09/12/2025
Se avete due minuti, leggete questo post.
Dice molto sui nostri tempi, sul mercato e le sue strategie, ma dice molto anche sulla nostra visione e missione quotidiana.
Perché ciò che conta è avere (essere, nel caso della nostra farmacia) un punto di riferimento radicato nel territorio, dove ci sia accoglienza, attenzione e un rapporto umano di cura personalizzato sulla singola persona che entra dalla nostra porta.
È questo che ci guida nelle nostre giornate al vostro servizio 💚
QUANDO LE DI VENDONO E GLI INDIPENDENTI COMPRANO
Inghilterra, 2025. Il 71% delle farmacie messe in vendita appartiene a catene. Un anno fa la maggioranza erano indipendenti.
Cosa sta accadendo oltremanica?
Il rapporto di Hutchings Consultants racconta un’inversione di tendenza che dovrebbe farvi riflettere profondamente sul vostro modello di business.
Le grandi catene britanniche stanno dismettendo.
Non per difficoltà momentanee, ma perché il modello stesso mostra crepe strutturali. Nel frattempo, chi acquista? Farmacisti indipendenti che rappresentano il 44% delle transazioni concluse, seguiti da nuovi operatori al 29%.
Il mercato sta premiando chi crede nella farmacia territoriale, chi investe nella prossimità, chi scommette sulla relazione diretta con la comunità.
Mentre le catene cercano efficienza attraverso economie di scala, scoprano che nella sanità la standardizzazione ha limiti invalicabili. Ogni quartiere ha bisogni specifici, ogni comunità richiede risposte personalizzate, ogni paziente merita attenzione individuale. Elementi che nessun protocollo aziendale può replicare efficacemente su larga scala.
Guardate i numeri con attenzione. I “first-time buyers”, farmacisti che entrano per la prima volta nel mercato, rappresentano il 76% delle manifestazioni di interesse.
Persone che guardano alla farmacia non come commodity ma come professione, non come punto vendita ma come presidio sanitario. Stanno investendo proprio mentre le catene si ritirano.
L’avviamento medio è calato leggermente, segno che il mercato sta riprezzando il valore delle farmacie. Ma questo non è necessariamente negativo per chi ha visione strategica. Significa che chi investe oggi può acquisire asset a condizioni più favorevoli, a patto di avere un progetto solido, una strategia chiara, una capacità di generare valore attraverso servizi e professionalità.
La lezione inglese parla chiaro: il gigantismo non garantisce successo nella farmacia territoriale.
La capillarità senza identità locale diventa debolezza. L’efficienza operativa senza relazione umana perde significato. Le catene britanniche stanno scoprendo che nella sanità di prossimità la dimensione ottimale non è necessariamente quella massima.
E mentre questo accade, voi farmacisti italiani cosa fate? Continuate a guardare con invidia ai modelli aggregativi pensando che siano la soluzione? O cominciate a valorizzare ciò che rappresenta la vostra vera forza competitiva: la capacità di essere radicati nel territorio, riconosciuti dalla comunità, capaci di adattare servizi e spazi alle esigenze specifiche del vostro bacino?
La farmacia che vince non è quella più grande, è quella più significativa per chi la frequenta. Quella dove lo spazio racconta professionalità, dove il layout facilita consulenze approfondite, dove ogni dettaglio architettonico comunica attenzione alla persona.