19/11/2013
18 NOVEMBRE 1846
Storia dell'anestesiologia
Per la necessità di ridurre la sofferenza fisica, l'uomo è da sempre stato portato a studiare modi di alleviare il dolore: già nel 3000 a.C. in Mesopotamia si "narcotizzava" il paziente comprimendo le carotidi per fargli perdere coscienza.
In seguito, gli Egizi utilizzarono dapprima la neve, onde diminuire la sensibilità e ridurre la circolazione sanguigna, e, in seguito, la cosiddetta "pietra di Menfi".
Nel mondo romano, inoltre, Plinio il Vecchio attribuiva proprietà sedative ed anche poteri magici alla mandragora.
Con l'avanzare delle conoscenze erboristiche, i medici iniziarono a praticare l'anestesia per mezzo di somministrazioni delle più varie sostanze (hashish, oppio, alcool, ecc) o tramite l'ischemia dell'arto. Abbiamo infatti ricette di anestetico risalenti al IX secolo (Montecassino), al XIII secolo (Bologna), al XV secolo (ricettario di Caterina Sforza).
Per parlare di anestesiologia moderna si deve aspettare l'epoca dei lumi. È infatti nell'ultimo decennio del Settecento che troviamo Joseph Priestly e Sir Humpry Davy intenti a sperimentare il protossido d'azoto (il cosiddetto "gas esilarante"). Dopo circa vent'anni Faraday conduce esperimenti sull'etere dietilico.
Nonostante tutto solo nel 1842 il dottor Crawford Williamson Long iniziò a usare con successo l'etere nelle operazioni chirurgiche. La leggenda, tuttavia non attendibile, vuole che il medico abbia osservato le reazioni al protossido e all'etere durante gli spettacoli di un saltimbanco. Il secondo medico ad usare la tecnica inalatoria fu Horace Wells.
Tuttavia il più famoso medico (erroneamente creduto il padre della anestesiologia) è il dottor William T. G. Morton, dentista in Boston che lavorava al Massachusetts General Hospital, che pubblicò innumerevoli articoli sulla narcosi.
Infatti il dottor Morton già nel settembre del 1846 usò l'etere per estrarre un dente e il 16 ottobre 1846 presentò alla comunità scientifica una sfera di vetro dotata di due valvole (una di uscita ed una di entrata) al cui interno era posizionata una spugna imbevuta di etere. Fece inspirare i vapori al signor Gilbert Abbott al quale il dottor John Collins Warren, chirurgo, doveva asportare un tumore al collo. La sedazione riuscì e l'intervento fu eseguito in maniera veloce e indolore. Nacque così l'anestesiologia moderna.
Questa scoperta fu portata all'attenzione della comunità scientifica mondiale con la pubblicazione, il 18 novembre 1846, di un articolo sul Boston Medical and Surgical Journal.
Nonostante l'innovativa scoperta e l'importanza dell'anestesia, i due medici (Horace Wells e William Green Morton), cui la storia della medicina deve tanto, non ebbero vita facile.
Il dottor Wells, infatti, tra il 1867 ed il 1868 pubblicò diversi articoli per reclamare la paternità della scoperta e iniziò a sperimentare il cloroformio (messo a punto da due chimici nel 1831: Samuel Guthrie e Eugene Souberrain). Diventato dipendente da quest'ultima sostanza, morì suicida (tagliandosi le vene delle gambe e tenendo un fazzoletto imbevuto di cloroformio in bocca) dopo esser stato arrestato per aver gettato su delle pr******te di Broadway dell'acido.
Invece il dottor Morton cercò di nascondere la vera natura dell'etere e lo brevettò con il nome di letheon. Non ci volle molto a scoprire che in realtà era semplice etere dietilico. Il brevetto non gli fu riconosciuto e finì, dipendente dall'etere, a vivere una vita sconosciuta a Boston.
In Europa l'etere fu usato per la prima volta in un intervento chirurgico dal dottor Robert Liston il 21 dicembre 1846.
In Italia la prima applicazione dell'etere come anestetico avvenne il 2 febbraio 1847 all'ospedale Maggiore di Milano.