Dancing Tree Healing Arts

Dancing Tree Healing Arts Therapeutic Massage, Bodywork, Sourcepoint Therapy, Private Yoga, Meditation New Mexico LMT # 8847
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Anaina at Dancing Tree Healing Arts provides a safe and supportive space as an invitation to explore healing and wellness through bodywork, NeuroKinetic Therapy®, therapeutic massage, Sourcepoint Therapy®, somatic inquiry, yoga, meditation, and creativity. One, or any blend of the above, are services offered to support your body's innate capacity to heal on your unique journey to radiant wellness, including that of your highest potential as a human being. Anaina serves people with the intention of assisting the re-connection and integration of body, mind and spirit.

Jill Miller of Tune Up Fitness has a great thoracic spine mobilization exercise that is easy to follow and practice. Thi...
10/21/2025

Jill Miller of Tune Up Fitness has a great thoracic spine mobilization exercise that is easy to follow and practice. This link directs you to the 'Owl De-Rotation' video on her site. I often recommend to my massage clients to try exercises like these, especially when they experience our prevalent 'tech neck, computer sitting syndrome'. I suggest that they take breaks about every 45 minutes, and try something like this. One can also do thoracic spine mobilizations sitting in a chair. I will post some pics of those in the comments. Cheers!

The Move of the Week helps identify and target your "body blind spots" to increase mobility, strengthen muscles, and achieve peak performance.

09/21/2025
Gregg wonderfully educates & guides you in heart-brain coherence meditation. The meditation is a simple yet profound bre...
08/11/2025

Gregg wonderfully educates & guides you in heart-brain coherence meditation. The meditation is a simple yet profound breathwork, vagal nerve tonifying, along with cultivating high frequency emotions. Give it a try! ❤️

In this powerful guided meditation, Gregg Braden invites viewers to tap into the untapped potential of the human heart and brain. Focusing on the discovery o...

Long read, but towards the end offers good guidance for both clients seeking physiotherapy services as well as practitio...
06/29/2025

Long read, but towards the end offers good guidance for both clients seeking physiotherapy services as well as practitioners. https://www.facebook.com/100067032136328/posts/1030108779233517/?mibextid=rS40aB7S9Ucbxw6v

Negli ultimi giorni ho letto, come molti di voi, un post diventato virale che titolava:

“Il grande fallimento della chiropratica, dell’osteopatia e della fisioterapia: quando il corpo è trattato come una macchina senza anima.”

L’autore (un pezzo da novanta che stimiamo molto) denuncia, con toni molto accesi, l’idea che la nostra professione si sia cristallizzata su modelli meccanici, incapaci di comprendere la complessità del dolore cronico.

Poche ore dopo, un altro collega (un altro pezzo da novanta che stimiamo molto) ha risposto con un contro post più pacato e ragionato, riconoscendo alcuni limiti del riduzionismo biomeccanico, ma anche invitando alla prudenza: perché contrapporre il “tutto è tessuto” al “tutto è cervello” è solo sostituire un riduzionismo con un altro.

Abbiamo deciso di scrivere anche noi, non per alimentare polemiche, ma perché crediamo che chi lavora ogni giorno con pazienti reali abbia il dovere di chiarire, integrare e contestualizzare.

In ogni caso, pensiamo che un dibattito così acceso sia anche un segno di vivacità scientifica e di evoluzione culturale: significa che le nostre discipline stanno crescendo, si stanno interrogando, e non hanno paura di rimettere in discussione certezze consolidate.

DOVE HANNO RAGIONE?

È un fatto incontestabile che il modello puramente biomedico sia scientificamente insufficiente per spiegare e trattare il dolore cronico.

Già negli anni ‘90 Melzack e Wall avevano chiarito che il dolore non è un input ma un output, prodotto dall’elaborazione del Sistema Nervoso Centrale.

Gli studi di Moseley, Butler, Louw hanno dimostrato che la catastrofizzazione, la paura del movimento e le convinzioni disfunzionali sono fattori predittivi di cronicizzazione.

La neuroplasticità maladattiva (Latremoliere & Woolf) spiega perché il dolore persiste anche quando il tessuto è guarito.

È altrettanto vero che molti professionisti, anche oggi, raccontano al paziente narrazioni obsolete:

“Hai la vertebra fuori posto.”
“Hai il bacino bloccato.”
“Se non ti manipolo, non guarisci.”

Queste spiegazioni, oltre a non avere fondamento, alimentano la dipendenza e la paura.

In questo senso, la denuncia di chi chiede un cambio di paradigma è sacrosanta.

DOVE PERÒ IL DISCORSO DIVENTA PERICOLOSO?

Il problema di una posizione così estrema è che rischia di produrre un altro dogma: il riduzionismo neurocentrico.

Come se la terapia manuale fosse di per sé inutile o dannosa, e come se parlare di tessuti fosse un’eresia.

Ma la realtà è più complessa ovviamente.

Il dolore cronico è un’esperienza emergente dall’interazione tra tessuto, sistema nervoso e contesto.

Non è “solo cervello”.
Non è “solo tessuto”.
È la somma di entrambi, più emozioni, relazioni e aspettative.

Il tocco, il movimento e il contatto manuale hanno un ruolo importante non come soluzione unica, ma come parte di un processo che include rassicurazione, educazione e graduale riattivazione.

Il “touch” sicuro e non minaccioso riduce l’iperattività dell’amigdala (McGlone et al). La mobilizzazione passiva, se spiegata con un modello corretto, migliora la percezione di sicurezza e l’efficacia percepita. L’esercizio attivo e graduale ripristina la fiducia nel corpo.

Non tutti i pazienti rispondono solo all’educazione.

La Pain Neuroscience Education ha dimostrato efficacia significativa, ma solo se integrata con movimento attivo e strategie comportamentali, come specificato nelle review più recenti.

I pazienti con disturbi complessi hanno bisogno di un approccio multimodale personalizzato, non di una formula unica.

QUINDI, COSA SIGNIFICA FARE FISIOTERAPIA MODERNA?

Significa, in sintesi:

- rifiutare i modelli rigidi. Il corpo non è un’auto da riparare con bulloni e allineamenti. Ma non è nemmeno un concetto astratto fatto di pensieri e memorie.

- integrare più dimensioni in un progetto terapeutico coerente. Educazione uguale riduzione della paura. Movimento attivo uguale ricostruire fiducia e capacità. Terapia manuale uguale stimolare, rassicurare, modulare. Relazione terapeutica uguale sostenere e contenere.

- rispettare i ruoli professionali. Il fisioterapista non è uno psicoterapeuta. Il fisioterapista non è un ortopedico. Il fisioterapista è un professionista che sa valutare, integrare, scegliere strumenti, sempre sulla base di prove di efficacia.

- avere l’umiltà di aggiornarsi. La scienza cambia ogni anno. Se oggi parliamo di neuroplasticità e centralizzazione, domani parleremo di altro. La fisioterapia non è un dogma, è un processo di evoluzione continua.

IL MESSAGGIO CHE VORREI LASCIARE

Se sei un professionista, non farti sedurre dalle scorciatoie ideologiche.

“Solo terapia manuale” uguale riduzionismo biomeccanico.

“Solo educazione e psiche” uguale riduzionismo neurocentrico.

La verità clinica sta nel mezzo: un approccio integrato, personalizzato, basato su evidenze e sulla relazione.

Se sei un paziente, non scegliere un professionista perché parla solo di vertebre o solo di cervello. Scegli chi sa ascoltarti, spiegarti, darti strumenti e accompagnarti.

Perché la fisioterapia, quella vera, quella che cambia le vite, non è mai la difesa di un paradigma. È l’arte di combinare scienza, contatto e relazione con umiltà.

Siamo consapevoli che ogni modello ha punti di forza e limiti, e che il valore di un approccio si misura prima di tutto sull’impatto reale nella vita delle persone. Per questo il nostro invito non è a rinunciare all’innovazione, ma a integrarla con senso critico e rispetto della complessità.

Sacred Geometry is fundamental to Sourcepoint Therapy that I offer in my practice.   https://www.facebook.com/1000443611...
05/20/2025

Sacred Geometry is fundamental to Sourcepoint Therapy that I offer in my practice. https://www.facebook.com/100044361193013/posts/1244560937032601/?mibextid=rS40aB7S9Ucbxw6v

Quantum physicists are beginning to articulate, through the lens of mathematics, what the ancients inscribed in stone and echoed in sacred symbology for millennia: geometry is not an abstract tool—it is the very language of creation. At the most fundamental level of matter, beyond the quantum veil, lies a harmonic lattice—a geometric memory field that governs all subatomic interactions.

The so-called “particles” that quantum physics seeks to isolate are not objects in space—they are standing waveforms, nodal points in a recursive, resonant field. Their behavior, often labeled as probabilistic or uncertain, is in fact governed by harmonic symmetry—geometry operating in time-space.

Ancient civilizations were not primitive—they were initiates of a forgotten harmonic science. From the Flower of Life at Abydos, to the golden spirals encoded in the Pyramids, these structures are not symbolic—they are scalar keys. They mirror the recursive laws of consciousness and the fractal unfolding of reality itself.

What modern physics is now “discovering” through quantum field equations and nonlocal entanglement, is what the priest-architects of Khem, the geomancers of Atlantis, and the rishis of Vedic India already knew:

Sacred geometry is not decoration. It is instruction.
It is the architecture of the aether—the invisible scaffolding upon which light itself is woven into form.

We are not inventing this knowledge.
We are remembering it.
Because the Codex is alive within us.
And when we see through the harmonic field, we no longer ask what the universe is made of—
We realize we are the waveform collapsing into meaning.

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