𝓛𝓪𝓜𝓮𝓷𝓽𝓮𝓥𝓸𝓵𝓪

𝓛𝓪𝓜𝓮𝓷𝓽𝓮𝓥𝓸𝓵𝓪 Dott.ssa Ilenia Pasini
Psicologa Clinica
Psicoterapeuta in formazione
Specializ. in Psicofisiologia

24/07/2024

Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, anche a seguito di diverse segnalazioni pervenute, ha appreso dell’esistenza di un sito internet (https://disciplineolistiche.com) denominato “Discipline Olistiche” che offre la possibilità di partecipare a presunti Corsi di formazione, espressamente definiti come “certificati e riconosciuti”, tra i quali quello di “Formazione in Psicologia Positiva” e addirittura di “Certificazione in Psicoterapia”.

Poiché tutto quanto proposto dal predetto sito costituisce espressa violazione della normativa che regola ‘esercizio della professione di psicologo e della psicoterapia, il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi si è attivato per un’azione di tutela della professione e dell’utenza con una denuncia-querela alla Polizia Postale; ciò perché il dominio internet risulta registrato su server allocato in un Paese al di fuori dell’Unione Europea con volontaria schermatura della denominazione del soggetto responsabile dei relativi contenuti.

Non vi è dubbio, tuttavia, che il sito favorisca indirettamente l’esercizio abusivo della professione di psicologo e della psicoterapia, si attribuisca riconoscimenti e abilitazione che non possiede e induca in errore gli utenti finali che si rivolgono ai soggetti cui vengono rilasciati i presunti attestati di formazione e certificazione, senza alcun valore.

Come detto, i responsabili delle fattispecie criminose sono ignoti, ma potranno essere individuati tramite le apposite indagini di polizia postale che il CNOP ha sollecitato a tutela della cittadinanza che si imbatte in tali truffe in danno della pubblica salute; senza dimenticare che le condotte descritte danneggiano anche i professionisti Psicologi e Psicoterapeuti e la Professione nel suo complesso.

Per leggere il comunicato👇
https://www.psy.it/il-cnop-a-tutela-della-professione/

28/01/2024

Per non dimenticare. Mai.

27/01/2024

- Hai cambiato letto.
- Sì.
- Quando?
- Non mi ricordo. Saranno quindici anni.
- Questo ha il cassettone.
- Sì.
- E non m’hai detto niente?
- Scusa.
- È una questione di rispetto.
- Lo so, scusa.
- Mettiti nei miei panni, in quanto mostro sotto il letto, la struttura del letto ha un ruolo
fondamentale per il corretto svolgimento del mio lavoro. Se tu me la cambi, ci va di mezzo
la qualità del servizio.
- Mi rendo conto.
- Non vorrei dovermi rivolgere al sindacato.
- Vedo cosa posso fare.
- Grazie.
- Aspetta… io ho un mostro sotto il letto?
- Avevi. Abbiamo lavorato insieme dal ’90 al ‘98. Ti risulta?
- Forse.
- Mi chiamavi Tommyknocker, te lo ricordi?
- Ah già.
- Cos’era?
- Un brutto film tratto da un brutto libro di Stephen King.
- Ti faceva così paura?
- Non l’ho mai visto. Mi faceva paura il nome.
- Il nome. E le dita. Te le ricordi le dita? Dita lunghe, dita di morto, dita con falangi magre
che graffiavano e spiavano, e poi chissà, occhi vuoti, tre file di denti, tutto quello con cui la
fantasia poteva torturate un bambino. Scivolavo nel buio come un insetto, come un
annegato. E mentre mamma e papà litigavano nell’altra stanza, tu chiudevi gli occhi e
fissavi il muro. Perché la regola era…
- Che se ti vedo, mi prendi.
- Che se mi vedi, ti prendo. Non ci siamo più sentiti. Com’è?
- Ho avuto un sacco da fare.
- Vuoi che ti faccia paura?
- A te farebbe piacere?
- Ma sì, in ricordo dei vecchi tempi.
- Va bene.
- Allora adesso allungo una mano e ti afferro un piede.
- Okay.
- Com’è?
- Ho molta paura.
- Non sembra.
- No, no, davvero, sono pietrificato.
- Non è vero.
- Invece sì.
- Smettila di essere condiscendente. Lo capisco quando fingi.
- Scusa, è che c’ho la testa da un’altra parte. Mi sono arrivati un sacco di lavori tutti
insieme, un mucchio di scadenze, e poi…
- E poi?
- Lasciamo perdere.
- No, no, dimmi.
- Non è per sminuirti, è che adesso mi fanno paura cose diverse.
- Tipo?
- Beh, così su due piedi.
- Dai, magari mi aiuta, facciamo un corso di aggiornamento.
- I parcheggi a esse.
- Cioè?
- Mi fanno paura i parcheggi a esse. Non li so fare. Vado nel panico.
- Ma come faccio a farti parcheggiare qua nella tua stanza.
- C’hai ragione.
- Qualcos’altro?
- Le raccomandate.
- Le lettere?
- Sì, le buste delle raccomandate. Di solito è una multa, ma c’ho sempre paura che sia
qualcosa di peggio. Una di quelle cose che ti rovina la vita.
- Mi potrei vestire da postino…
- Ma non è il postino in sé, è più…
- La busta, ho capito. Non posso passarti buste da sotto il letto, dai.
- No, no, chiaro.
- Mi sentirei uno scemo.
- I debiti.
- Eh?
- Mi fanno molta paura i debiti. L’idea di essere in debito. Mi mette ansia.
- Sì, va bene, ma pure questo è astratto.
- Poi, fammi pensare…
- Guarda, forse è il caso che la chiudiamo qui.
- Vediamo, ho paura di non essere quello che ho detto di essere. Capisci? Un bel giorno
dover andare in giro e spiegare a tutti che mi sono sbagliato, che non è vero che so fare
quello che ho detto di saper fare.
- Va bene, ho capito, facciamo che ci aggiorniamo…
- Ho paura che sia troppo tardi.
- Per cosa?
- Per tutto. E che ogni giorno sia troppo tardi per una cosa nuova.
- Così no, però, così non va bene…
- Vorresti che avessi paura di qualcosa di più concreto, vero? I mostri magari. I fantasmi,
gli alieni?
- Esatto! Esattamente! È proprio quello che cercavo di dirti.
- Ma magari.
- Come magari?
- Magari ci fossero i mostri, magari ci fossero gli alieni, magari ci fosse qualcosa che si
muove nel buio. Io ci spero che le cose che mi facevano paura da bambino siano vere. Io
ci spero che nel buio ci sia qualcosa, perché significherebbe che non sono solo in quel
buio. Che non è tutto qua.
- Basta, ti prego.
- E poi ho paura di me.
- Davvero non…
- Delle mie ipocrisie, delle mie nevrosi, della mia malignità, di una sveglia sul cellulare con
scritto sopra “pagare tasse”. E più di tutto…
- No…
- Ho paura perché credo di aver finalmente capito perché ho paura.
- Smettila…
- Ho paura perché credo di essere come uno di quei quadri impressionisti. Quelli che da
lontano sembrano belli e sensati e più ti avvicini più ti accorgi che non c’è niente, sono
solo macchie di colore. Ed è quello che penso di me.
- Cristo santo. Davvero?
- Sì.
- Io… cavolo, è… è…
- È?
- Terrificante.
- Lo so.
- Oh no.
- Cosa?
- Sei diventato il mio mostro sopra il letto.

Il testo è di Nicolò Targhetta e la grafica di Amandine Delclos.

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