Manuela Leoni PhysioPsykhé Fisioterapia Integrata

Manuela Leoni PhysioPsykhé Fisioterapia Integrata "Entra nelle tue dita , nelle tue mani ,come se la tua esistenza stessa vi entrasse . Non accontentarti di un toccare fisico . R

La tua anima penetra nel corpo dell 'altro e le tensioni più intense si sciolgono . Fanne un piacere,non un lavoro "
B.J.

26/07/2025

“Uccidi la crocerossina che è in te!” Enrico Chelini

È una frase forte, lo so. Ma necessaria.
Perché a volte la salvezza di chi ami… passa dal tuo smettere di salvarlo.

Parliamoci chiaro: quante volte ti sei ritrovata a raccogliere i pezzi di chi continuava a distruggersi da solo?
Quante volte hai curato, ascoltato, aspettato… nella speranza che lui (o lei) cambiasse?
Quante notti in bianco a pensare “magari se io fossi diversa, lui starebbe meglio”?
Spoiler: non funziona così.

La sindrome della crocerossina non è amore.
È una trappola emotiva travestita da bontà.
È il bisogno nascosto di sentirsi necessaria per non sentirsi rifiutata.
È dipendenza affettiva che indossa il camice da infermiera.

E attenzione: non colpisce solo le donne. Ci sono anche crocerossini mascherati da cavalieri che si prendono sulle spalle dolori non loro, solo per sentirsi importanti.
Il risultato è sempre lo stesso: si finisce svuotati. E spesso anche colpevolizzati.

Perché sai qual è la cosa più crudele?
Che più ti sacrifichi… più vieni data per scontata.
Più ti annulli… più ti chiedono di fare un altro passo indietro.

Nel mio studio ho visto decine di persone aggrappate a relazioni tossiche con la convinzione che “se mollo io, lui crolla”.
E sai quante volte è accaduto il contrario?
Mollando, hanno scoperto che l’altro sapeva nuotare benissimo, solo che finché c’era qualcuno a reggerlo… faceva finta di affogare.

Uccidere la crocerossina che è in te non vuol dire diventare fredda, egoista, insensibile.
Significa imparare a distinguere tra amore e compulsione a salvare.
Tra empatia e annullamento.
Tra esserci per l’altro… ed essere l’unico pilastro su cui tutto si regge.

La vera prova d’amore?
È permettere all’altro di farsi carico delle proprie responsabilità.
Anche se lo guardi cadere. Anche se urla. Anche se ti accusa.
Perché ogni volta che lo salvi, gli impedisci di crescere.

E intanto tu?
Soffochi.
Perdi pezzi.
Ti dimentichi.

Questa è una chiamata al risveglio.
A tutte quelle anime buone che confondono l’aiutare con l’annullarsi.
A chi mette il cuore ovunque… tranne che su se stesso.
A chi si sente colpevole se dice di no, se si prende spazio, se smette di “esserci sempre”.

Ricorda: tu non sei venuta al mondo per rattoppare gli altri.
Se ami davvero qualcuno, smetti di fargli da stampella.
E se ami davvero te stessa, smetti di chiamarlo amore quando è solo sacrificio.

Uccidi la crocerossina che è in te.
E al suo posto…
fai nascere una donna libera.
Una donna che sceglie di amare, non di salvare.
Una donna che sa stare accanto… senza mettersi sotto.

Perché non si guarisce chi non vuole guarire.
E non si ama, se per amare bisogna morire un po’ ogni giorno.

Enrico Chelini

Buongiorno 😘
26/07/2025

Buongiorno 😘

C'è sempre un motivo x essere felice ,e, se non lo trovi , inventane uno e credici !
27/04/2025

C'è sempre un motivo x essere felice ,e, se non lo trovi , inventane uno e credici !

Un nuovo inizio con te , Nala ❤️ Il tuo nome significa "Dono" e tu lo sei , dopo il dolore per la perdita di Luna tu sei...
26/04/2025

Un nuovo inizio con te , Nala ❤️
Il tuo nome significa "Dono" e tu lo sei , dopo il dolore per la perdita di Luna tu sei il nostro raggio di sole .
Grazie

26/04/2025

Il corpo è il tamburo
del nostro spirito.
Batte forte
quando qualcosa dentro tace.
Quando l’anima è ferita,
la carne la accompagna
e piange con lei
in silenzio.

Tutto quello che zittiamo
lui lo urla.
Con la febbre
col tremore
col buio dietro agli occhi.

Ma ci sono cure
che non si vendono
che non hanno bugiardino
che non stanno nei cassetti
né nelle farmacie.

C’è la medicina del sorriso
che fa luce dove si era spento tutto.
C’è l’abbraccio,
quello dato piano
quando il cuore è in frantumi
e nessuno lo vede.
C’è il sogno
che rialza il respiro
che rifà il letto alle speranze.
C’è la pace
che si fa col silenzio
e con chi ci ha feriti
anche se non chiede perdono.

E c’è il lasciare andare
che sembra una fine
e invece è un inizio
che libera la schiena
dal peso di ciò che è finito.

Curarsi
è un atto sacro.
È scegliersi ogni giorno
è dire sì alla vita
anche quando graffia.

E guarire,
è questo:

accogliere ogni ferita
come una porta
che si apre sul miracolo.
Amare il corpo
quando è fragile.
Amare l’anima
quando ha paura.
Amare tutto
quando tutto sembra perduto.

Perché anche nel dolore
c’è bellezza.
E chi impara a vederla
si salva.
Ogni giorno.
Si salva.
Con amore.

🍎💫
Andrew Faber

26/04/2025

IL CORPO NON ATTACCA MAI SE STESSO

Quante volte abbiamo pensato: “Il mio corpo è impazzito. Ce l’ha con me.” Quando ci svegliamo con le articolazioni infiammate, con l’asma che stringe il petto, con un eczema che brucia o una pressione che sale senza preavviso, è facile pensare che qualcosa in noi si sia spezzato. Che il nostro stesso organismo si stia ribellando.

Ma c’è un’altra verità, più profonda, più scomoda… ma anche più liberatoria. Il corpo non attacca mai se stesso. Mai. Non è progettato per autodistruggersi, ma per adattarsi, proteggersi e sopravvivere.

Ogni sintomo è un messaggio. Ogni diagnosi è un grido del corpo che ci chiede di ascoltare, non di combatterlo.

L’osteoporosi? Non è un fallimento osseo. È un tentativo disperato del corpo di liberare minerali alcalinizzanti per tamponare un terreno troppo acido.

Le vene varicose? Un sistema che prova a trovare vie alternative quando la circolazione non funziona più, spesso a causa di una linfa stagnante.

L’ansia? È il sistema nervoso che percepisce pericolo e attiva una modalità di sopravvivenza. È il corpo che urla: “Qualcosa non va, ma io ci provo lo stesso a starti accanto.”

Il colesterolo alto? È un cerotto. Il corpo lo produce per proteggere i tessuti infiammati, per costruire ormoni, per riparare ciò che è stato danneggiato.

L’insonnia? Non è un tradimento del sonno. È il corpo che ti sveglia perché qualcosa, dentro di te, ha bisogno di essere guardato in faccia. Emozioni. Dolore. Conflitti.

Eczemi, dermatiti? Una pelle che si fa valvola di sfogo, un organo emuntore che espelle tossine che non trovano altra via.

La tosse? Un atto di difesa, un modo per buttare fuori qualcosa che non deve rimanere dentro.

I tumori? La più dura delle verità. A volte, una capsula biologica per isolare tossine, conflitti, traumi antichi mai integrati. Un ultimo tentativo di contenimento.

Il vomito? Una via di uscita. Un rifiuto profondo. Una espulsione.

Le allergie? Un sistema immunitario che reagisce in modo iperattivo a ciò che percepisce come minaccia. Magari perché è esausto. Forse perché si sente invaso.

La stanchezza cronica (fatigue)?
È il corpo che dice: “Ho bisogno di rallentare. Sto conservando energia per qualcosa di più importante. La guarigione, forse.”

La gotta? Cristalli che si accumulano e che il corpo prova a sequestrare per evitare danni peggiori. Meglio dolore acuto che danno sistemico.

L’ipertensione? Un modo per mantenere ossigenazione in tessuti infiammati o in allarme costante.

L’asma? Una chiusura delle vie respiratorie. Ma non per punirti. Per limitare l’entrata di sostanze percepite come pericolose. Anche qui, è sopravvivenza.

Il corpo è un alleato instancabile. Non è contro di noi. Mai. Ci parla in un linguaggio che non sempre comprendiamo. Un linguaggio fatto di febbri, eruzioni cutanee, infiammazioni, alterazioni ormonali. Ma è sempre lo stesso messaggio, sussurrato o urlato:
“Guarda. Ascolta. Qualcosa ha bisogno di attenzione.”

Quando smettiamo di vedere i sintomi come nemici, e iniziamo a vederli come strategie di adattamento, cambia tutto. Non si tratta più di combattere contro se stessi, ma di accompagnare il corpo verso un equilibrio perduto. Di ricostruire ponti, non barricate.

E allora, anziché chiederci:

“Cosa c’è di sbagliato in me?”

iniziamo a chiederci:

“Cosa sta cercando di proteggere il mio corpo? Cosa vuole dirmi?”

La guarigione inizia qui. Nel rispetto. Nella fiducia. Nell’ascolto.

🍎
Patrizia Coffaro

08/04/2025

Vorrei rivedere mia madre giovane
stendere il bucato in balcone
e dirle che il sole
le sta benissimo addosso
che è come una canzone
di cui non ricordo il titolo
ma che mi fa innamorare
ogni volta che l’ascolto.

Vorrei sentirmi libero almeno una volta
come quelle sere d’estate
in cui il cielo sembra dirti
che sei esattamente
dove devi essere
che va tutto bene
e devi solo lasciarti andare.

Vorrei saper perdonare il tempo
per tutte le volte che passa veloce
portandomi via qualcosa
insegnargli che certe cose
hanno bisogno di restare più a lungo
di farsi abitudine, di diventare casa
prima di essere portate altrove.

Vorrei che qualcuno mi spiegasse
perché la nostalgia torna sempre di notte
perché certe mancanze
non guariscono mai del tutto
e come fanno certe persone
a mancarti anche quando sono ancora lì
sedute proprio accanto a te.

Vorrei tornare bambino
solo per ricordarmi come si fa
a fidarsi del mondo
ad appoggiarsi sulle spalle di qualcuno
senza aver paura di pesare troppo
e capire com’era bello
quando sapevo piangere
senza nascondermi da nessuno.

Vorrei, alla fine di tutto
poter guardare indietro
e scoprire di aver vissuto
come un fuoco silenzioso
senza fare rumore
ma lasciando dietro di me
abbastanza luce
da indicare la strada
a chi si è perso nel buio.

Vorrei poter pensare, almeno per un attimo
che ci sia tutto il tempo del mondo
che tutto possa ancora essere
che ogni piccolo miracolo
possa ancora, accadere.

Voglio una Vita a Colori !
03/03/2025

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