Stroke Therapy R-evolution ITA

Stroke Therapy R-evolution ITA Programma personalizzato post Ictus, in casa, con il metodo Perfetti diretto dal Dott.Valerio Sarmati

Stroke Therapy Revolution offre un percorso di recupero post-ictus personalizzato a domicilio, utilizzando la riabilitazione neurocognitiva secondo Perfetti. Guidato dal Dr. Valerio Sarmati, allievo diretto del creatore di questo approccio, il nostro programma si concentra esclusivamente sulla riabilitazione post-ictus. Il nostro approccio include un supporto emotivo professionale, incontri di gruppo online e video tutorial per gli esercizi a casa. Con noi, avrai l'expertise di un team di professionisti specializzati, pronti a guidarti in ogni fase del tuo recupero.

15/11/2025

Hai avuto un ictus e hai detto anche tu: lo farò quando starò bene?

"Che ne pensi della FES? Lunedì dovrei provarla"Me l’ha chiesto una mia paziente che segue il nostro programma di riabil...
13/11/2025

"Che ne pensi della FES? Lunedì dovrei provarla"

Me l’ha chiesto una mia paziente che segue il nostro programma di riabilitazione. Le ho risposto:

“Guarda, ti scrivo un post così rispondo anche a tutti gli altri.”

Intanto, spieghiamo di che cosa si tratta. La FES, o ElettroStimolazione funzionale, è un dispositivo che invia una corrente elettrica a determinati muscoli nel momento giusto del movimento.Nel caso del cammino, serve ad aiutare il piede a flettersi dorsalmente nella fase finale dell’oscillazione, quando dovrebbe arrivare di tallone a terra.

Detta così sembrerebbe una cosa straordinaria, ma come sempre la situazione è molto più complessa, tuttavia voglio darti fin da subito la risposta, se vuoi provarla vai pure non c’è niente di male.

Sono consapevole che chi ha avuto un ictus ha la pressione di dover provare tutto pur di tornare come prima. Il solo pensiero di lasciare qualcosa di intentato è un tarlo in grado di logorarti e lo capisco perfettamente. Per questo, quando mi chiedono un parere, divido sempre tutte le proposte riabilitative in due grandi categorie:

1️⃣ Terapie che sconsiglio apertamente, perché producono compensi e ci allontanano dal recupero.
2️⃣ Terapie che non fanno danni diretti ma che non consiglio attivamente, perché o creano confusione o rischiano di spostare il focus dal recupero reale.

👉 Se non vi suggerisco una terapia io per primo, è perché quasi sempre ricade in uno di questi due gruppi: o devo sconsigliarla… oppure devo chiudere un occhio.

Detto questo: se lunedì vuoi provare la FES, vai tranquilla.
È giusto togliersi questo dubbio, ed è piacevole sentire il piede che finalmente si muove in automatico.

Ma fermiamoci qui un secondo.

Perché, se sembra tutto così positivo, dovrei “chiudere un occhio”?
Perché nella riabilitazione c’è un enorme corto circuito.

Da una parte c’è una terapia che invita il paziente a ripetere il gesto perduto: camminare, accendere un interruttore raggiungere un bicchiere. Fare a tutti i costi, anche se compaiono compensi, spasticità e irrigidimenti.

Dall’altra parte ci sono le scale di valutazione, che dovrebbero vigilare sui risultati della riabilitazione, ma che misurano la velocità del cammino, quanti metri percorri e se il bicchiere lo raggiungi oppure no. Sono strumenti ciechi al “COME”, quindi tutte queste azioni possono essere eseguite anche con i compensi offerti dalla patologia e comunque essere considerate come “Recupero”.

È un corto circuito perfetto, perché:

La terapia produce compensi;

le scale premiano il risultato, anche se è compensato;

Così il recupero si confonde con la compensazione.
Eppure sono due cose totalmente diverse.

Il recupero — la restituzione — è un ritorno a schemi fisiologici di movimento.
La compensazione è una sostituzione.

Il recupero è apprendimento.
La compensazione è scorciatoia.

Il recupero dipende dalla neuroplasticità e la neuroplasticità dipende dall’apprendimento e infine l’apprendimento è possibile solo con l’attivazione delle funzioni cerebrali: attenzione, memoria, percezione, rappresentazione.
È il cervello che deve cambiare, non il muscolo che deve essere “spinto” esternamente.

La FES muove un muscolo, ma non insegna al cervello ad usarlo.

Nel dirlo mi dispiace perché mi sarebbe piaciuto il contrario, Mi piacerebbe acquistare un set di elettrodi per le mani che insegnino al mio cervello a suonare il piano forte, o anche un tapis roulant meccanico che mi muova le gambe per imparare a giocare a calcio.

Lasciami discutere anche un aspetto sulla proprietà dei muscoli.
Ogni muscolo è fatto da decine, centinaia di piccoli "sotto muscoli”, compartimenti neuromuscolari che si attivano con sequenze spaziali e temporali finissime. Per fare un esempio, il mio tibiale anteriore che serve per portare in su la punta del piede, io lo attivo sia per camminare, che per saltare che per ballare, ma in modo totalmente diverso, non si tratta solo di contrarre l’intero muscolo e rilasciarlo come fa la stimolazione elettrica funzionale. E la FES non insegna tutto questo.
Semplicemente sostituisce qualcosa per quel breve momento.

Quindi sì: prova pure la FES, se senti il bisogno di farlo e tutto il resto che vorrai provare in futuro, ma voglio solo dirti che purtroppo questo della riabilitazione dopo un ictus, è un "mercato" sconfinato e di proposte, a volte ragionevoli e a volte bizzarre, ce ne sono a decine, ma non significa che per un miglior risultato devono per forza essere provate tutte perchè non è detto che ti portino tutte nella stessa direzione.

A un certo punto del tuo percorso dovrai decidere quali sono le soluzioni che senti risuonino di più sul tuo modo di interpretare come funziona il corpo , il movimento e il recupero.

Poi è chiaro, in questo mare sconfinato, c’è sempre qualcuno che nei commenti dirà “Dici il falso perché a me La FES ha reinsegnato al mio cervello a camminare!” . Certo, non ho motivo di non crederlo, e penso a quanto sia plastico il tuo cervello per poter imparare con stimoli meccanici, ma immagino anche quante cose avrebbe potuto imparare con esperienze riabilitative rivolte direttamente all’apprendimento.

Valerio Sarmati

05/11/2025

Paziente con emiparesi a destra e afasia. All’estero e senza poter andare in una struttura. Che fare?

Nella riabilitazione dell’ictus, questa frase dovrebbe essere una regola.Troppo spesso continuiamo a vedere sempre le st...
04/11/2025

Nella riabilitazione dell’ictus, questa frase dovrebbe essere una regola.
Troppo spesso continuiamo a vedere sempre le stesse cose nello stesso modo, a ripetere ciò che “funziona” senza domandarci se stiamo davvero aiutando a recuperare o solo facilitando compensi che la natura ha già predisposto.

Forse è tempo di guardare con occhi nuovi ciò che crediamo di conoscere già:
una sensazione, un ricordo, un silenzio, una descrizione.
Solo così possiamo aprire la strada a un modo diverso di curare: più umano, più profondo, più consapevole.

30/10/2025

Smettere di fare l’amore dopo un ictus?

29/10/2025

29 ottobre — Giornata Mondiale dell’Ictus

“Un giorno non basta”.

Il tempo, nella riabilitazione post-ictus, è un paradosso.
È necessario — perché il cervello ha bisogno di mesi, anni, per riorganizzare ciò che è stato perduto.
Ma è anche controverso — perché troppo spesso medici dicono che dopo sei mesi, un anno, “non c’è più nulla da fare”.

Eppure, ogni giorno vediamo persone che si rialzano dalla sedia dopo anni di immobilità.
Anziani a cui era stata negata la riabilitazione perché “troppo tardi” muovere nuovi passi.
Afasici che, dopo esercizi pazienti e silenziosi, tornano a pronunciare il proprio nome.
Mani “irrecuperabili” che riprendono piano piano a muoversi

Non basta un giorno per recuperare.
E non basta un giorno per raccontare la meraviglia di ciò che accade, quando non si smette di cercare.

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🧩 Il recupero è diverso dal compensoSembra una banalità dover chiarire la differenza tra questi due termini.È evidente, ...
14/10/2025

🧩 Il recupero è diverso dal compenso

Sembra una banalità dover chiarire la differenza tra questi due termini.
È evidente, almeno sul piano linguistico, che recupero e compenso non siano la stessa cosa.

Eppure, questa distinzione diventa confusa quando si costruisce un progetto di riabilitazione per il paziente che ha subito un ictus.

Il recupero è il ripristino dei pattern fisiologici, dei network e delle relazioni funzionali originarie. Significa riattivare ciò che la lesione ha danneggiato: schemi, sinergie, processi cognitivi, meccanismi di controllo del movimento e della percezione.

Il compenso, invece, è l’adozione di nuove strategie per raggiungere la stessa performance. Movimenti alternativi, più rigidi o dispendiosi, che permettono di “fare”, ma in modo diverso.

Il problema nasce dal tipo di riabilitazione comunemente proposta che richiede al paziente la ripetizione esasperata dei gesti della vita quotidiana.
Il ritorno all'utilizzo dei propri arti nel contesto quotidiano è certamente un obiettivo fondamentale, anche per superare il rischio del LEARNED NON USE ( apprendimento al non uso). Tuttavia dobbiamo chiederci se la ripetizione del gesto all'interno di un quadro di patologia non abbia come risultato anche quello di consolidare proprio quei compensi che il paziente necessita per completare il compito richiesto: LEARNED BAD USE.

Un esempio classico è chiedere al paziente di afferrare una tazza, ma questi esegue il compito flettendo la schiena in avanti e sollevando la spalla per compensare le difficoltà di flessione ed estensione del gomito. Raggiunge l'obiettivo, ma grazie all'utilizzo di numerosi compensi.

A rendere tutto più complesso, le scale di valutazione più diffuse misurano la performance finale, il “saper fare”, ma non la qualità del movimento.
Registrano il risultato, ma non la presenza o meno di compensi.
E così, i compensi vengono spesso scambiati per recupero, vengono oltretutto favoriti per raggiungere l'obiettivo finale che è la performance a tutti i costi.

Per questo, oggi, più che mai, è necessario domandarsi, prima, durante e dopo ogni intervento:
👉 stiamo favorendo il recupero o stiamo allenando i compensi?

11/10/2025

Recupero del cammino dopo ictus da 100 giorni a 9 mesi

Spesso i disturbi di comprensione del paziente afasico vengono sottostimati, soprattutto in ambito familiare. Questo acc...
18/08/2025

Spesso i disturbi di comprensione del paziente afasico vengono sottostimati, soprattutto in ambito familiare. Questo accade perché i familiari, conoscendo bene la persona, riescono a comprenderla anche “con un colpo d’occhio”, anticipando gesti, espressioni e intenzioni.

In realtà, durante la valutazione clinica, emergono difficoltà di comprensione spesso più significative di quanto percepito a casa. Questo è un aspetto cruciale, perché la produzione del linguaggio non è mai un atto isolato: così come il movimento dipende da una corretta percezione, anche la parola nasce da una buona comprensione.

Per questo motivo, nel percorso riabilitativo, non possiamo limitarci ad allenare la produzione verbale, ma dobbiamo lavorare parallelamente sulla comprensione, che ne rappresenta il fondamento.

Per un programma di logopedia personalizzato da eseguire in casa contattaci.

16/08/2025

"Ma allora devo smettere di fare l'amore con la mia compagna, per evitare la spasticità…?"

Molti pazienti che seguono il nostro programma di riabilitazione imparano che alcune attività quotidiane possono aumentare la spasticità. E giustamente diventano attenti e scrupolosi. Ma a volte questo porta a un dubbio: se devo evitare certi sforzi inutili, devo rinunciare anche a momenti della mia vita personale in cui compare irradiazione?

La risposta è assolutamente no!

La riabilitazione in nessuna circostanza deve limitare la vita, ma a renderla di nuovo possibile e piena.

Quello che va evitato sono solo attività percepite erroneamente come terapeutiche (per esempio salire e scendere scale cento volte pensando di fare "più allenamento"). Le esperienze che arricchiscono la vita e danno gioia, invece, sono sempre benvenute e favorite.

Era il lontano 2004, stavo già sperimentando un approccio che oggi è diventato il cuore della nostra riabilitazione a di...
02/08/2025

Era il lontano 2004, stavo già sperimentando un approccio che oggi è diventato il cuore della nostra riabilitazione a distanza di Stroke Therapy Revolution. In queste foto del 2004, mi vedete registrare con un VHS gli esercizi di un paziente, così che potesse continuare a lavorare a casa insieme alla sua famiglia. Quella che era una delle prime esperienze di Remote Therapeutic Monitoring (RTM) è cresciuta fino a diventare il nostro attuale programma di riabilitazione neurocognitiva a distanza. Oggi supportiamo 135 pazienti in tutto il mondo, che lavorano da casa con l’aiuto dei loro familiari e dei nostri professionisti.

Ne è passata di acqua sotto i ponti: se nel 2004 usavamo ancora le videocassette e comunque i pazienti erano costretti a trasferte complicate, oggi la tecnologia ci permette di essere vicini ai nostri pazienti a migliaia di chilometri di distanza. Il nostro obiettivo, è proprio questo: permettere a chiunque di recuperare a casa attraverso l’approccio neurocognitivo della riabilitazione conosciuto come Metodo Perfetti. E oggi siamo orgogliosi di poter dire che questo sogno è realtà.

Cari amici,Vogliamo condividere oggi quattro preziose risorse per affrontare il percorso post-ictus - utili per pazienti...
24/07/2025

Cari amici,

Vogliamo condividere oggi quattro preziose risorse per affrontare il percorso post-ictus - utili per pazienti, familiari e professionisti sanitari.

L'ictus rappresenta una realtà complessa che richiede informazioni approfondite da parte di tutti i soggetti coinvolti. È fondamentale che pazienti e familiari diventino protagonisti attivi nel processo di recupero, acquisendo conoscenze sempre maggiori per gestire al meglio questa sfida.

Ne avete già letto qualcuno di questi?

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