15/05/2022
Stanotte la band ucraina "Kalush Orchestra" ha vinto l'Eurovision Song Contest 2022. Non è certo una vittoria inaspettata, alla luce della violenza e della follia che continua a imperversare nel paese e a ferire il popolo ucraino. Ma ciò che forse ci arriva più inatteso è il contenuto del brano vincitore: sulle note di una musica scura, rabbiosa, a tratti malinconica e a tratti danzereccia, la canzone è dedicata alla madre del cantante, la Stefanìa del titolo. Fra strofe rap e ritornelli corali, la Kalush orchestra invoca una madre buona che culla il suo bambino e lo fa crescere forte nell'animo, una madre che resta presente attraverso la stanchezza e il conflitto, una madre che continua a prendersi cura del figlio in ogni tempo. Una madre il cui amore permette infine al figlio di dire: "troverò sempre la strada di casa, anche se tutte le strade saranno distrutte".
L'immagine del bambino che si rivolge alla sua mamma è fra le forme più elementari di relazione umana: è la richiesta di accudimento, la ricerca di sicurezza e contenimento, il bisogno di qualcuno che - almeno idealmente - ci sappia amare così come siamo, nella nostra forza quanto nelle nostre debolezze e paure. Ma nella canzone non è il bambino, è l'uomo a chiamare una madre che, mentre i campi ancora fioriscono, lentamente invecchia. Oggi è l'Uomo a invocare il suo aiuto, un Uomo che - davanti agli orrori della realtà - riesce a fare del suo sentimento un canto e, presente alla propria storia, si volta indietro e poi avanti. È un movimento antico, il suo, un gesto duplice che dovremmo conoscere tuttə e che pure è così difficile rinnovare: è prima di tutto il movimento del ricordo che, attraverso la nostalgia e il dolore, contatta infine la gratitutine per una Madre che ha mille volti e uno solo; ed è poi il movimento della preghiera, della ricerca (a volte immensamente ardua) di una qualche fede nel futuro, della forza di avere speranza, speranza che in questi tempi sembra così incauto voler ravvivare.
Ed è forse qualcos'altro ancora, qualcosa di più semplice e semplicemente umano. È una confessione di fragilità, la dura consapevolezza che da soli non sempre ce la facciamo, che nei momenti bui abbiamo bisogno di invocare qualcosa che è al di là di noi - qualcosa che sappia offrire un senso ai nostri stati d'animo, un riparo ai nostri pensieri agitati, un contenimento alla follia fuori e dentro di noi. Saper trovare questo "qualcosa", questa Madre, è forse una compito lungo una vita. Ma certo avere l'umiltà di mettersi alla ricerca è un buon inizio.
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Qui il link al videoclip della canzone, sottotitolato in inglese:
https://www.youtube.com/watch?v=Z8Z51no1TD0