03/02/2021
CINQUE PUNTI PER TUTTI I GENITORI CHE SI INTERROGANO SU QUALE EDUCAZIONE DIGITALE SERVE AI LORO FIGLI
In questo post, provo a lanciare una proposta che potrebbe cambiare radicalmente il modo in cui noi genitori gestiamo l’ingresso delle tecnologie nella vita dei nostri figli. E’ un post che fa proposte concrete, dà indicazione preciso e vi chiedo di leggerlo con calma, solo se avete cinque minuti a disposizione e potete prestarvi la giusta attenzione.
In questi giorni sento da più parti invocare l’importanza dell’educazione digitale. Cosa sacrosanta. Ma viene sempre accostata al fatto che bisogna fornirla ai figli e agli studenti mentre stanno già gestendo una vita online, con uno smartphone o un tablet di proprietà. Come dire che si frequenta la scuola guida dopo aver già avuto in gestione autonoma un’automobile. Ho ribadito dopo i recenti fatti di cronaca che hanno davvero sconvolto noi genitori, che c’è una correlazione tra età precoce in cui si possiede uno smartphone personale e entità dei comportamenti a rischio nei quali ci si può trovare coinvolti, come vittime oppure come autori. Per prevenire il rischio online occorre un solido “allenamento” alla vita online da parte del mondo adulto verso i giovanissimi. Ma questo allenamento dovrebbe precedere il possesso e l’uso autonomo dello strumento. Si usa spesso la parola “accompagnare” un minore nella vita online: è anch’essa una parola sacrosanta. Ma per accompagnare il minore io devo sempre sapere dove, come, quando, con chi quell’accompagnamento ha luogo. Condizione resa possibile, nell’online, solo dall’eventualità che il minore si renda “accompagnabile” in ciò che fa e sperimenta nella sua vita virtuale. Quindi, per riassumere la questione vi propongo cinque punti, per me imprescindibili, che rendono l’educazione digitale qualcosa di realmente preventivo, utile, efficace e non un “palliativo” invocato per non cambiare niente dello “status quo” spesso subito da noi genitori a seguito di un marketing strategico pressante che ha “sdoganato” l’idea che anche i bambini devono/possono avere un cellulare, tanto basta che la famiglia sia responsabile nel gestirne l’uso che ne fanno, cosa rivelatasi per la stragrande maggioranza un’impresa impossibile.
1. I GENITORI DEVONO STABILIRE NEL LORO PROGETTO EDUCATIVO L’ETA’ AL DI SOTTO DELLA QUALE PENSANO CHE PER IL PROPRIO FIGLIO SIA MEGLIO NON POSSEDERE UNO SMARTPHONE PERSONALE
2. PRIMA DI QUELL’ETA’ (E NON DOPO) LE AGENZIE EDUCATIVE (SIA FAMIGLIA CHE SCUOLA) FORNISCONO AI MINORI COMPETENZE E CONOSCENZE RELATIVE ALLA PREVENZIONE DI TUTTO CIO’ CHE NEL WEB Può TRASFORMARSI IN RISCHIO CONCLAMATO
3. PRIMA CHE UN MINORE POSSIEDA IL PROPRIO SMARTPHONE PERSONALE, POTRA’ “ALLENARSI” ALLA VITA ONLINE UTILIZZANDO UN “DEVICE” DI FAMIGLIA, GESTITO DAGLI ADULTI, IN CUI E’ POSSIBILE SUPERVISIONARE (E NON SPIARE) CHE USO NE FA, SIA IN TERMINI QUALITATIVI CHE QUANTITATIVI
4. AL MOMENTO DELLA CONSEGNA DELLO SMARTPHONE PERSONALE, IL GENITORE DEFINISCE CON IL PROPRIO FIGLIO LE REGOLE D’USO DELLO STESSO, FORNENDOGLI ASPETTATIVE CHIARE SU QUALI SONO I PRINCIPI CHE LE ISPIRANO E I LIMITI CHE NON DEVONO ESSERE OLTREPASSATI, TUTTI ASPETTI CHE PER IL MINORE RISULTERANNO COMPRENSIBILI PERCHE’ AFFRONTATI NEL PERCORSO DI EDUCAZIONE DIGITALE E PERCHE’ SPERIMENTATI NEL PERIODO DI APPRENDISTATO FAMIGLIARE
5. NEL PRIMO ANNO DI UTILIZZO AUTONOMO DEL PROPRIO SMARTPHONE, ADULTI E MINORI PERIODICAMENTE SI SIEDONO UNO A FIANCO DELL’ALTRO E VERIFICANO INSIEME COME STANNO ANDANDO LE COSE. AL CONTEMPO, LE AGENZIE EDUCATIVE DEL TERRITORIO (SCUOLA E ASSOCIAZIONI SPORTIVE) CONTINUANO A PROPORRE A RAGAZZI E RAGAZZE ATTIVITA’ DI EDUCAZIONE DIGITALE, NON SOLO A SCOPO PREVENTIVO MA ANCHE PER RENDERLI SEMPRE PIU’ ATTIVI E PROTAGONISTI ALL’INTERNO DI UN TERRITORIO DOVE E’ IMPORTANTE CHE LORO SIANO SEMPRE PiU’ CAPACI DI PRODURRE E CONTROLLARE I MESSAGGI CHE RICEVONO E I CONTENUTI IN CUI VOGLIONO COINVOLGERSI.
Ecco, mi verrebbe da dire che questi cinque punti sono imprescindibili per dare senso all’educazione digitale, che non può essere qualcosa che viene dopo “la messa in atto dell’esperienza” ma che deve precederla, per poter essere efficace. E siccome siamo tutti convinti che la complessità e i rischi della vita online sono molteplici, variegati, a volte così estremi da risultare impensabili a noi adulti, è cosa auspicabile che l’educazione digitale si estenda su un tempo di crescita significativo e diventi un elemento che genera consapevolezza in tutta la società e nella comunità educante rispetto a quanto valida sia l’ipotesi di ritardare l’accesso all’uso autonomo di un device personale solo al termine della preadolescenza.
La prima consapevolezza che mi ha portato a stendere questo manifesto è quella che l’educazione di un minore, almeno fino al termine della preadolescenza, deve preservare in tutti i modi possibili, il suo diritto (e bisogno) di avere accesso privilegiato ad esperienze, relazioni, apprendimenti nella vita reale, in presenza con i suoi coetanei e gli adulti di riferimento.
Credo che sia necessario condividere questo documento con più genitori, educatori e docenti possibile, per renderlo una base su cui sviluppare future riflessioni e proposte operative. Se potete commentatelo e fatelo arrivare a più persone possibili.