Giovanni Callegari - Psicoterapeuta Psicoanalista

Giovanni Callegari - Psicoterapeuta Psicoanalista Psicoterapeuta e psicoanalista laureato in Psicologia dell'Età Evolutiva. Ricevo a Torino, a Villa Franca d'Asti e online.

24/08/2024

dobbiamo dire che l'analista è una persona che ha attraversato nella propria vita, a partire dall'infanzia, eventi tali per cui, questi percorsi, dopo, avendo scelto di fare un'analisi personale, ha avuto modo, di collocare, elaborare una serie di circostanze e concomitanze di fattori per cui quell'analisi lì, a quel soggetto lì, lo ha collocato nel posto dell'analista, ha iniziato (ma vi erano presupposti antichi) a funzionare come analista. Certo molti i chiamati e pochi gli eletti, nel senso che molti soggetti hanno vissuto le stesse esperienze ma qualcuno le ha elaborate in un senso, diciamo, formativo (le ha messe in forma) altri in altre direzioni. Voglio dire che diviene analista non quella persona che vuole, fortissimamente vuole, diventarlo ma colui che, in qualche misura lo è sempre stato e che inevitabilmente ha intrapreso strade che lo hanno collocato in quella funzione, siano esse strade istituzionali che strade fuori del tutto dalle istituzioni.

12/08/2024

Come si diviene psicoanalista? Niente di più semplice, ci si laurea in medicina o in psicologia, ci si iscrive in una scuola di specializzazione in psicoterapia (qualsiasi indirizzo) e dopo quattro anni, con l'autorizzazione all'esercizio della psicoterapia puoi fare TUTTO quello che inizia con psi. Compreso lo psicoanalista anche se non hai fatto un'analisi personale ammettendo che la scuola psicoterapeutica scelta sia di altro indirizzo. Si può essere psicoanalisti senza una analisi personale? Certo che no. Si può essere psicoanalisti dopo un tempo di formazione predeterminato? (quattro anni)? Certo che no. Si può essere psicoanalisti perchè ci si è laureati? Certo che no.
Si puo essere psicoanalisti perche si è studiato Freud e altri padri della psicoanalisi? Certo che no. Si può essere psicoanalisti dopo una lunga analisi personale? Non obbligatoriamente, non tutti coloro che hanno fatto lunghe analisi sono divenuti analisti. Allora chi diventa analista?, uno dei miei maestri risponderebbe : "Chi".
Chi lo sa? Lo sà "chi". Sempre che per "chi" s'intenda l'inconscio
Continua.......più avanti

29/09/2021

PARANOIA
Che la paranoia esista non c’è alcun dubbio e non perché lo dicono i manuali di psichiatria o il DSM ma è rilevabile nel sociale quando lo studente uccide i suoi compagni di università o quando l’impiegato uccide o tende a far del male ai colleghi di lavoro, quando chi è in debito uccide chi le ha imprestato i soldi.
Le dinamiche psichiche della paranoia sono evidenti e possono essere riassunte nel: io ti amo, tu non mi ami, tu mi odi, io ti odio. E’ sostanzialmente una proiezione all’esterno della propria aggressività e del proprio timore di essere scoperti nell’odiare l’altro.
Che esista una percentuale di paranoia e di fobia (per certi versi simile alla paranoia) nella popolazione di ogni nazione è rilevabile dalle statistiche psichiatriche e dagli interventi degli psicoterapeuti.
Quanto è difficile aiutare un paranoico! Se gli dai ragione vai in sovra determinazione psichica e rischi di farlo passare all’atto (per lo più offensivo verso il supposto nemico), se le dai torto sei anche tu il nemico o un rappresentante del nemico e si rischia di vedersi ostracizzato o denunciati come persecutori. Quindi siamo impotenti? No, la psicoanalisi ha un’arma efficace nell’interpretazione.
L’interpretazione non è mettere etichette ai soggetti ma bensì rilevare che il soggetto è intrappolato dalla dicotomia: o con me o contro di me come se non potesse più uscire da questo circolo vizioso. Non può accettare una visione diversa del problema che non sia in questi termini binari, o con me o contro di me. Interpretare significa porre il soggetto a visitare il suo pensiero immobilizzato in quel tranello.
Cosa succede quando la paranoia viene in contatto con l’attuale pandemia? La trasversalità della paranoia che colpisce tutte le classi sociali non vede l’ora di poter dare nome e cognome al proprio disagio psichico e, in tutti i casi, trova la sua psicoterapia, la sua cura nel rilevare che socialmente moltissimi soggetti la pensano paranoicamente come lui o lei. Come si è detto, però, quando si conferma la paranoia, il paranoico, puà passare all’atto doloso. Il dire che tutti questi no vax sono paranoici è come aumentare le loro difese e costringerli a documentare che hanno pienamente ragione, anche con il loro sacrificio (perdita del posto di lavoro, perdita economica).
Allora ecco la difficoltà, se li avvalli passano all’atto violento, se mandi loro incontro la polizia, li confermi nella loro credenza di essere perseguitati. Socialmente non si hanno armi concettuali per poter interve**re sulle masse. Solo un rapporto individuale potrebbe, con l’ausilio della psicoanalisi, farci qualcosa, far star bene il soggetto, farle vedere la sua convenienza a togliersi dal pensiero immobile del con me o contro di me.
Callegari Giovanni
Mi pregio, di seguito, di ospitare due pensieri dei colleghi, amici, sull’argomento:

Che interessante lo spunto della convenienza proprio su argomenti così attuali!
Per provare a precisare il termine “interpretare”riporto la definizione tratta dal vocabolario Treccani “Intendere e spiegare nel suo vero significato (o in quello che si ritiene sia il significato giusto o più probabile) il pensiero d’uno scritto o d’un discorso il cui senso sia oscuro o dia luogo a dubbi”
La psicoanalisi, in quanto trattamento di cura, si siede accanto, in posizione di ascolto e favorisce la personale interpretazione del soggetto, con l’attenzione di chi non intende muovere nulla che non voglia o possa essere mosso, perlomeno in quel momento.
Una volta individuato il sintomo, a volte è esemplarmente espresso, non dispone ad un altrettanto esemplare contrattacco. Ben si sa, Freud lo ha dimostrato, la cura non avviene in linea retta, ciascun soggetto ha tempi, modi, risorse e competenze proprie che decide di mettere a disposizione di se soltanto in un certo momento.
“Io so che tu pensi” come motto indica una ferma posizione. Non vale il contrasto, che culmina in guerra, vale la possibilità di ribaltare un pensiero omicida passando dal suo consenso.
Flavia Giacometti

“Interpretare” per lo psicoanalista significa lavorare affinché il paziente possa giungere a mettere in luce a se stesso la propria problematica.
Sei tu (paziente) che puoi arrivare a mettere in luce il tuo inconscio, non è un lavoro che può avve**re su un’oggetto: se tu sei soggetto!
Come dice Callegari sei tu soggetto che puoi giungere a visitare il tranello in cui ti sei cacciato!
Ancora se la via della paranoia, che giustamente indica Callegari, è: io ti amo, tu non mi ami, tu mi odi, io ti odio.
La via della salute è: io potrei amarti se tu potessi lavorare per trovare la tua strada per uscire dall’odio - che è quell’idea di amore dove in amore mi mento (innamoramento)- e ritrovarci all’appuntamento.
Possiamo solamente spostarci dal pensiero immobile ed indicare il bivio con diversi accorgimenti affinché ciascuno possa ritrovare qualche indizio transferale che lo convinca al lavoro: degli agganci!
Maggiori saranno le segnalazioni al bivio e maggiori saranno le possibilità di cambiamento: buon lavoro a ciascuno!

Giancarlo Gramaglia

21/09/2021

CHI E’ IL CRIMINALE AFFETTIVO.
Ma cosa fare se una cattiva gestione della rabbia avvelena la tua vita, così come quella del tuo partner? Purtroppo anticipare un comportamento criminale è veramente difficile; ma i segnali d’allarme di una futura relazione d’abuso sono già presenti durante la fase del corteggiamento. Bisogna imparare a riconoscerli. Se la prevaricazione inizia già nelle prime fasi del rapporto, è molto probabile che prosegua durante la convivenza o il matrimonio. E una volta verificata la prima aggressione fisica, è probabile che la cosa si ripeta, e anzi registri una progressione in gravità con il passare del tempo. In casi come questi sii consapevole che non puoi cambiare il comportamento del tuo partner, sarebbe un errore gravissimo. Non ammalarti della sindrome della crocerossina, non cedere al motto “io ti salverò”; ti porterà a subire offese, umiliazioni e percosse, nella speranza di un amore che non arriverà mai, un un amore “presunto”. Fissati invece nella mente due principi fondamentali: il primo recita che non ha senso continuare un rapporto dominato dalla paura; il secondo che hai il diritto di scegliere come vivere. Fermati, apri gli occhi, e se identifichi nel tuo corteggiatore tre o più caratteristiche che di seguito troverai descritte, sappi che è il caso di chiudere la tua storia. Prima che sia troppo tardi. Cominciamo con la gelosia: all’inizio del vostro rapporto, ti racconterà che la gelosia è un segno di amore; ma la gelosia per lui non ha nulla a che fare con l’amore, ma solo con il suo bisogno di possesso e la mancanza di fiducia. Ti farà problemi su come gli altri ti avvicinano e ti parlano, ti accuserà di flirtare con tutti, sarà geloso del tempo che passerai con la tua famiglia o gli amici. Le descrizioni tengono conto del dato statistico, con il partner aggressivo di sesso maschile, mentre la vittima è una ragazza o una donna; ciò non esclude, anche se più raramente, che i ruoli possano invertirsi.
Man mano che la sua gelosia peggiorerà, ti chiamerà più volte al giorno, arriverà a sorvegliarti dovunque tu sia, senza avvertirti e in modo inaspettato. Ti creerà problemi anche per andare al lavoro, nel dubbio tu possa intendertela con qualcuno; verificherà il contachilometri della tua auto, e chiederà ai vostri amici di controllarti e di riferirgli ogni cosa. Accanto alla gelosia, cercherà di controllarti in ogni modo; in un primo momento proverà a convincerti che il suo comportamento dimostra che è preoccupato per la tua sicurezza. Ma presto si arrabbierà se solo arriverai in ritardo a un appuntamento, pretendendo ogni dettaglio sul perché lo hai fatto aspettare. Col peggiorare della situazione, non ti permetterà di prendere decisioni nemmeno sul tuo modo di vestire, e pretenderà di insegnarti quale comportamento tenere e come presentarti. Una costante in molte situazioni di abuso, caratterizzate da rabbia e aggressività, è poi l’accelerazione impressa al rapporto; non è raro che tra il primo appuntamento e la convivenza o il matrimonio passino meno di sei mesi. La sua fretta è sostenuta da affermazioni come “Non mi è mai successa una cosa simile. Sei l’unica persona con cui vorrei vivere.”. E se provi a frenare, a chiedere tempo, lui farà di tutto per farti sentire in colpa. Insieme alla fretta, ci sono le aspettative irrealistiche, la convinzione che tu soddisferai ogni suo bisogno, che sarai una compagna perfetta, una moglie perfetta. “Se mi ami, io sono tutto ciò di cui hai bisogno, e tu sei tutto ciò di cui io ho bisogno”. Ancor meno rassicurante è l’isolamento, il suo tentativo di alienarvi da ogni rapporto affettivo e sociale; nel caso dei familiari, sosterrà ad esempio che è arrivato il momento di tagliare il cordone ombelicale. Naturalmente, aggiungerà, è solo per il tuo bene. Un’altra caratteristica che devi guardare con grande sospetto, è poi la sua tendenza ad attribuire agli altri la colpa di ogni cosa; se non trova lavoro è perché non capiscono le sue doti, se viene licenziato, è perché qualcuno lo ha preso di mira per favorire un suo protetto, se commette un errore, dipende solo dal tuo intervento che lo ha distratto. L’ipersensibilità lo porta a inalberarsi, a vivere qualunque commento, anche il più comune, come un attacco personale. Sbraita per cose che fanno parte della vita di ogni giorno, e oltre a dirti cose spiacevoli, tenta costantemente di degradarti e di rimproverarti per quanto sei incapace. Può arrivare a svegliarti in piena notte urlandoti male parole, o impedirti di andare a dormire senza prima averti aggredito verbalmente. E’ incapace di gestire una frustrazione sessuale o emotiva senza offendersi, arrabbiarsi o chiudersi in sé. Legato all’ipersensibilità, ma ancor più disorientante, è il suo atteggiamento da Dr Jekyll e Mr Hide, fatto di repentini cambi d’umore, del passaggio da gentile a irascibile nel giro di pochi minuti. Oltre agli insulti, nelle discussioni ricorre spesso alla minaccia. “Se continui ti prendo a schiaffi”, oppure “Se ti vedo ancora a parlare con quel tizio, ti ammazzo”, sono espressioni che usa abitualmente, e che altrettanto abitualmente giustifica come fossero abituali modi di comunicare tra persone che si amano. Il passaggio successivo alle minacce, durante un confronto, è quello di sb****re porte, rompere oggetti, prendere a pugni un tavolo, scagliarti addosso piatti e suppellettili; ma non basta, ed ecco allora le spinte, le strette, ad accompagnare frasi come “Adesso mi stai a sentire”, e ad impedire che ti allontani. A questo punto, se già non lo hai fatto, sarebbe il caso di chiederti dov’è finita quella persona che all’inizio della vostra storia ti appariva così affascinante, capace di dire solo le cose giuste, rispecchiando le tue speranze, i tuoi desideri e i tuoi sogni. Anche a letto, dove all’inizio sembrava così attento alle tue esigenze, dolce e delicato davanti alle tue incertezze, rispettoso del tuo pudore, si è trasformato in un altro uomo; sono bastate poche settimane, o pochi mesi, per mostrare quanto invece l’eccesso di aggressività, o modalità disturbate siano dominanti, e poco importa quanto vi sentiate a disagio; possono poi mettere il muso o arrabbiarsi per manipolare e ottenere la vostra complicità sessuale Hai già raccolto parecchi indizi, e altri ne avrai se proverai a indagare la sua storia. Ci troverai facilmente un passato di aggressioni nei confronti delle precedenti partner, con giustificazioni del tipo “Se le è meritate”. Un uomo facile alla rabbia e alla prevaricazioni, lo è in tutte le relazioni in atto da un minimo di tempo. Per questo ha pochissimi amici, e un lungo elenco di rapporti fallimentari alle spalle. Non è facile che te ne parli, ma potresti ve**re a conoscenza di particolari drammatici della sua infanzia, situazioni di abuso psicologico o fisico di cui è stato vittima, oppure traumi da separazione e abbandono; e crescendo è diventato a sua volta facile alla violenza, verso sé stesso e verso gli altri. Non è raro che utilizzi alcol e sostanze, come amfetamine, ma anche oppiacei e cocaina, droghe capaci di causargli drammatici cambiamenti di umore e precipitarlo in crisi di rabbia. In assenza di una franca malattia psichiatrica, potrai scoprire che la sua mente è popolata da credenze strane o bizzarre, da superstizioni, dagli estremismi di un fanatismo politico o religioso, da fantasie dove la violenza è erotizzata.
Argomenti certamente interessanti per un dibattito. Ma nel frattempo, se temi d’esserti coinvolto in una storia pericolosa, fatti queste semplici domande: Ti sei ritrovata spesso a “coprirlo”, facendolo apparire migliore di quanto sia in realtà? Ti ha mai umiliato in pubblico? Ti sei mai sentita soffocata da lui? Nello stare insieme a lui, hai l’impressione che la tua autostima si stia sgretolando? La vostra relazione sta danneggiando altri aspetti della tua vita? Hai la sensazione quasi fisica che le cose stiano andando in modo sbagliato? Hai spesso il desiderio che tutto sparisca?
Se la risposta a queste domande è un “si”, abbandonalo il più in fretta possibile; non sarà semplice, ma di una cosa puoi star certa: con il passare del tempo sarà sempre più complicato e difficile.
Perché, comunque arriviamo a rapportarci con simili persone? Perché entrare in una relazione che potremmo definire tossica? Come per tutte le droghe, per tutti i prodotti che alterano il nostro essere quotidiano, esse, le droghe, ci fanno stare illusoriamente bene, ci apportano un malinteso senso di benessere. Sappiamo tutti dell’ebbrezza dell’alcool, degli effetti della cannabis, e, dichiarati da chi ne ha fatto uso, degli pseudo stati di benessere dati da eroina e cocaina. Mentre sappiamo tutto su questi prodotti, poco si è ricercato sugli effetti pseudo buoni che derivano da un criminale affettivo.
Allora proviamo a descrivere il cosiddetto buono che ne deriva dall’incontro col nostro “prodotto”. Molte sensazioni positive e inebrianti. Si occupa solo di me, sono importantissima per lui, mi fa sentire l’unica donna al mondo, finalmente qualcuno che mi ascolta, che mi vede anche in come mi vesto, sono talmente importante che non vede l’ora di mettersi con me, di convivere, di sposarmi. Vuole un figlio da me, mi fa sentire una fonte di piacere e di benessere per lui/lei.
Non è poco, ci saranno anche altre e molteplici cose che ciascuno può sentire come uno stato di nirvana quando siamo insieme con queste persone, quasi da non credere che esistesse una persona così. Con tutte queste cose come possiamo biasimare la vittima? Sfido chiunque a resistere a queste lusinghe d’amore, a queste trappole che s’innestano su un sociale, e sui singoli talmente privi di affetto e talmente desideranti un affetto ancestrale, fusionale, materno, persone che non si sono mai staccati dall’idea di poter nuovamente vivere un rapporto intrauterino, in simbiosi con un altro completamente dedito a me. Dimenticando che quel tipo di rapporto paga il prezzo dell’inesistenza, del non esserci come individuo a sé stante, di mancanza di una propria vita autonoma. Mancanza di vita, tante donne hanno pagato questo prezzo nell’illusione di un amore “eterno”, e lo pagano ancora.
Callegari Giovanni

06/08/2021

Lavoro, economia, felicità
Il concetto di mercato, che sarebbe un insieme di regole, come le imprese, le banche, le famiglie, limita le dottrine economiche, psicologiche, le limita nella città statuale, dello stato, mentre il concetto di mercato deve estendersi ai rapporti. E' questa la via dello studio della Economia, felicità: l'importo aggiuntivo, quello che farebbe crescere la felicità và ricercato nei rapporti che il soggetto riesce a mettere in piedi, non dagli oggetti che riesce a recuperare. Le domande e le offerte debbono incontrarsi. Esiste il mercato delle idee: ampio e gratuito. Ogni incontro, ogni occasione di scambio diventa mercato dove si offre e si ricevono (a saperle cogliere) beni, parole, e tanto altro. Le idee, bisogna, per averle, per incontrarle che ci sia un appuntamento. Proviamo a pensarla così, andare in un negozio, semplicemente è andare ad un appuntamento, andare al mercato, in qualche ufficio, ad una funzione (i cattolici sanno da tempo che andare in chiesa è un appuntamento). L’invito a cena è anch’esso un appuntamento dove è difficile distinguere la domanda dall’offerta. Anzi qualsiasi appuntamento pone la difficoltà di distinguere tra domanda e offerta. Possiamo dire che in ogni offerta c’è un po’ di domanda e in ogni domanda c’è un po’ di offerta. A noi importa che uno inizi, che ci sia un soggetto che inizia un lavoro ed è questa la domanda: chi è quello che inizia?
La domanda è l’iniziativa: il lavoro che faccio perché un altro mi porti soddisfazione. Me lo propizio, me lo auspico e quindi due forme: uno che inizia (domanda), l’altro prosegue e conclude. L’offerta può essere l’intero universo, l’altro è rappresentante della possibilità di realizzazione.
La domanda rappresenta la quantità di merce che sono disponibile ad acquistare. L’offerta è la quantità di merce che sono disposto a vendere, a cedere. Il prezzo, nella nostra economia malata, è dato dalla necessità di vendere tutto il prodotto, mentre invece, potrebbe essere il punto d’incontro tra offerta e domanda. L’economia limita l’appuntamento nel determinare il prezzo, è questo è segno di malattia, infatti la psicopatologia riduce al prezzo e non considera l’appuntamento o meglio non fa dell’appuntamento la centralità del suo moto. Il bivio tra patologia e sanità si pone nella direzione “I beni sono scarsi” (malati), “ I beni sono infiniti” determinano la (sanità). La scarsità quindi è l’invidia e l’avarizia, mentre la ricchezza è data dalla psicologia, dell'infinita possibilità dell’universo economico. Le aspettative (che ormai sono fondamentali in economia), sono: “quello che succede il giorno dopo”, per l’Economia malata è matematica, per l’uomo sano è la soddisfazione col partner.
Giovanni Callegari.
Commenti: 0

A quanti interessati
26/04/2021

A quanti interessati

Incontri con... - Seminario LFLP 2020/2021 "La famiglia tra servitù affetti ed eredità" - "Tra lignaggio e archetipo: la figura del padre nella traccia famil...

Interessante
21/03/2021

Interessante

Seminario LFLP 2020/2021 "La famiglia tra servitù affetti ed eredità" - "Il ruolo della famiglia nello sviluppo del bambino", intervento di Annalisa Zacchett...

A quanti interessati
07/01/2021

A quanti interessati

16/11/2020

Indirizzo

Via Sant’Elena 28
Villafranca D'Asti
14018

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Giovanni Callegari - Psicoterapeuta Psicoanalista pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Contatta Lo Studio

Invia un messaggio a Giovanni Callegari - Psicoterapeuta Psicoanalista:

Condividi

Share on Facebook Share on Twitter Share on LinkedIn
Share on Pinterest Share on Reddit Share via Email
Share on WhatsApp Share on Instagram Share on Telegram

Digitare

CHI SONO

Mi chiamo Giovanni Callegari e uno psicoterapeuta psicoanalista.

Sono laureato in Psicologia dell’età evolutiva.

Oltre all’esercizio dell’attività terapeutica, sono anche consulente e supervisore della Cooperativa Il Sentiero di Milano nelle Case di Accoglienza per donne maltrattate, anche con figli, di Casale Monferrato, Zorlesco, Cavenago e Lecco.

Dal 2014 Giudice Onorario del Tribunale dei Minori di Torino sino al 2017 poi CTU presso il Tribunale per i minorenni di Torino. Nel 2017 accetto di essere psicoterapeuta di detenuti al carcere di Bollate di condannati per femminicidio.