non lo desidera. In secondo luogo, non possiamo sapere se la coppia in questione ha difficoltà procreative per cui l'argomento potrebbe provocare inutile sofferenza. Non tutti vogliono raccontare di non riuscire ad avere un figlio o di aver appena subito un ab**to!

▪️quanto lo hai pagato?
Dover dire quanto si è pagato un oggetto può mettere in difficoltà perché è collegato al proprio rapporto con il denaro e con l'opinione che vogliamo che gli altri abbiano di noi. Ad es. se ho speso molto per qualcosa può dispiacermi che gli altri possano pensare che sono uno spendaccione.

▪️quanto guadagni?
Parlare di soldi per alcuni è un tabù, ma questa domanda provoca effetti diversi a seconda dell'educazione ricevuta, della soddisfazione personale, dell'autostima e della persona che pone la domanda. Si può provare vergogna se non si ritiene il proprio stipendio abbastanza, può infastidire essere catalogato in base al reddito (benestante/in difficoltà economica), ci si può sentire in imbarazzo "se prendo più di te".

Quali sono le domande che non vorreste mai ricevere?


Indirizzo

C. So Duca Degli Abruzzi 44
Turin
10138

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Lunedì 09:30 - 19:30
Martedì 09:30 - 19:30
Mercoledì 09:30 - 19:30
Giovedì 09:30 - 19:30
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