26/07/2025
"Perché anche a me, in fondo, sembra più interessante quello che succede nella testa del carnefice. Con le vittime è facile, tutti riescono a mettersi al loro posto. [...] Con il carnefice, invece, è un'altra cosa. Essere solo in una stanza con una bambina di sette anni, avere un'erezione al solo pensiero di quello che si sta per farle. [...] Questo si che è davvero affascinante. Va al di là della comprensione."
Triste tigre, vincitore del Premio Strega Europeo 2024, è un libro tanto bello quanto perturbante, che sa essere crudo e schietto, ma anche filosofico. L'autrice Neige Sinno racconta qui la sua storia, quella di una bambina abusata dal patrigno fino alla sua adolescenza. Il libro però non è un semplice atto d'accusa, né un racconto cronologico delle violenze subite: sembra più un trattato filosofico dove l'autrice s'interroga sull'eredità del trauma subìto, sul perché le sia successo tutto questo, su cosa passasse nella mente suo stupratore. Il suo obiettivo è quello di cercare delle risposte, capire per dare un senso all'esperienza. Lo si intuisce dai tanti riferimenti letterari citati, dal suo interesse quasi ossessivo per il tema delle violenze, dalla curiosità con cui indaga e scrive della mente umana. È un libro coraggioso, in controtendenza: certo che ci sono una "vittima" e un "mostro", ma Neige si sforza di andare oltre alla dicotomia, rifiutando i semplicismi.
A questo libro dò un bel 9.5/10. Bellissimo, ma molto forte: ci ho messo un anno per riuscire a finirlo.