01/11/2025
Oggi ho pensato di condividerne una con te, che trovo davvero carina:
Gli allievi della scuola di Tendai solevano studiare meditazione anche prima che lo Zen entrasse in Giappone. Quattro di loro, che erano amici intimi, si ripromisero di osservare sette giorni di silenzio.
Il primo giorno rimasero zitti tutti e quattro.
La loro meditazione era cominciata sotto buoni auspici; ma quando scese la notte e le lampade a olio cominciarono a farsi fioche, uno degli allievi non riuscì a tenersi e ordinò a un servo: «Regola quella lampada!».
Il secondo allievo si stupì nel sentire parlare il primo: «Non dovremmo dire neanche una parola» osservò.
«Siete due stupidi. Perché avete parlato?» disse il terzo.
«Io sono l’unico che non ha parlato» concluse il quarto.
Le cose da dire sul silenzio sarebbero moltissime, ma questa storia, con la sua semplicità, se penso di averla ben compresa, ci ricorda una verità sottile e potente: non basta tacere per essere in silenzio.
Il vero silenzio non è solo l’assenza di parole, ma uno stato interiore in cui smettiamo di reagire, di giudicare, di voler “correggere” o dimostrare qualcosa.
Il brutto dell’atteggiamento giudicante, poi, e anche il fatto che ci porta a criticare non solo gli altri ma anche noi stessi ingabbiandoci in un continuo e distruttivo giudicare/autocriticarci/aver paura del giudizio altrui