Velletri 2030

Velletri 2030 "The future is not some place we are going,
but one we are creating. The paths are not to be found, but made. Schaar)

And the activity of making them changes both the makar and the
destination" (John H. Velletri 2030 è un gruppo di cittadini Veliterni che si sono riuniti spontaneamente, fuori fa ogni confessione politica, religiosa e culturale, per costituire quello che in lingua anglosassone si chiama un "think tank" avente lo scopo di elaborare proposte per costruire possibili cammini per un futuro della città. Velletri 2030 parte dalla consapevolezza che il futuro non potrà mai essere una copia del passato, in particolare in questa epoca. Quella che tutti noi percepiamo come crisi è, in realtà, una fase ci cambiamento strutturale. Si tratta di una transizione che è sotto gli occhi di tutti, anche se non è chiarissimo se le azioni che ciascuno di noi sta predisponendo ce ne faranno uscire bene o male.

Ai Partecipanti Velletri 2030,La sessione plenaria di apertura della Giornata Mondiale dell'Alimentazione 2025 della FAO...
07/11/2025

Ai Partecipanti Velletri 2030,

La sessione plenaria di apertura della Giornata Mondiale dell'Alimentazione 2025 della FAO, che ha anche dato il via al Forum Mondiale dell'Alimentazione, si è tenuta il 16 ottobre presso la sede centrale della FAO a Roma. FAO sta per Organizzazione delle Nazioni Unnite per l'alimentazione e l'agricoltura (in inglese Food and Agriculture Organization). Il suo obiettivo principale è migliorare la nutrizione, promuovere la sicurezza alimentare e aumentare la produttività agricola a livello mondiale. Il 16 ottobre la FAO ha compiuto 80 anni. La giornata ha visto discorsi di leader mondiali e ha segnato l'inizio delle attività del forum incentrate sulla trasformazione dei sistemi agroalimentari per un futuro migliore. La cerimonia principale della Giornata Mondiale dell'Alimentazione, sul tema "Mano nella mano per alimenti migliori e un futuro migliore", ha incluso l'inaugurazione del nuovo Museo e Rete dell'Alimentazione e dell'Agricoltura (FAO MuNe), un nuovo museo e spazio didattico. Situato presso la sede centrale della FAO, il FAO MuNe nasce per far conoscere al pubblico la missione dell'Organizzazione attraverso l'arte, la storia e le esperienze interattive e ospita 12 sale dedicate a tesori d'archivio, documenti storici e installazioni immersive che esplorano la storia comune dell'alimentazione e dell'agricoltura.

Dobbiamo riconoscere che le Nazioni Unite tramite la FAO hanno promosso una "trasformazione" del sistema alimentare globale e hanno dato voce a voci critiche nei confronti delle catene di approvvigionamento globalizzate e dell'agricoltura guidata dalle multinazionali. Le grandi aziende sono diventate straordinariamente abili nel parlare il linguaggio di "rigenerazione", "diversificazione", "soluzioni locali" e "guidate dagli agricoltori" per convincere i cittadini del mondo della loro adesione ai principi etici dell'alimentazione. Purtroppo oggi "il sistema", cioè noi, esige prodotti uniformi e prodotti in serie: mele o pomodori perfettamente rotondi, selezionati per adattarsi ai macchinari. Tutto ciò che non è conforme – a volte la maggior parte del raccolto – viene scartato.

Ben lontana dalle sue promesse di sfamare il mondo, l'economia alimentare globale ha distrutto i piccoli agricoltori, costringendoli a coltivare colture da esportazione, e i governi hanno lasciato che le comunità agricole dipendessero da un mercato globale volatile, in cui gli speculatori di Pechino e New York possono far oscillare i prezzi delle materie prime da un giorno all'altro. Allo stesso modo, il consumatore medio al supermercato è esposto ad aumenti dei prezzi, speculazioni aziendali e interruzioni della catena di approvvigionamento. Ogni cittadino può portare le proprie esperienze.

La presunta "efficienza" della produzione alimentare industriale su larga scala non ha nulla a che fare con la produzione di più cibo, la fornitura di una migliore nutrizione o l'utilizzo di meno terra. Riguarda semplicemente la produzione di cibo con meno persone, utilizzando invece energia e tecnologia. Energia e tecnologia sono spesso sovvenzionate da forze che cospirano per far sì che il cibo proveniente dall'altra parte del mondo costi meno di quello proveniente dalla fattoria vicino casa. Per rendersi conto basta l'esperienza dei Supermercati.

Il risultato è un sistema che difficilmente potrebbe essere più inquinante e dispendioso. Il pesce norvegese viene spedito in Cina per essere deliscato, per poi essere rispedito in Norvegia per la vendita. Le pere argentine vengono confezionate in Thailandia e vendute negli Stati Uniti. La Germania è contemporaneamente il maggiore importatore e il maggiore esportatore di latte al mondo.

Nonostante tutti i discorsi altisonanti, chiunque abbia reale conoscenza del mondo agricolo sa che sta diventando sempre più difficile sopravvivere come piccolo agricoltore. Non sorprende quindi che i piccoli agricoltori protestino da decenni contro le regole dell'economia globale, lottando per sopravvivere di fronte all'acquisizione del potere da parte dell'agroindustria.

Gli esempi di agricoltura su piccola scala possono sembrare di poco conto se confrontati con i colossi – Unilever, Nestlé, Bayer – ma offrono uno scorcio di come potrebbe essere il nostro sistema alimentare: una molteplicità di sistemi locali diversificati e interconnessi. L'agricoltura su piccola scala potrebbe nutrirci su larga scala, se solo la nostra economia fosse progettata per localizzare il mercato anziché globalizzarlo. Sono degli ultimi venti - trenta anni le diverse forme di indottrinamento sulla economia alimentare globale e sulla necessità di una produzione alimentare industriale.

Coltivare cibo, prendersi cura del terreno e dei semi, nutrire la propria comunità: questi sono tra i gesti più significativi che una persona possa compiere. Un'economia alimentare locale offre un ritorno alla comunità e alla natura: l'opportunità di dialogare nuovamente con le persone, la terra e i corsi d'acqua da cui in ultima analisi dipendiamo. L'adozione di questo principio potrebbe nutrire il mondo producendo molto più cibo per ettaro agricolo con meno energia, minerali e sostanze chimiche. Questo cambiamento potrebbe restituire salute e vita agli ecosistemi, ricostruire i suoli e ripristinare i bacini idrografici, contribuendo alla sicurezza alimentare a lungo termine e al benessere del pianeta.

Ma affinché questo modo di vivere compia i suoi miracoli, dobbiamo essere tutti coinvolti. Non possiamo lasciarlo ai soli agricoltori, il cui carico di lavoro è già pesante. Non possiamo lasciarlo a economisti e politici miopi. E, nonostante la loro padronanza di un linguaggio corretto, non possiamo lasciarlo alla FAO che consuma gran parte delle risorse che gli vengono destinate dai governi per auto-sostenersi.

Abbiamo bisogno che le persone siano coinvolte, che i consumatori prendano posizione. Abbiamo bisogno di un movimento globale e intersettoriale per riportare al centro una economia alimentare locale. Economisti e politici miopi ci diranno che così facendo non riusciremmo a sfamare tutta la popolazione mondiale. Vero se perseguiamo un modello di sviluppo basato sulla ostentazione della propria ricchezza. Proviamo a perseguire una visione di sviluppo sostenibile, che ponga al centro i principi dell'Agenda 2030 e dell'Enciclica Laudato si'.

Buona riflessione.

Sandro Bologna
Presidente Velletri2030
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Ai Partecipanti Velletri 2030,siete tutti invitati a partecipare al Seminario "Scienza e Fotografia - una sinergia creat...
03/11/2025

Ai Partecipanti Velletri 2030,

siete tutti invitati a partecipare al Seminario "Scienza e Fotografia - una sinergia creativa", 22 Novembre 2025, ore 16:00, c/o IISS Cesare Battisti, via dei Lauri 1, Velletri.

Il Seminario sarà tenuto da Daniele Trombetti – Artista dell'immagine, con la partecipazione di Andrea Dominizi - vincitore categoria giovani del Wildlife Photographer of the year, organizzato dal National History Museum di Londra, e affronterà il tema del rapporto tra Scienza e Fotografia.

La fotografia non è solo arte, è anche uno strumento di indagine scientifica che fa uso degli ultimi risultati della ricerca. In questo Seminario esploreremo il dialogo tra scienza e immagine. Attraverso esempi, proiezioni e testimonianze, scopriremo come la fotografia possa tradurre la complessità dei fenomeni naturali in forme di conoscenza e bellezza condivisa.

Il Seminario si svolgerà attraverso una presentazione frontale supportata da illustrazioni e proiezioni di immagini. È prevista una discussione finale volta ad approfondire e condividere le riflessioni emerse durante l'incontro. Destinatari del Seminario sono studenti, ricercatori, docenti e appassionati interessati ai rapporti tra scienza, arte fotografica e comunicazione visiva.

Vi aspettiamo numerosi sabato 22 Novembre 2025, ore 16:00.

Sandro Bologna
Presidente Velletri2030
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Ai Partecipanti Velletri 2030,Il Rapporto 2025 dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) - “Pace, giust...
03/11/2025

Ai Partecipanti Velletri 2030,

Il Rapporto 2025 dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) - “Pace, giustizia e diritti: pilastri della sostenibilità”, è stato presentato il 22 ottobre a Roma alla Camera dei Deputati. Il documento offre un’analisi aggiornata e ragionata dell’attuazione dell’Agenda 2030 nel mondo, in Europa e in Italia.

Quest’anno il Rapporto fotografa un mondo attraversato da crisi multiple e da un preoccupante arretramento sul piano della pace, della giustizia e della tutela dei diritti. L’instabilità geopolitica e i conflitti armati – sono 59 quelli attivi nel mondo, il numero più alto dalla fine della seconda guerra mondiale – hanno causato quasi 50mila vittime civili nel solo 2024. In questo tragico conteggio, il numero di decessi di bambine, bambini e donne nel biennio 2023-2024 (soprattutto a Gaza) è aumentato di circa quattro volte rispetto al periodo precedente. La spesa militare globale ha raggiunto il livello record di 2.700 miliardi di dollari e potrebbe più che raddoppiare entro il 2035. Il numero di persone sfollate contro la propria volontà ha superato i 123 milioni, aumentando del doppio in dieci anni, per effetto di guerre e cambiamenti climatici. È per questo motivo che, si legge nel Rapporto, è stato deciso di richiamare nel titolo questi temi, per “ricordare che la pace, la democrazia e la tutela dei diritti sono pilastri dello sviluppo sostenibile”. lo sviluppo sostenibile non può esistere laddove non c’è la pace, la promozione dei diritti e il perseguimento della giustizia e della riconciliazione.

A volte l’uso della parola “sostenibilità” è ridotto alla sua sola dimensione ambientale. È un grave errore. Come ci dice l’Agenda 2030, lo sviluppo sostenibile è l’integrazione di quattro dimensioni: la sostenibilità ambientale, la sostenibilità sociale (educazione, salute, parità di opportunità, ecc.), la sostenibilità economica e la sostenibilità istituzionale. È questo quarto pilastro della sostenibilità che viene quasi sempre trascurato, salvo poi scoprire che quando la società non garantisce la pace, i diritti civili e politici, la protezione delle minoranze e l’applicazione dello stato di diritto, tutto crolla. Se a queste dimensioni si aggiunge la questione della giustizia intergenerazionale, capiamo perché dobbiamo interessarci “anche” dei diritti delle future generazioni, come recita il nuovo articolo 9 della Costituzione italiana e ci ricorda il “ Patto per il Futuro” firmato dalle Nazioni Unite nel 2024.

Il Rapporto ASviS 2025 è sintetizzato dalla seguente frase: "Si, siamo ostinati. No, non siamo ciechi. E neanche stupidi".

Siamo ostinati perché, a dieci anni dalla pubblicazione del primo Rapporto, crediamo ancora nei valori dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, costruita sulla dichiarazione della Conferenza Rio+20 “Il futuro che vogliamo”. Siamo ostinati perché crediamo che quell’anno straordinario, in cui Papa Francesco pubblicò l’Enciclica Laudato si’, abbia rappresentato uno dei punti più alti della storia dell’umanità, nel quale sembrava che il mondo intero finalmente prendesse impegni seri e concreti per cambiare il nostro destino e “mettere fine a povertà e fame, ridurre le disuguaglianze, proteggere il Pianeta e le sue risorse nell’interesse anche delle future generazioni, garantire pace e benessere senza lasciare nessuno indietro”.

No, non siamo ciechi. Anche il Rapporto 2025 descrive con la precisione non solo dei dati statistici, ma anche delle parole e delle azioni della comunità internazionale, quanto quei valori e quegli impegni affermati solo dieci anni fa, e riconfermati con il Patto per il Futuro di settembre 2024, siano continuamente calpestati, dimenticati per colpevoli interessi individuali o esplicitamente rifiutati per ideologie violente e insensate, con danni devastanti per le persone, specialmente le più inermi, le più indifese, le più povere, e per il Pianeta. Cioè, per il futuro dell’umanità, anche per il nostro.

No, non siamo stupidi, perché comprendiamo, ma non giustifichiamo, le enormi problematiche esistenti e le motivazioni indegne che stanno generando conflitti e guerre, anche in Europa. O i processi attentamente pianificati e gestiti che stanno concentrando nelle mani di pochi il potere economico o quello politico. O le ambizioni di ridisegnare i rapporti di forza tra le grandi potenze e le aree geopolitiche del mondo. O le manovre di settori economici e forze politiche alla ricerca della loro affermazione a tutti i costi, anche quelli di aumentare la povertà e la fame, attaccare la scienza e indebolire le istituzioni democratiche utilizzando la disinformazione e la diffusione sistematica di fake news.

A favore di coloro che si avvicinano da poco a questi temi, ci piace ricordare che Velletri 2030 è nata con formale atto costitutivo nel 2013, oltre due anni prima dell'Agenda 2030 e dell'Enciclica Laudato si’.

Buona lettura.

Sandro Bologna
Presidente Velletri2030
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Ai Partecipanti Velletri 2030,L’Italia è oggi uno dei Paesi più anziani del mondo. Secondo ISTAT, al primo gennaio 2025,...
28/10/2025

Ai Partecipanti Velletri 2030,

L’Italia è oggi uno dei Paesi più anziani del mondo. Secondo ISTAT, al primo gennaio 2025, l’età media della popolazione si attesta a 46,8 anni, i giovani sotto i 15 rappresentano appena il 11,9% del totale. E quasi un quarto degli italiani ha più di 65 anni, gli over 80 sono quasi 4,6 milioni e gli ultracentenari hanno toccato un nuovo record nel 2024, superando i 23.500 individui. Le famiglie si restringono: in 20 anni sono passate da 2,6 componenti agli attuali 2,2 (media 2023-2024). L’invecchiamento non riguarda solo gli anziani: tocca tutti, perché modifica il lavoro, la famiglia, la solidarietà e i rapporti tra generazioni.

La popolazione italiana invecchia per due ragioni principali: viviamo più a lungo e nascono sempre meno bambini. Il calo delle nascite non dipende solo dalla diminuzione della fecondità individuale, ma anche dal minor numero di donne in età fertile, scese da 14,3 milioni nel 1995 a 11,4 milioni nel 2025. Un cambiamento strutturale che riduce alla base il potenziale stesso di natalità del Paese.

La crisi economica, la precarietà lavorativa, il costo della vita e la mancanza di servizi alle famiglie rendono difficile costruire un futuro stabile. Molte coppie rimandano la scelta di avere figli o vi rinunciano del tutto. Intanto, l’emigrazione giovanile verso l’estero o le grandi città impoverisce ulteriormente le aree interne e rurali, dove oggi prevale la popolazione anziana. D’altro canto, i flussi migratori in ingresso non riescono a compensare il calo demografico complessivo. Lo squilibrio generazionale pesa su tutto il sistema: sempre meno lavoratori devono sostenere un numero crescente di pensionati e cittadini bisognosi di assistenza.

Le proiezioni ISTAT sono chiare: entro il 2030 i residenti potrebbero scendere a 58,6 milioni, e nel 2050 arrivare intorno ai 54,8 milioni. Gli adulti in età lavorativa (15-64 anni) si ridurranno dal 63,5% al 54,3%, mentre I bambini e i ragazzi sotto i 14 anni, saranno appena l’11,2% del totale. Nel giro di una generazione l’Italia avrà meno abitanti, mediamente più anziani e con una forza lavoro più ristretta, chiamata a sostenere un numero sempre maggiore di pensionati.

A mancare è anche l’interazione tra generazioni. L’Italia perde il legame tra nonni, figli e nipoti. Gli anziani non trasmettono più il proprio sapere, le proprie storie, la propria memoria; i giovani, a loro volta, crescono privi di quella continuità affettiva e culturale che ha sempre rappresentato la spina dorsale della società italiana. È una perdita silenziosa che fa invecchiare anche la cultura del Paese. Nonostante la nascita delle tante Associazioni che hanno come obiettivo il mantenimento della memoria, sono in numero assolutamente insufficiente le Associazioni che guardano al futuro, a testimonianza della mancanza di interazione tra generazioni.

L’invecchiamento grava sul bilancio pubblico: pensioni e sanità assorbono una quota crescente delle risorse economiche, riducendo gli investimenti in istruzione, innovazione e politiche per i giovani. Questo spostamento di risorse non solo limita le opportunità per le nuove generazioni, ma contribuisce anche a una riduzione della produttività complessiva. La popolazione in età lavorativa diminuisce, e con essa la capacità di innovazione e di crescita. Le imprese faticano a trovare personale giovane e la mancanza di ricambio generazionale frena la competitività del Paese.

La longevità, di per sé, non è un problema ma una conquista storica, frutto di progresso e benessere. Il nodo sta nel come rendere sostenibile una società che invecchia senza rigenerarsi. Una politica migratoria intelligente e inclusiva potrebbe rappresentare una parte della soluzione perché ringiovanisce la popolazione attiva, sostiene il sistema produttivo e, se ben gestita, arricchisce la società dal punto di vista culturale e umano. Per rendere sostenibile una società che invecchia senza rigenerarsi occorre agire su più fronti in modo coordinato, tra essi: ripensare il welfare in chiave preventiva e comunitaria, valorizzare il lavoro degli anziani con percorsi flessibili e formazione continua, rilanciare la natalità e un’immigrazione qualificata, accrescere la produttività attraverso innovazione tecnologica e digitale, favorire la nascita di città e comunità inclusive, promuovere solidarietà intergenerazionale e orientare le politiche fiscali e pubbliche verso investimenti che generino benessere diffuso e sostenibile nel lungo periodo. Un lavoro lungo e difficile, al quale dovranno prepararsi le nuove generazioni, indipendentemente dai loro orientamenti politici.

Buona riflessione.

Sandro Bologna
Presidente Velletri2030
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26/10/2025
Ai Partecipanti Velletri 2030,Coloro che non hanno potuto partecipare al Seminario "L'evoluzione della Specie ai tempi d...
26/10/2025

Ai Partecipanti Velletri 2030,

Coloro che non hanno potuto partecipare al Seminario "L'evoluzione della Specie ai tempi di Facebook", sabato 25 Ottobre 2025, lo possono rivedere sul canale YouTube al seguente link:

Enjoy the videos and music that you love, upload original content and share it all with friends, family and the world on YouTube.

Ai Partecipanti Velletri 2030,Nella settimana appena trascorsa ci sono state almeno due ricorrenze storiche molto import...
19/10/2025

Ai Partecipanti Velletri 2030,

Nella settimana appena trascorsa ci sono state almeno due ricorrenze storiche molto importanti da ricordare.

La prima dedicata ad Ada Lovelace esempio del valore delle donne nella scienza.
Ada Lovelace Day, la giornata internazionale che dal 2010 si festeggia il secondo martedì di ottobre con decine di eventi in tutto il mondo. Ada Lovelace Day prende il nome da colei che è considerata la prima programmatrice di computer del mondo e, ancora più importante, la prima a intuire il concetto di Intelligenza Artificiale. Obiettivo della giornata è aumentare la visibilità delle ricercatrici nelle discipline STEM, offrendo alle giovani studentesse di oggi nuovi modelli di riferimento e incoraggiandole a intraprendere una carriera in questi settori.

Ada Lovelace, nata a Londra nel 1815, si interessò fin da bambina alle discipline scientifiche incoraggiata soprattutto dalla madre, la matematica Anne Isabella Milbanke. Decisivo per lei fu l'incontro, avvenuto quando aveva solo 18 anni, con il matematico britannico Charles Babbage, che aveva sviluppato il prototipo di un computer meccanico. Quella macchina non venne mai realizzata, ma la collaborazione con Babbage andò avanti per molti anni, permettendo a Lovelace di ideare diversi codici per farla funzionare: tra questi, un algoritmo considerato il primo espressamente pensato per essere elaborato da una macchina. Purtroppo, la maggior parte dei contemporanei non accettò le idee di Ada Lovelace, che un secolo dopo ispirarono il lavoro di Alan Turing, uno dei padri dell'informatica.

Dalla fine degli anni '70 Ada è stato ed è il nome di un linguaggio di programmazione, nato su iniziativa del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (DoD), che cercava un linguaggio unificato per i suoi numerosi sistemi software, fino ad allora sviluppati con linguaggi diversi e incompatibili. Oggi Ada rimane un linguaggio di nicchia ma di altissimo livello, usato in contesti dove l’affidabilità è essenziale: aerospaziale, difesa, trasporti ferroviari, robotica e controllo industriale. È il linguaggio dietro a sistemi di bordo di aerei, satelliti, e persino alcune missioni spaziali dell’ESA e della NASA. In un’epoca dominata da linguaggi più “popolari”, Ada continua a rappresentare un simbolo di rigore, sicurezza e precisione ingegneristica, una testimonianza per le nuove generazioni di come la qualità del software possa essere una questione non solo tecnica, ma anche etica. Purtroppo, la maggior parte dei contemporanei, anche professionisti e studenti STEM, parlano spesso di "digitalizzazione" senza conoscere Ada.

La seconda è una ricorrenza che negli ultimi anni è diventata molto controversa e divisiva. Parliamo del Columbus Day, o meglio in italiano della giornata nazionale di Cristoforo Colombo, la cui ricorrenza viene festeggiata ogni anno il 12 Ottobre. A testimonianza di quanto sia divisiva, riportiamo di seguito due punti di vista diversi.

Sul sito web del Governo, Presidenza del Consiglio dei Ministri, si legge: "Con il suo straordinario viaggio di 533 anni fa, Colombo ha dato al mondo un altro mondo. Concepì un’avventura che nessun altro prima di lui aveva immaginato. Navigò verso Occidente, oltre i confini del mondo all’epoca conosciuto. Un “nuovo Ulisse”, che non fece naufragio ma che riuscì in una delle imprese più gloriose di tutti i tempi. Impresa che ha segnato il passaggio dal Medioevo all’Età Moderna, riscritto la geografia e cambiato le relazioni politiche, culturali ed economiche tra i popoli".

Nel Blog del Fatto Quotidiano del 13 Ottobre, a nome di Leonardo Botta, si legge: "Ieri è stato il “Columbus Day”, una giornata che senz’altro inorgoglisce gli italiani, compatrioti di quel Cristoforo Colombo che, cercando una rotta alternativa per le Indie, s’imbatté con gli equipaggi delle sue tre caravelle in un nuovo continente che madre natura aveva piazzato lì, in mezzo all’oceano, e che in onore di un altro esploratore, Vespucci, sarebbe stato poi battezzato “America”. Ma sarebbe buona norma ricordare, insieme con quel cruciale evento per la storia mondiale, anche tutto ciò che riguardò, nei secoli successivi al 12 ottobre 1492 in cui un mozzo di vedetta gridò “Terra!”, quei luoghi fino ad allora inesplorati da est. Sto parlando di un fenomeno riassumibile con un termine di cui oggi si discute tanto a proposito delle sventurate popolazioni palestinesi: il genocidio. Un genocidio, o olocausto per chi preferisce, a danno di milioni di indiani, anzi, per meglio dire, “nativi americani”, provocato da colonizzatori provenienti dai “civili” luoghi dell’Inghilterra, della Spagna, del Portogallo".

E la Città di Velletri come ha ricordato queste due ricorrenze storiche? Magari il prossimo anno!

Buona riflessione.

Sandro Bologna
Presidente Velletri2030
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