29/10/2025
"Molte delle persone che incontriamo non entrano nella nostra vita per caso. Alcune restano, altre passano soltanto per un tratto, ma quasi tutte hanno un compito silenzioso: farci da specchio.
Uno specchio che non riflette soltanto la nostra bellezza, ma anche le ferite che portiamo dentro, quelle parti di noi che abbiamo imparato a nascondere o a non ascoltare.
Spesso ci chiediamo: perché proprio con quella persona mi sento così attratto?
La risposta non è quasi mai nella logica. È scritta nelle nostre memorie emotive più antiche, nel linguaggio del corpo e del sistema limbico, che riconosce nell’altro qualcosa di familiare.
E il familiare, per quanto a volte doloroso, ci attrae più del nuovo.
Così, ci ritroviamo a rincorrere amori che assomigliano ai vecchi copioni dell’infanzia: la ricerca di approvazione, la paura del rifiuto, il desiderio di essere visti e accolti. Ogni relazione diventa un palcoscenico in cui questi bisogni tornano a recitare.
Ma la verità è che gli altri non sono lì per colmare i nostri vuoti. Sono lì per mostrarceli.
Ecco perché, se davvero vogliamo cambiare il nostro modo di amare, non basta aspettare la persona “giusta”.
Abbiamo bisogno di imparare ciò che nessuno ci ha insegnato da piccoli: l’educazione emotiva.
Perché è lì la radice di tutto.
Da bambini avremmo dovuto ricevere un linguaggio per nominare le emozioni, uno spazio sicuro in cui sentirci accolti senza doverci adattare, un esempio di amore che non fosse condizionato alla performance o al silenzio.
Ma molti di noi hanno imparato altro: che è meglio tacere, che è meglio compiacere, che le emozioni spaventano o disturbano.
Oggi siamo adulti, e quell’alfabeto mancato continua a pesare.
Così, nelle relazioni, chiediamo senza saper chiedere, amiamo senza saper distinguere il bisogno dal desiderio, ci perdiamo nell’altro per paura di perderlo davvero.
Ecco allora il senso del cammino: fare educazione emotiva da grandi significa restituirci ciò che ci è mancato da piccoli.
Vuol dire riconoscere i nostri bisogni senza vergogna, imparare a regolare le emozioni senza reprimerle, distinguere un amore che nutre da un amore che consuma.
Perché solo quando smettiamo di rincorrere e iniziamo a comprendere, la vita ci porta l’amore che ci appartiene: quello che nasce da un incontro autentico, non dalla ripetizione di una mancanza."
Ana Maria Sepe