13/11/2025
"Che ne pensi della FES? Lunedì dovrei provarla"
Me l’ha chiesto una mia paziente che segue il nostro programma di riabilitazione. Le ho risposto:
“Guarda, ti scrivo un post così rispondo anche a tutti gli altri.”
Intanto, spieghiamo di che cosa si tratta. La FES, o ElettroStimolazione funzionale, è un dispositivo che invia una corrente elettrica a determinati muscoli nel momento giusto del movimento.Nel caso del cammino, serve ad aiutare il piede a flettersi dorsalmente nella fase finale dell’oscillazione, quando dovrebbe arrivare di tallone a terra.
Detta così sembrerebbe una cosa straordinaria, ma come sempre la situazione è molto più complessa, tuttavia voglio darti fin da subito la risposta, se vuoi provarla vai pure non c’è niente di male.
Sono consapevole che chi ha avuto un ictus ha la pressione di dover provare tutto pur di tornare come prima. Il solo pensiero di lasciare qualcosa di intentato è un tarlo in grado di logorarti e lo capisco perfettamente. Per questo, quando mi chiedono un parere, divido sempre tutte le proposte riabilitative in due grandi categorie:
1️⃣ Terapie che sconsiglio apertamente, perché producono compensi e ci allontanano dal recupero.
2️⃣ Terapie che non fanno danni diretti ma che non consiglio attivamente, perché o creano confusione o rischiano di spostare il focus dal recupero reale.
👉 Se non vi suggerisco una terapia io per primo, è perché quasi sempre ricade in uno di questi due gruppi: o devo sconsigliarla… oppure devo chiudere un occhio.
Detto questo: se lunedì vuoi provare la FES, vai tranquilla.
È giusto togliersi questo dubbio, ed è piacevole sentire il piede che finalmente si muove in automatico.
Ma fermiamoci qui un secondo.
Perché, se sembra tutto così positivo, dovrei “chiudere un occhio”?
Perché nella riabilitazione c’è un enorme corto circuito.
Da una parte c’è una terapia che invita il paziente a ripetere il gesto perduto: camminare, accendere un interruttore raggiungere un bicchiere. Fare a tutti i costi, anche se compaiono compensi, spasticità e irrigidimenti.
Dall’altra parte ci sono le scale di valutazione, che dovrebbero vigilare sui risultati della riabilitazione, ma che misurano la velocità del cammino, quanti metri percorri e se il bicchiere lo raggiungi oppure no. Sono strumenti ciechi al “COME”, quindi tutte queste azioni possono essere eseguite anche con i compensi offerti dalla patologia e comunque essere considerate come “Recupero”.
È un corto circuito perfetto, perché:
La terapia produce compensi;
le scale premiano il risultato, anche se è compensato;
Così il recupero si confonde con la compensazione.
Eppure sono due cose totalmente diverse.
Il recupero — la restituzione — è un ritorno a schemi fisiologici di movimento.
La compensazione è una sostituzione.
Il recupero è apprendimento.
La compensazione è scorciatoia.
Il recupero dipende dalla neuroplasticità e la neuroplasticità dipende dall’apprendimento e infine l’apprendimento è possibile solo con l’attivazione delle funzioni cerebrali: attenzione, memoria, percezione, rappresentazione.
È il cervello che deve cambiare, non il muscolo che deve essere “spinto” esternamente.
La FES muove un muscolo, ma non insegna al cervello ad usarlo.
Nel dirlo mi dispiace perché mi sarebbe piaciuto il contrario, Mi piacerebbe acquistare un set di elettrodi per le mani che insegnino al mio cervello a suonare il piano forte, o anche un tapis roulant meccanico che mi muova le gambe per imparare a giocare a calcio.
Lasciami discutere anche un aspetto sulla proprietà dei muscoli.
Ogni muscolo è fatto da decine, centinaia di piccoli "sotto muscoli”, compartimenti neuromuscolari che si attivano con sequenze spaziali e temporali finissime. Per fare un esempio, il mio tibiale anteriore che serve per portare in su la punta del piede, io lo attivo sia per camminare, che per saltare che per ballare, ma in modo totalmente diverso, non si tratta solo di contrarre l’intero muscolo e rilasciarlo come fa la stimolazione elettrica funzionale. E la FES non insegna tutto questo.
Semplicemente sostituisce qualcosa per quel breve momento.
Quindi sì: prova pure la FES, se senti il bisogno di farlo e tutto il resto che vorrai provare in futuro, ma voglio solo dirti che purtroppo questo della riabilitazione dopo un ictus, è un "mercato" sconfinato e di proposte, a volte ragionevoli e a volte bizzarre, ce ne sono a decine, ma non significa che per un miglior risultato devono per forza essere provate tutte perchè non è detto che ti portino tutte nella stessa direzione.
A un certo punto del tuo percorso dovrai decidere quali sono le soluzioni che senti risuonino di più sul tuo modo di interpretare come funziona il corpo , il movimento e il recupero.
Poi è chiaro, in questo mare sconfinato, c’è sempre qualcuno che nei commenti dirà “Dici il falso perché a me La FES ha reinsegnato al mio cervello a camminare!” . Certo, non ho motivo di non crederlo, e penso a quanto sia plastico il tuo cervello per poter imparare con stimoli meccanici, ma immagino anche quante cose avrebbe potuto imparare con esperienze riabilitative rivolte direttamente all’apprendimento.
Valerio Sarmati