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Quanti padri smarriti incontro nel mio lavoro di doula. Ma, sempre più spesso, incontro anche padri sicuri, centrati, co...
15/11/2025

Quanti padri smarriti incontro nel mio lavoro di doula. Ma, sempre più spesso, incontro anche padri sicuri, centrati, con il desiderio autentico di condividere, imparare e crescere nel proprio ruolo.
Questo cambiamento sta aprendo nuove possibilità: anche le madri possono trasformarsi insieme ai padri, imparando a essere genitori insieme, alla pari, in un percorso comune di presenza e responsabilità.

L’immagine del padre nella nostra società è passata da figura autoritaria, distante e temuta… a peluche.

Un cambiamento epocale che ha lasciato molti uomini smarriti in un ruolo genitoriale confuso, a volte percepito come inutile. Ma è possibile oggi restituire dignità al ruolo del padre senza scivolare di nuovo nella rigidità del passato?

Presente, disponibile, ma spesso senza un chiaro ruolo educativo. Non perché manchi, ma perché il suo ruolo si è confuso, sovrapposto, ma nel percorso di crescita di un figlio o di una figlia, il padre non può essere un doppione, né una figura accessoria.

Non più padre-padrone, non più padre-amico, ma un padre educativo, saldo e autorevole senza essere autoritario. Un padre capace di fare squadra nella crescita dei figli, capace di esercitare la propria funzione con metodo, coraggio e affetto.

Perché è dall’incontro tra le due funzioni, materna e paterna, che nasce l’equilibrio di cui i figli hanno bisogno.

12/11/2025
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07/11/2025

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What happens when male statues become fathers for a day? A creative campaign in Sweden is challenging traditional norms about parenting roles.

Imagine a bronze statue of a stoic leader, now wearing a bright pink baby sling with a doll nestled inside. On International Men’s Day...

29/10/2025
28/10/2025

👻Con le paure dei bambini non si gioca: ad Halloween bisogna stare attenti.🎃

I bambini, soprattutto quelli sotto i sei anni, non hanno ben chiaro il confine tra realtà e fantasia, e faticano a riconoscere le paure che provengono dal mondo esterno da quelle che nascono nel loro mondo interiore.

Vi ricordate quando eravate piccoli come percepivate i rumori della notte? Amplificati, indefiniti, sospetti. Vi ricordate quanta protezione vi dava una coperta rimboccata e quanta inquietudine generava tenere un piede fuori dalle lenzuola? Certe sensazioni forse ce le siamo dimenticate ora che siamo adulti.

Le paure dei bambini possono essere innescate da una voce sconosciuta, da un suono, da una maschera che copre un volto.
Aggiungiamoci la simbologia, che nel periodo dell’infanzia è un aspetto di enorme portata. I simboli di Halloween sono molto forti e in tenera età i bambini sono estremamente permeabili alla simbologia che gli tocca direttamente e profondamente le corde dell’anima. E stiamo parlando di scheletri, fantasmi, zombie, parti del corpo mutilate, vampiri…

Per un bambino a volte tutto questo non è divertente e, soprattutto, non ne ha bisogno. In tantissime scuole in occasione di Halloween si “lavora” sulle paure. Mi chiedo perché e soprattutto come.

Non si smuovono le paure dei bambini a fine ottobre ma li si accompagna a trasformare la paura in coraggio quotidianamente a partire dalle loro piccole fatiche: c’è chi ha paura davanti ad un foglio bianco, c’è chi ha paura di versare l’acqua, c’è chi ha paura di dire il suo nome ad alta voce o di andare dall’insegnante dell’aula accanto a chiedere un pennarello. Questi sono i timori dei bambini che abbiamo la responsabilità di accompagnare a questa età, dimostrandogli che dentro di loro ci sono le risorse per fare piccole conquiste e rafforzare così la loro autostima. Aiutarli a consapevolizzare le emozioni è una responsabilità e un impegno delicato.

La paura del buio o dei mostri probabilmente la vivono già naturalmente la sera quando chiedono a mamma e papà di tenere accesa una piccola lucina nella stanza, non hanno bisogno che vengano enfatizzate esponendoli gratuitamente a temi per loro indecifrabili. Perché poi, una volta che qualcosa si è smosso dentro di loro, non li possiamo liquidare dicendo loro: “tanto i mostri non esistono”, perché si è vero che non esistono ma è la loro paura che, a questo punto, esiste davvero. E quella paura, reale, resta lì, incastrata dentro.

Quindi quando diciamo: “Un po’ di leggerezza, ma cosa c’è di male?” proviamo a domandarci invece: “Ma cosa c’è di bene?”

Laura Mazzarelli

⚜️per approfondire “Le paure dei bambini: accoglierle e superarle” https://www.ilcamminopedagogico.it/webinar/le-paure-dei-bambini-accoglierle-e-superarle-2/

📚Letture per bambini “Leprottino Tino e le ombre della paura” https://www.ilcamminopedagogico.it/webinar/leprottino-tino-e-le-ombre-della-paura/

28/10/2025

“Ma lei è contro Halloween?
Ma cosa c’è di male a fare dolcetto o scherzetto?”

Nulla. Non sto dicendo di vietare ai bambini di travestirsi da fantasmi e di andare in giro a divertirsi per le strade chiedendo cioccolatini, ma di affiancare a tutto ciò il valore e la verità sul significato di questa ricorrenza. E’ per questo che a scuola abbiamo scelto di celebrare in classe la Festa degli Antenati.

La commemorazione dei Defunti è ormai qualcosa di divertente, il Natale con l’elfo sulla mensola è divertente, il Carnevale è scherzoso e divertente, la Pasqua con la caccia alle uova è divertente, la fine della scuola è divertente con i palloncini i fumogeni (!!!!!), l’estate è divertente, i compleanni sono divertenti (con affitti di locali e animatori sin dalla più tenera età perché bisogna far divertire i bambini)…

Educare non è divertire.
Educare non è intrattenere.
Educare non è fare il “lavoretto” a tema.
Le scuole si stanno sempre più tragicamente uniformando a tutte queste richieste perchè “i genitori se lo aspettano” (quante volte mi sento dire questa frase!), ma questo è solo un alibi. Il genitore si aspetta solo una cosa: professionalità e competenza, e quando le trova inizia a fare un percorso di crescita grazie al proprio figlio e a guardare sempre di più il bambino come una PERSONA.

Chiedere ai genitori un ricordo della loro famiglia che vogliono trasmettere come eredità ai propri figli, o chiedere di riflettere sulla qualità che il proprio bambino porta nel mondo, o di trovare le parole per raccontare al loro bambino il valore e il significato del nome che hanno scelto per lui, è impegnativo per un’insegnante.
Perché c’è il genitore che sfugge, quello che non sa cosa deve scrivere, quello che non legge neanche la lettera con la richiesta, quello che non capisce l’italiano, quello che si dimentica, quello che non ha voglia… e potrei andare avanti all’infinito. Oggi dei genitori bisogna prendersi cura.

Poi in classe accendi una piccola candela per ringraziare tutti coloro che ci hanno preceduto e grazie ai quali siamo qua oggi, i nostri antenati. I bambini in cerchio attendono il momento in cui le maestre leggeranno il ricordo che ciascuna famiglia ha voluto donargli scritto sulla foglia dell’albero dei ricordi. Poi ricevono una piccola chiave come simbolo dello scrigno dei ricordi più preziosi che ognuno tiene gelosamente nel proprio cuore.
Sono attimi di sorrisi, di condivisione, di commozione, di abbracci.
Ed è nutrimento per l’anima.

Educare è saggezza, è valore, è fatica, è ascolto, è consapevolezza, è responsabilità.
È anche andare contro corrente.
Se poi tutto ciò si riesce a fare con la gioia nel cuore, in questo momento storico, allora si riesce a fare davvero la differenza.

Laura Mazzarelli

⚜️www.ilcamminopedagogico.it

04/10/2025

Fare il genitore è veramente un mestiere difficile, un lavoro a tempo pieno, carico di responsabilità, dove può capitare di sbagliare, di perdere la pazienza con i figli.
Non esiste il genitore perfetto. Per una mamma e un papà, l’importante NON è “non sbagliare mai”, ma essere consapevoli di alcune dinamiche e delle loro conseguenze, riconoscere i propri errori e riuscire a riparare con i figli, ponendosi come una guida per loro.

Se ci si rende conto di aver reagito in modo impulsivo, di non essere stati coerenti o di aver gestito male una situazione, è bene scusarsi con i figli, in modo autentico. Le scuse devono nascere da un sentimento maturato dentro. Bisogna aver preso reale consapevolezza dei propri errori, assumendosi la responsabilità.
Evitate quindi di dire “scusa ma ti comporti male e mi fai perdere la pazienza”; piuttosto andate dai figli quando vi siete calmati e riconoscete realmente di aver sbagliato.
Non è tanto la parola “scusa” ad essere rilevante, quanto l’aver riflettuto sulla situazione, considerandola dal punto di vista di vostro figlio, riconoscendo cosa sia successo e ripartendo con maggiore consapevolezza, per costruire insieme e con costanza un clima di fiducia reciproca.

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