22/10/2025
LA PARAMITA O VIRTU MENTALE DELLA PAZIENZA
"La pazienza è una delle virtù essenziali coltivate nella pratica buddhista. La pazienza (sanscrito: ksanti; pali: khanti) è una delle sei (o dieci) perfezioni mentali, o paramita che i bodhisattvas si impegnano a sviluppare ed è fondamentale per il raggiungimento del loro cammino spirituale. E' considerata l'antidoto alla rabbia e all'avversione, cause di sofferenza che, insieme all'attaccamento, costituiscono i Tre veleni mentali che, nel Buddhismo, si insegna che oscurino il naturale Risveglio. Coltivare la pazienza è solitamente correlato alla pratica della consapevolezza e della meditazione, aiutando i praticanti a essere più abili nel gestire le risposte emotive alle difficoltà.
Il Buddhismo sottolinea il valore della pazienza in una varietà di contesti, tra cui:
- pazienza con la sofferenza
ovvero possiamo rispondere alla sofferenza senza agitarci o turbarci. L'idea è quella di coltivare un senso di equanimità verso la propria sofferenza e una comprensione della natura della sofferenza e dell'impermanenza di tutti i fenomeni. Il bodhisattva persevera attraverso e nonostante la sofferenza del samsara, senza vacillare nella sua convinzione di liberare tutti gli esseri senzienti da questa sofferenza;
- pazienza con gli altri
ovvero quando gli altri si comportano in modo dannoso, possiamo scegliere di mantenere la calma riflettendo sulla natura transitoria delle emozioni e sulla natura interdipendente di tutti gli esseri, e così non permettendo alla rabbia di prendere il sopravvento;
- pazienza con il Dharma
ovvero per rimanere sulla Via del Dharma è importante darsi del tempo e impegnarsi per comprendere gli insegnamenti del Buddha e le complessità del percorso verso il Risveglio.
Molto importante è anche comprendere che la pazienza non è passiva (come ben spiega Costanza Kassor “...Non c'è nulla di nobile nel tollerare silenziosamente la sofferenza (propria o altrui) senza impegnarsi attivamente per disfare le strutture che l'hanno causata in primo luogo. Sopportare passivamente situazioni dannose in nome della pazienza non è un atto compassionevole o virtuoso. Gli odiosi possessori di bastoni del mondo continueranno a infliggere danni e a perpetuare la sofferenza, a meno che non riusciamo a cambiare le strutture che permettono loro di causare quel danno e quella sofferenza in primo luogo. /NdT. : lo stesso vale per le proprie interiori emozioni afflittive personali)."
(- Tratto da articoli di Lion’s Roar; idem per l'immagine)
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