18/11/2025
CRITICITA’ PER LE VITTIME CHE DENUNCIANO LE VIOLENZE
Uno Studio condotto da Shazia Choudry e Daniela Rodriguez Gutierrez, intitolato "La risposta della giustizia familiare agli abusi domestici", evidenzia un problema diffuso nei sistemi giudiziari di diversi Paesi (tra cui Italia, Inghilterra e Galles, Francia, Spagna e Bosnia). La ricerca, realizzata in Italia con la collaborazione della rete D.i.Re (Donne in Rete contro la violenza), rivela che la giustizia familiare spesso non riesce a proteggere efficacemente donne e bambini sopravvissuti alla violenza domestica, arrivando talvolta ad acuire il trauma.
Giudici, avvocati e consulenti tecnici tendono a inquadrare gli abusi domestici come semplici "conflitti tra ex partner", minimizzando la gravità degli atti di violenza. Sempre più spesso la violenza viene definita come "storica" (legata al passato della coppia) e ritenuta irrilevante ai fini delle decisioni sull'affidamento dei figli, non tenendo conto che la violenza è un modello di controllo coercitivo che continua a influire sulla genitorialità e sulla sicurezza.
C'è una percezione diffusa, e statisticamente infondata, che le "false accuse" siano frequenti e strategiche. Questo porta a ignorare o sminuire le testimonianze delle sopravvissute. In tal maniera il sistema, con le sue richieste e dinamiche, può diventare uno strumento nelle mani del maltrattante per esercitare controllo e potere sulla ex partner e sui figli. Se la donna non si conforma alle richieste, può rischiare l'inversione del collocamento o l'allontanamento del figlio.
In sintesi, lo studio sottolinea che, per molte donne, lasciare un partner violento non conclude la battaglia, ma le introduce in un nuovo e difficile "labirinto": quello della giustizia familiare. Il rischio maggiore è che i bambini vengano costretti al contatto con il genitore violento, anche quando gli elementi a tutela suggerirebbero prudenza, con conseguente esposizione a ulteriore trauma e rischio.