Dottoressa Lucci Gloria

Dottoressa Lucci Gloria Psicologa Clinica. Psicodiagnosta clinica e forense. Psicologa in ambito giuridico.

Buongiorno ✍️
05/11/2025

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"Il potere terapeutico del ridere: quando l’umorismo diventa cura"Nella pratica clinica e nella vita quotidiana, spesso ...
15/10/2025

"Il potere terapeutico del ridere: quando l’umorismo diventa cura"

Nella pratica clinica e nella vita quotidiana, spesso ci dimentichiamo che ridere è una delle forme più semplici e potenti di autoregolazione emotiva. Eppure, il riso non è solo un’espressione di allegria: è un vero e proprio strumento psicologico, capace di ridurre lo stress, migliorare le relazioni e promuovere benessere mentale.

*Ridere: un atto profondamente umano*

Dal punto di vista psicologico, il riso è un comportamento sociale e relazionale. Ridere insieme agli altri crea connessione, abbassa le difese e favorisce un clima di fiducia. Non a caso, l’umorismo è spesso presente nei momenti di maggiore intimità e condivisione emotiva.
Il cervello, quando ridiamo, rilascia endorfine e dopamina, sostanze legate al piacere e al senso di appagamento. Si abbassano i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, e il corpo entra in uno stato di rilassamento naturale.

"L’umorismo in psicologia"

L’umorismo è stato oggetto di interesse per molti psicologi, da Freud a Martin. Freud lo considerava una via di scarica delle tensioni interiori, una forma di liberazione psichica. Oggi, nella psicologia positiva, viene riconosciuto come una “forza del carattere”: la capacità di saper vedere il lato comico o leggero delle situazioni difficili aiuta a mantenere una prospettiva più flessibile e resiliente.

In terapia, l’umorismo – quando usato con sensibilità – può diventare un prezioso alleato. Aiuta a rompere il ghiaccio, a normalizzare le emozioni e a favorire la consapevolezza di sé. Ridere insieme, anche brevemente, può aprire uno spazio di autenticità e fiducia tra terapeuta e paziente.

*Ridere fa bene (anche al corpo)*

Le ricerche confermano che il riso rafforza il sistema immunitario, migliora la circolazione e favorisce un migliore equilibrio ormonale. È un “farmaco naturale” senza effetti collaterali, che sostiene il benessere globale mente-corpo.

Non si tratta di negare le difficoltà o di “ridere a tutti i costi”, ma di concedersi la possibilità di alleggerire. Ridere non cancella il dolore, ma lo rende più sopportabile.

"Un invito a coltivare l’umorismo"

Nel mio lavoro, spesso ricordo ai pazienti che il sorriso non è superficialità, ma forza. Saper ridere di sé, delle proprie imperfezioni e dei piccoli inciampi quotidiani significa accettarsi di più.

Ridere, in fondo, è un atto di fiducia nella vita. È dire a sé stessi: “Posso stare bene anche qui, anche adesso”.

Dottoressa Lucci Gloria


"L’importanza della comunicazione nelle relazioni"La comunicazione è il filo invisibile che ci unisce agli altri. Non ri...
21/09/2025

"L’importanza della comunicazione nelle relazioni"

La comunicazione è il filo invisibile che ci unisce agli altri. Non riguarda solo le parole che pronunciamo, ma anche i silenzi, i gesti, lo sguardo e il tono della voce. Attraverso la comunicazione esprimiamo bisogni, emozioni, pensieri e, soprattutto, costruiamo legami.

Spesso diamo per scontato il “saper comunicare”, ma in realtà è una competenza che richiede consapevolezza. Non basta parlare: serve ascoltare, comprendere e mettersi nei panni dell’altro. Una comunicazione efficace nasce dall’equilibrio tra espressione autentica di sé e rispetto dell’altro.

Quando la comunicazione è chiara e rispettosa:

1) riduce i malintesi;

2) rafforza la fiducia;

3) favorisce la collaborazione;

4) permette di affrontare i conflitti senza distruggere la relazione.

Al contrario, una comunicazione POCO consapevole può generare frustrazione, distanze emotive e incomprensioni che, nel tempo, minano il rapporto con noi stessi e con chi ci circonda.

Prendersi cura della comunicazione significa, in fondo, prendersi cura delle relazioni. È un invito a rallentare, a scegliere le parole, a prestare attenzione al linguaggio non verbale e ad ascoltare in profondità.

💡 Un piccolo esercizio quotidiano:

la prossima volta che parli con qualcuno, prova a chiederti non solo “cosa voglio dire?”, ma anche “come mi sento mentre lo dico?” e “cosa mi sta comunicando l’altro, oltre alle parole?”.

"La comunicazione autentica non è un’abilità innata, ma una strada che si percorre con esercizio, apertura e presenza."

Dottoressa Lucci Gloria

"Il trauma: ferite invisibili che chiedono ascolto"Quando parliamo di trauma, non ci riferiamo solo a eventi catastrofic...
06/09/2025

"Il trauma: ferite invisibili che chiedono ascolto"

Quando parliamo di trauma, non ci riferiamo solo a eventi catastrofici o straordinari. Il trauma può nascere da esperienze che hanno superato la capacità di una persona di farvi fronte, lasciando un’impronta duratura sul corpo e sulla mente.

"Cos’è il trauma psicologico"

Il trauma è una ferita psichica che interrompe il senso di sicurezza, di continuità e di fiducia nell’ambiente e in sé stessi. Non conta solo “ciò che è accaduto”, ma anche come l’individuo ha vissuto e percepito quell’esperienza. Ciò che per qualcuno può risultare tollerabile, per altri può diventare un vissuto traumatico.

"Tipologie di trauma"

- Trauma acuto: legato a un singolo evento improvviso (un incidente, una perdita, una violenza).

- Trauma complesso: conseguenza di esperienze ripetute e prolungate nel tempo (abusi, trascuratezza, violenza domestica).

- Microtraumi relazionali: ferite sottili, spesso quotidiane, che minano progressivamente l’autostima e il senso di valore personale.

"Come si manifesta"

Il trauma non “vive solo nella memoria”: spesso si manifesta nel corpo e nel comportamento. Alcuni segnali possono includere:

1) ipervigilanza e stati d’ansia;

2) flashback, incubi, pensieri intrusivi;

3) difficoltà nelle relazioni e nella regolazione emotiva;

4) sintomi somatici (stanchezza cronica, tensioni muscolari, dolori diffusi).

"La strada della cura"

Il percorso di elaborazione del trauma non è mai immediato, ma è possibile. Attraverso un intervento psicologico mirato, si può:

* ricostruire un senso di sicurezza;

* integrare l’esperienza traumatica nella propria storia;

* recuperare la fiducia in sé e negli altri;

* riappropriarsi di risorse personali e progettualità.

Rifletti..........
Il trauma può segnare profondamente, ma non definisce chi siamo. Con il giusto supporto psicologico e relazionale, le ferite possono diventare cicatrici che raccontano resilienza e possibilità di rinascita.

Dottoressa Lucci Gloria

24/08/2025

"ORGANO BERSAGLIO IN PSICOLOGIA"Il concetto di “organo bersaglio” nasce dalla psicosomatica e indica come specifici orga...
20/08/2025

"ORGANO BERSAGLIO IN PSICOLOGIA"

Il concetto di “organo bersaglio” nasce dalla psicosomatica e indica come specifici organi o sistemi corporei possano essere particolarmente vulnerabili all’influenza di fattori psicologici. Stress, emozioni intense o conflitti irrisolti non restano confinati alla sfera mentale: possono manifestarsi attraverso sintomi fisici, a volte cronici, colpendo organi specifici. Riconoscere questo legame è fondamentale per una psicologia integrata, in cui prevenzione e trattamento non si limitano alla mente ma considerano l’intero organismo.

Origini del concetto

Il termine ha radici nella medicina psicosomatica del XX secolo, in cui autori come Franz Alexander studiavano la correlazione tra tratti psicologici e malattie organiche. Alexander osservava che certi schemi emotivi – ad esempio la repressione dell’ira o l’ansia costante – tendevano a manifestarsi in organi specifici, come il cuore, l’apparato digerente o la pelle. Questi organi diventano, appunto, “bersaglio” delle tensioni emotive.

Meccanismi psicologici e fisiologici

Il collegamento mente-corpo passa attraverso diversi sistemi biologici:

Sistema neuroendocrino: lo stress cronico attiva l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), aumentando la produzione di cortisolo, che può influenzare cuore, intestino e sistema immunitario.

Sistema autonomo: ansia e paura possono causare tachicardia, ipertensione o disturbi gastrointestinali.

Influenza immunitaria: emozioni prolungate e stress possono alterare la risposta immunitaria, aumentando la suscettibilità a infezioni o infiammazioni croniche.

Gli organi più frequentemente coinvolti includono:

- Cuore e sistema cardiovascolare: collegati a stress e ansia cronica.

- Apparato digerente: associato a conflitti emotivi, ansia e depressione.

- Pelle e mucose: riflettono tensioni emotive e traumi psicologici.

- Sistema muscoloscheletrico: dolore cronico e rigidità possono derivare da stress prolungato.

Applicazioni cliniche

Per lo psicologo, identificare l’organo bersaglio è utile per:

- Valutazione integrata: comprendere il legame tra sintomi fisici e fattori psicologici.

- Intervento terapeutico: tecniche come mindfulness, terapia cognitivo-comportamentale e biofeedback aiutano a ridurre l’impatto dello stress sull’organismo.

- Prevenzione: strategie di gestione dello stress possono proteggere gli organi più vulnerabili, riducendo il rischio di manifestazioni somatiche croniche.

Prospettive future

La ricerca contemporanea invita a uno studio più approfondito dei meccanismi mente-corpo, con approcci longitudinali e multidisciplinari. L’integrazione tra psicologia, medicina e neuroscienze apre la strada a interventi preventivi più mirati, capaci di tutelare la salute organica senza trascurare il benessere psicologico.

Conclusione

L’organo bersaglio rappresenta un punto di contatto tra mente e corpo: un concetto che invita psicologi e medici a guardare oltre i sintomi, comprendendo le radici emotive dei disturbi fisici. Una pratica clinica attenta a questi legami può migliorare la qualità della vita, ridurre la cronicità delle malattie e promuovere un benessere integrato.

Dottoressa Lucci Gloria

"Sfide estive e cervello adolescente: perché i ragazzi rischiano (anche con le scottature)"Negli ultimi anni si sono dif...
16/08/2025

"Sfide estive e cervello adolescente: perché i ragazzi rischiano (anche con le scottature)"

Negli ultimi anni si sono diffuse tra i giovani alcune sfide estive, tra cui quelle che riguardano le scottature solari: gare informali o video condivisi sui social in cui si mostra chi riesce a resistere più a lungo al sole, o chi riporta il segno dell’abbronzatura più evidente. Per un adulto queste pratiche possono sembrare assurde, ma per comprendere perché gli adolescenti vi partecipino è utile osservare come funziona il loro cervello.

"Il cervello in sviluppo"

Durante l’adolescenza, il cervello è ancora in piena fase di maturazione. In particolare:

- Il sistema limbico, legato alle emozioni e alla ricerca di gratificazione, è molto attivo;

- La corteccia prefrontale, che regola il pensiero critico e la capacità di valutare i rischi, si sviluppa più tardi (fino ai 25 anni circa).

Questo squilibrio porta i ragazzi a dare priorità all’immediato piacere e al riconoscimento sociale, piuttosto che alla valutazione dei pericoli a lungo termine (come i danni cutanei o il rischio di melanoma).

*Il ruolo del gruppo e dei social*

Nell’adolescenza il gruppo dei pari ha un potere enorme: sentirsi accettati e parte di una comunità è spesso più importante della sicurezza personale. Le sfide estive diventano quindi un modo per:

- dimostrare coraggio (“resisto al dolore o al fastidio”);

- guadagnare visibilità attraverso i social;

- rafforzare l’identità in un’età in cui il senso di sé è ancora fragile.

*Dolore e cervello*

Un aspetto curioso riguarda la percezione del dolore: gli adolescenti possono sottovalutarlo o viverlo quasi come una prova di resistenza. Inoltre, quando un’esperienza dolorosa è legata a una ricompensa sociale (like, approvazione, appartenenza al gruppo), il cervello rilascia dopamina, che rafforza l’associazione positiva con la sfida, rendendo più probabile ripeterla.

"Cosa possiamo fare come adulti"

Invece di ridicolizzare queste pratiche o liquidarle come “stupidaggini”, è più utile:

- educare alla consapevolezza dei rischi con un linguaggio concreto e vicino alla loro realtà;

- offrire alternative di sfida sane (sport, attività di gruppo, esperienze avventurose ma sicure);

- favorire il dialogo, affinché i ragazzi sentano che le loro motivazioni vengono ascoltate, non solo giudicate.

👉 Le sfide estive come quella delle scottature ci ricordano che l’adolescenza è un periodo in cui il bisogno di appartenenza e di sperimentazione può prevalere sulla razionalità. Conoscere i meccanismi cerebrali che lo spiegano aiuta genitori, insegnanti e professionisti della salute a promuovere percorsi di crescita più consapevoli.

Dottoressa Lucci Gloria

Ferragosto non è solo un giorno d’estate, ma un invito a fermarsi, respirare e ricordare che la vera vacanza è dentro di...
15/08/2025

Ferragosto non è solo un giorno d’estate, ma un invito a fermarsi, respirare e ricordare che la vera vacanza è dentro di noi........

Auguro un sereno ferragosto a tutti Voi 🥂

Dottoressa Lucci Gloria

“Non è pigrizia: il blocco invisibile del cambiamento”Molte persone etichettano sé stesse come “pigre” o vengono percepi...
14/08/2025

“Non è pigrizia: il blocco invisibile del cambiamento”

Molte persone etichettano sé stesse come “pigre” o vengono percepite così da chi le circonda. In realtà, in psicologia la pigrizia raramente è ciò che sembra. Quello che appare come mancanza di volontà è spesso il sintomo visibile di dinamiche interiori complesse.

L’inattività può essere il risultato di un calo energetico tipico di stati depressivi, di un evitamento alimentato dall’ansia, di un vuoto motivazionale dovuto all’assenza di obiettivi significativi, oppure di un meccanismo di auto-protezione dalla paura di fallire. In questi casi, non si tratta di una semplice indisposizione ad agire, ma di una strategia — spesso inconscia — per mantenere un equilibrio emotivo percepito come più sicuro.

Attribuire l’immobilità alla pigrizia rischia di rinforzare un giudizio morale che blocca ulteriormente la persona. Il lavoro psicologico consiste nel ridefinire questa etichetta, esplorare i fattori sottostanti e restituire un significato più funzionale all’esperienza.

L’intervento terapeutico può trarre beneficio dall’uso di micro-obiettivi concreti, dalla psicoeducazione sui meccanismi della motivazione e dall’esplorazione dei valori personali. Tecniche come la mindfulness, l’Acceptance and Commitment Therapy e la behavioral activation possono aiutare a interrompere il circolo vizioso tra inattività e abbassamento dell’umore, restituendo al paziente la possibilità di agire in modo intenzionale.

Alla fine, il punto centrale non è “come smettere di essere pigri”, ma come trasformare un blocco paralizzante in un movimento carico di senso. Perché, in psicologia, la pigrizia spesso non è altro che un segnale che la mente ci invia per dirci che qualcosa, dentro, merita di essere guardato.

Dottoressa Lucci Gloria

"Sonno e Salute Mentale: un legame inscindibile"Il sonno non è semplicemente una pausa tra una giornata e l’altra: è un ...
13/08/2025

"Sonno e Salute Mentale: un legame inscindibile"

Il sonno non è semplicemente una pausa tra una giornata e l’altra: è un processo biologico complesso e vitale, durante il quale il cervello e il corpo compiono operazioni di manutenzione fondamentali per l’equilibrio emotivo e cognitivo. Negli ultimi anni, la ricerca ha chiarito quanto il sonno sia strettamente legato alla salute mentale, influenzando la regolazione delle emozioni, la resilienza allo stress e persino il rischio di sviluppare disturbi psicologici.

*Perché il sonno è cruciale per il benessere psicologico*

Durante il sonno, soprattutto nelle fasi NREM profondo e REM:

- Si consolidano le memorie e si rielaborano le esperienze emotive della giornata;

- Si riequilibrano i neurotrasmettitori, come serotonina e dopamina, fondamentali per l’umore;

- Si riduce l’attivazione dell’amigdala, la struttura cerebrale legata alle reazioni di paura e ansia, favorendo una risposta emotiva più stabile.

Un sonno insufficiente o frammentato altera questi processi, portando a irritabilità, calo della concentrazione e maggiore vulnerabilità agli stati ansiosi e depressivi.

"L’insonnia è uno dei sintomi più frequenti nei disturbi d’ansia e depressivi, ma può anche precedere la loro insorgenza."

"Le conseguenze della privazione di sonno sulla mente"

Anche brevi periodi di sonno ridotto possono:

- Aumentare la reattività emotiva e lo stress percepito;

- Ridurre la capacità di problem solving e il pensiero creativo;

- Peggiorare la regolazione dell’appetito, con impatto indiretto sull’umore attraverso alterazioni metaboliche.

*Strategie per migliorare il sonno e proteggere la salute mentale*

1. Igiene del sonno: orari regolari, ambiente silenzioso, riduzione della luce blu la sera;

2. Routine rilassanti: lettura, meditazione o respirazione diaframmatica prima di dormire;

3. Attività fisica moderata: preferibilmente nelle ore diurne, per favorire la qualità del sonno;

4. Gestione dello stress: tecniche di mindfulness o psicoterapia per ridurre ruminazioni notturne.

"Conclusione"

Dormire bene non è un lusso, ma un pilastro della salute mentale. Un sonno di qualità è uno degli strumenti più potenti per mantenere equilibrio emotivo, lucidità mentale e resilienza psicologica. Nella pratica clinica, considerare il sonno come parte integrante del percorso terapeutico significa agire su una delle basi stesse del benessere.

Dottoressa Lucci Gloria

"Quando l'estate pesa: comprendere la Depressione Estiva"L’estate è spesso associata a vacanze, spensieratezza e giornat...
05/08/2025

"Quando l'estate pesa: comprendere la Depressione Estiva"

L’estate è spesso associata a vacanze, spensieratezza e giornate luminose. Tuttavia, non tutti vivono questo periodo con gioia. Per alcune persone, l’arrivo della bella stagione può coincidere con un aumento del malessere emotivo. Parliamo di depressione estiva, una forma meno conosciuta ma reale di disagio psicologico stagionale.

"Cos'è la depressione estiva?"

La depressione estiva è una variante del Disturbo Affettivo Stagionale (SAD), una forma di depressione che si manifesta in certi periodi dell’anno. Mentre la forma più comune si verifica in autunno/inverno, alcune persone sperimentano sintomi depressivi con l’arrivo dell’estate.

"Sintomi comuni"

- Irritabilità e agitazione;

- Ansia;

- Difficoltà a dormire (insonnia);

- Perdita di appetito;

- Sensazione di isolamento o estraneità;

- Calo dell'umore e della motivazione.

"Possibili cause....."

Le cause non sono ancora completamente chiare, ma tra i fattori più discussi troviamo:

- Alterazioni del ritmo circadiano dovute all’aumento delle ore di luce;

- Caldo eccessivo che può disturbare il sonno e aumentare il senso di spossatezza;

- Aspettative sociali legate all’estate (vacanze, corpo “perfetto”, socialità) che possono generare ansia e senso di inadeguatezza;

- Cambiamenti di routine, come la chiusura di scuole o attività lavorative, che rompono i consueti equilibri.

"Chi è più a rischio?"

- Persone con una storia di disturbi dell’umore

- Soggetti con difficoltà nella regolazione del sonno

- Adolescenti e giovani adulti

- Chi vive in ambienti molto caldi o caotici

"Strategie di prevenzione e supporto"

- Ascoltare il proprio corpo e riconoscere i segnali di disagio;

- Mantenere una routine regolare, anche durante le vacanze;

- Limitare l’esposizione al caldo intenso;

- Parlare con un professionista, specialmente se i sintomi persistono;

- Evitare il confronto sociale e le pressioni legate all’estate "perfetta".

"Conclusione"

La depressione estiva esiste e merita attenzione, anche se meno conosciuta rispetto ad altri disturbi stagionali. Sensibilizzare su questo tema è fondamentale per abbattere il senso di colpa e solitudine che spesso accompagna chi ne soffre.

"Chiedere aiuto non è mai fuori stagione!"

Dottoressa Lucci Gloria

"Pensieri negativi: natura, funzione e regolazione in ambito clinico"I pensieri negativi sono contenuti mentali di tipo ...
01/08/2025

"Pensieri negativi: natura, funzione e regolazione in ambito clinico"

I pensieri negativi sono contenuti mentali di tipo automatico, ricorrente e spesso distorsivo, che possono influenzare profondamente il benessere psicologico dell’individuo. In psicoterapia, essi rappresentano spesso il punto di partenza per comprendere il disagio soggettivo e intervenire sui pattern cognitivi disfunzionali. Sebbene possano avere una funzione adattiva in alcune situazioni (es. anticipazione del pericolo), la loro persistenza e rigidità può contribuire allo sviluppo e mantenimento di diversi disturbi psicologici.

I pensieri negativi possono essere classificati secondo diversi criteri:

- Automatici: emergono spontaneamente in risposta a stimoli interni o esterni.

- Distorsivi: rispecchiano errori di pensiero, come il catastrofismo, la generalizzazione e il pensiero dicotomico.

- Ricorrenti e intrusivi: spesso presenti nei disturbi d’ansia e nel disturbo ossessivo-compulsivo.

- Rumeggianti: tipici della depressione, caratterizzati da ruminazione passiva su eventi negativi.

"Funzione psicologica dei pensieri negativi"

Non tutti i pensieri negativi sono maladattivi. In termini evolutivi, l’anticipazione del pericolo ha una funzione protettiva. Tuttavia, quando tali pensieri diventano cronici, eccessivi o scollegati dal contesto, possono compromettere il funzionamento adattivo e contribuire alla sofferenza psicologica. Il modello di Beck (1976) sottolinea il ruolo degli schemi cognitivi disfunzionali che alimentano i pensieri negativi automatici.

"Psicopatologia"

Numerosi studi confermano il legame tra pensieri negativi e sintomi clinici:

- Disturbo depressivo maggiore: prevalenza di autosvalutazioni, ruminazione e visione negativa del futuro.

- Disturbo d’ansia generalizzato: pensieri catastrofici e anticipatori.

- Disturbo ossessivo-compulsivo: pensieri intrusivi con contenuto egodistonico.

- Disturbi di personalità: pensieri negativi cronici e rigidi associati a schemi interpersonali disfunzionali.

Le terapie cognitive e comportamentali hanno sviluppato diverse strategie efficaci per la gestione dei pensieri negativi.

Un’adeguata valutazione dei pensieri negativi è fondamentale per una formulazione del caso accurata. La psicoeducazione su questi contenuti cognitivi permette al paziente di comprendere la loro origine, funzione e modificabilità. Intervenire sui pensieri negativi significa agire in profondità sul nucleo del funzionamento psicologico, favorendo un cambiamento duraturo.

I pensieri negativi rappresentano una componente essenziale nel funzionamento cognitivo-emotivo dell’essere umano.

Dottoressa Lucci Gloria

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Via Vetoio 60 (Di Fronte L'Università Dell'Aquila-Palazzo Inail)
L'Aquila
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