18/07/2021
UN DIFFERENTE USO DEL CORPO E DELLA MENTE
Siamo abituati a cogliere le differenze fra una disciplina marziale e un'altra in base ai “contenuti esterni”: le forme, le tecniche, le tattiche…
Ciò che in effetti distingue realmente una disciplina dall’altra è il modo differente di utilizzare il corpo e la mente, oltre all'uso di una diversa qualità della forza.
Nel Taiji, ad esempio, il tipo di forza coltivata non prevede un incremento della capacità contrattile dei muscoli, dal loro tono o della loro “grossezza”, bensì l’armonizzazione del sistema “mente-corpo-energia” e il perseguimento di un più efficace utilizzo dell’elasticità corporea che nasce da una più accurata percezione delle variazioni degli assetti articolari e del tono muscolare. È anche indispensabile una mente attenta e... pacificata.
Il movimento marziale, nel Taiji si esprime attraverso un flusso cinetico innescato dal “centro”, ma che trova radice nei piedi, per poi propagarsi lungo il corpo fino al punto di emissione della forza (forza elastica interna: "Jin").
Tutto questo non è possibile senza una gestione ininterrotta del rilassamento profondo e dell'allineamento strutturale; senza una percezione nitida e costante delle variazioni del tono, che devono rispondere a una perfetta armonizzazione e sincronizzazione Yin/Yang.
La gestione dello Yin permette ai tessuti muscolo-tendinei, connettivali e fasciali uno stretching elastico “accumulativo” (conseguente all’accettazione volontaria di una sollecitazione esterna); mentre lo Yang viene espresso attraverso la capacità di emissione della forza elastica precedentemente immagazzinata nella struttura osteo-muscolare, così come avviene nel rilasciare una freccia da un arco ben teso.
Questa forza va fatta passare attraverso il corpo come l’acqua che attraversa un tubo privo di angoli e di restringimenti: non devono e non possono esserci attriti articolari o irrigidimenti muscolari capaci di pregiudicarne il libero flusso.
È un'abilità non facile da raggiungere. Un'abilità che, pur essendo naturale.... abbiamo perso.
È indispensabile allora coltivare l’armonizzazione interna fra “mente/corpo/energia”, così come, da un punto di vista “esterno”, la connessione strutturale fra le diverse parti del corpo: fra le scapole e le anche, i gomiti e le ginocchia, i polsi e le caviglie, la sommità del capo e il coccige, il sacro, le mani e le piante dei piedi... In poche parole: fra ogni parte del corpo.
Riveste poi un’importanza troppo spesso sottovalutata la nitida percezione della colonna e la gestione del tono e delle fasi di “allungamento/compressione” dei muscoli erettori della schiena.
Ciò riveste una grande importanza perché una sollecitazione proveniente dall’esterno può essere assorbita dalla nostra struttura corporea (lungo la direttrice della schiena) e la forza di questa sollecitazione può essere “scaricata” al suolo, producendo in risposta una compressione elastica che, rimbalzando, può essere indirizzata in direzione contraria ed emessa “dentro” la struttura di un avversario.
L’effetto di compressione verso il basso può essere amplificato grazie alla connessione e al corretto allenamento tra la zona lombo-sacrale e le piante dei piedi, sfruttando la combinazione tra forza peso e quantità di moto creata dall’affondamento dell’intero tronco “dentro” le anche. I muscoli erettori della colonna (ileo-costale, lunghissimo e spinale) si distendono, mentre il corpo affonda repentinamente rilassandosi (sincronismo Yin/Yang); i muscoli estensori delle gambe vengono compressi e immediatamente rilasciati, permettendo all’onda elastica della forza di “rimbalzare”.
Senza un’adeguata concentrazione e un'accurata percezione “interna” del corpo questo lavoro è impossibile. L’attenzione e L'Intenzione non possono essere semplicemente mosse lungo la superficie della mente, devono necessariamente provenire da uno stato di consapevolezza molto più interno, molto più profondo.