22/03/2021
Car* collega nutrizionista...
Car* collega nutrizionista,
abbiamo sentito la necessità di scriverti questa lettera perché siamo arrivate ad una
conclusione molto importante: è necessario che la nostra professione diventi più attenta nelriconoscere il rischio che un* paziente, a causa delle nostre diete dimagranti, sviluppi un
disturbo alimentare.
Lo sappiamo.
Sappiamo quanto è difficile fare il nostro lavoro, comprendere le verenecessità delle persone, accoglierle, cercare la soluzione migliore per loro.
E poi formarsi,leggere, aggiornarsi.
E magari organizzare anche l'agenda e spostarsi tra uno studio el'altro.
Sappiamo tutto questo e molto di più.
È arrivato il momento però di essere sinceri gli uni con gli altri: chi viene da noi e ci chiede
una dieta per dimagrire, non sta chiedendo solo quello. Abbiamo il dovere, in quantoprofessionisti della salute, di dedicare il giusto tempo e la giusta concentrazione alla personache si siede davanti a noi, e di indagare i motivi che stanno dietro alla sua richiesta. Diapprofondire il rapporto che il paziente ha con il cibo e con il suo corpo.
E dobbiamo ricordare che non è necessario SEMPRE dare una dieta. Non è necessario ogni
volta fare quello che ci si aspetta da noi: il rilascio dello schema alimentare, con cibi si e cibi
no e grammature.
Abbiamo altre alternative.
Perchè possiamo capire da subito, con un po' di ascolto e di attenzione, se abbiamo davanti
una persona che soffre per il rapporto con il suo corpo e potrebbe essere danneggiata da
una nostra dieta.
E se teniamo gli occhi ben aperti e le orecchie sempre in ascolto, possiamo fare davvero la
differenza e giocare un ruolo fondamentale nella prevenzione dei disturbi alimentari.